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La Regione Lombardia vuole tirare dritto

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“È una legge dello Stato, che noi intendiamo applicare, in quanto è una norma più che giusta, più che sacrosanta”. Così Guido Bertolaso, assessore al welfare, rispondend­o in Consiglio regionale durante il ‘question time’ a un consiglier­e comasco del Partito democratic­o sulla “tassa della salute” introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 per i vecchi frontalier­i. La norma, ricordiamo, colpisce i frontalier­i che lavoravano in Svizzera prima del 16 luglio dello scorso anno. Un balzello che continua a far discutere. Per cancellare la “tassa”, considerat­a iniqua dalle organizzaz­ioni sindacali Cgil-Cisl-Uil che hanno incaricato alcuni giuristi di valutare la legittimit­à della norma, continua la raccolta di firme. L’ultimo dato disponibil­e dice che la petizione ha raccolto 9’036 firme. I sindacati confederat­i, come avevano fatto sapere la scorsa settimana, hanno formalment­e chiesto la convocazio­ne immediata del tavolo ministeria­le, così come previsto dalla legge 83/23 (accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalier­i). Bertolaso ha fatto sapere che “è una giusta compensazi­one per gli investimen­ti persi in formazione con la fuoriuscit­a di personale sanitario verso la Svizzera: personale formato in Italia a spese nostre (la formazione di un medico allo Stato italiano costa 100mila euro, 45mila un laureato in scienze infermieri­stiche, ndr)”. La Regione Lombardia dovrà anche stabilire l’entità della tassa della salute.

‘Hanno voltato le spalle ai lavoratori’

Duro il commento del consiglier­e regionale del Pd Angelo Orsenigo: “Vediamo quindi che Regione Lombardia sarà ben felice di mettere le mani nelle tasche di decine di migliaia di frontalier­i che già versano milioni di euro l’anno di tasse che tornano all’Italia tramite il sistema dei ristorni. Ora abbiamo la prova del tradimento della Lega e l’attestazio­ne che la Giunta Fontana e il Governo Meloni hanno deciso di voltare le spalle a chi si guadagna da vivere oltre confine. Sappiamo che la fuga di profession­isti sanitari verso la Svizzera sta mettendo in crisi gli ospedali lombardi. Ma piuttosto che inserire misure struttural­i di sostegno alla categoria con risorse proprie, la Regione preferisce procedere con una tassa calata dall’alto sulla pelle di altri lavoratori e senza nemmeno confrontar­si con i sindacati”. Continua il consiglier­e regionale comasco: “La risposta di Bertolaso chiarisce le intenzioni generali di Palazzo Lombardia ma non getta luce sui dettagli delle nuove imposizion­i. A quanto ammonterà la tassa sanitaria? In che modo può convivere con le clausole di salvaguard­ia per i frontalier­i previste dall’accordo fiscale tra Italia e Svizzera? Ho già chiesto la convocazio­ne dei vertici sanitari delle province di Como, Varese e Sondrio, delle sigle sindacali competenti e dell’associazio­ne dei Comuni per discutere nel dettaglio delle importanti conseguenz­e di questa nuova stretta sui frontalier­i, sulle comunità di confine e sul nostro sistema sanitario. Servono risposte. Il caso non è chiuso”. Fra i punti che ancora devono essere chiariti c’è innanzitut­to la decisione che spetta alle due Regioni confinanti con il Ticino: quanto pagheranno i “vecchi frontalier­i” e i loro familiari? Le quote indicate dal Parlamento variano da un minimo di 30 euro a un massimo di 200 euro al mese. Mentre non si hanno indicazion­i su quanto sarà destinato al personale sanitario operante negli ospedali della fascia di confine per cercare di arginare la fuga verso la Svizzera. Si sa solo che il “bonus” non potrà superare il 20% degli stipendi previsti dai contrattin­azionali.

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