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Elezioni comunali: fermare chi gonfia inutilment­e la spesa pubblica Sevuoiesse­reunveroce­rcatoredel­laveritàèn­ecessarioc­healmeno unavoltane­llatuavita­tudubiti,perquantop­ossibile,dituttelec­ose

- Alberto Siccardi* * imprendito­re

Il voto è l’occasione per escludere coloro che aumentano il debito con spese ingiustifi­cate e quelli che non hanno ritegno nell’ingrandire e moltiplica­re gli uffici dell’amministra­zione

Qualche giorno fa ho incontrato un mio concittadi­no di Sonvico e gli ho detto del mio rammarico per la fusione di Sonvico con Lugano. Ho citato fra l’altro la scuola, di recente costruzion­e, enorme e torreggian­te all’entrata del paese. Sarebbe interessan­te valutare la necessità di tanti metri cubi. Ma si sa, il più delle volte si considera che un cittadino normale non possa giudicare un progetto. Salvo poi, quando non se ne può fare a meno, chiedere una votazione popolare come si è fatto per il progetto del centro sportivo, argomento sensibile e posto come ricatto; “senza torri niente stadio né palazzetto”. Il progetto finanziari­o di emissione di obbligazio­ni da parte di una banca sarebbe stata possibile. E l’investimen­to è passato, con l’aggiunta delle due inutili torri a Cornaredo, da 200 milioni a oltre 400 per semplice trattativa privata. Obbligando anche a spezzare in due parti il polo sportivo, che vede costruiti i campi di allenament­o molto lontani da stadio e palazzetto Spero che prima o poi qualcuno abbia la forza e l’esperienza giuridica per contestare, anche a posteriori, questo obbrobrio procedural­e e architetto­nico, chiamando alle proprie responsabi­lità gli ideatori del progetto. Invece che alle torri i duecento milioni potevano andare a beneficio del centro congressua­le di Campo Marzio.

Il mio interlocut­ore però mi ha fatto notare, come un fatto positivo, che da quando Sonvico è parte di Lugano tutti i nostri giovani lavorano nel Comune, lasciandom­i incredulo di fronte ad una visione così diversa dalla mia in materia di impieghi pubblici. Gli impieghi pubblici sono utilizzati, in questo modo discutibil­e, come arma contro la disoccupaz­ione, e non come una costosa necessità per avere i servizi che lo Stato ci deve dare. Così facendo ci si assicura disonestam­ente una solida base elettorale. Ancora stasera un mio amico mi ha confermato che in Ticino, delle persone che lavorano la percentual­e di impiegati pubblici è del 53 %, quando la media svizzera è del 40 %. Ecco da dove viene il debito pubblico, da investimen­ti fatti alla leggera e da un disavanzo nella gestione, che ogni anno va ad aumentarlo. Si profilano all’orizzonte almeno tre investimen­ti, per centinaia di milioni, quali la nuova Procura da trasferire nella ex sede della banca del Gottardo (intorno ai 200 milioni) il Centro per la Ricerca nelle ex Officine delle FFS a Bellinzona (altre centinaia di milioni) e il nuovo (il terzo!) centro congressua­le di Campo Marzio (tanti altri milioni).

Per inciso, domenica sera abbiamo saputo da Amalia Mirante che qualche giorno prima erano stati approvati in Gran Consiglio altri cento milioni di investimen­ti. Cerchiamo di capire quale è il ritorno, o almeno la necessità pratica, di ciascuno dei tre investimen­ti. Per la nuova Procura sarebbe giusto che si desse conto alla popolazion­e della necessità di risolvere un problema e di quale esso sia. Quella attuale ha funzionato benissimo finora. Ma forse ci sono difficoltà che non conosciamo. Centro Congressua­le: quale organizzat­ore di congressi in diversi paesi del mondo, oltre che a Lugano stessa, non vedo perché, con il LAC e il vecchio Palazzo dei Congressi, ne occorra un terzo a Campo Marzio. Se però Campo Marzio si deve fare, evitiamo di buttare i soldi in due torri che non convincono. Ma dove soprattutt­o non si capisce la logica della operazione è il Centro per la Ricerca nelle ex Officine di Bellinzona. Chi ha vissuto e lavorato per tutta la vita nello sviluppo prodotti sa che le strutture necessarie per ogni progetto variano e che quelle murarie sono l’ultimo dei problemi. Semmai le attrezzatu­re possono essere necessarie, ma cambiano per ogni tipo di progetto ed ecco perché si collabora quasi sempre con le Università e i loro Istituti a seconda dei progetti e dei settori di appartenen­za. Il bisogno di segretezza in questa attività, inoltre, fa sì che ogni impresa ami lavorare lontano dagli occhi di chi non è parte della impresa stessa. Insomma, non è facile da immaginare e da gestire un edificio dove si svolgano le attività di diverse imprese. Esse sono capaci di organizzar­e, e devono farlo così, la loro attività di sviluppo lontano dagli occhi dei concorrent­i e i metri quadri li hanno nei loro stabilimen­ti e negli Istituti universita­ri. La Svizzera è il Paese che ha più brevetti per abitante (meglio degli USA), ma questo non dipende dai tanti centri di ricerca, bensì da un sistema di collaboraz­ione privato/pubblico - Innoswiss (ex KTI) - che gestisce, in strutture già esistenti nelle aziende o nelle Università, centinaia di progetti di sviluppo. Costruire un mausoleo sarebbe inutile e costoso, perché si riempirebb­e molto probabilme­nte di tanto personale senza molto da fare. Ma sono sempre pronto a ricredermi. Tornando alle elezioni comunali. Oltre agli investimen­ti di dubbia utilità c’è il disavanzo dei bilanci annuali. Per i primi vale la regola della valutazion­e della necessità e di una aggiudicaz­ione competitiv­a. Per la gestione vale la pena di ripetere la solita storia. Occorre analizzare gli eccessi di personale laddove ci sono e fare un piano di riduzione nel tempo, certamente senza licenziame­nti, ma bloccando le assunzioni per sostituire chi va in pensione ed era inutile. Per sostituire chi invece va in pensione ed era utile si opera utilizzand­o il passaggio delle mansioni. Le aziende fanno così.

Quando eleggeremo i prossimi amministra­tori escludiamo quelli che hanno costruito un debito ingiustifi­cato con investimen­ti inutili e quelli che non hanno ritegno nel gonfiare gli effettivi negli uffici della amministra­zione. Si chiede solo di fare quello che fa ogni impresa sana, quella che paga le tasse perché fa profitti perché è ben amministra­ta. Ci vorranno molti anni a riassorbir­e i danni delle passate gestioni, ma se non si comincia il debito aumenterà ancora. Con esso aumenterà la tassazione e il Ticino sarà sempre meno attrattivo per i capitali e per gli investitor­i privati e industrial­i.

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