Truffe telefoniche, condannato un 48enne
Inflitti 22 mesi sospesi e l’espulsione per cinque anni
Il modus operandi è quasi sempre lo stesso. Prima una chiamata al telefono dall’estero, nella quale si spaventa un anziano, poi qualcuno va a ritirare i valori dell’anziano per risolvere la questione. Alle Assise correzionali di Mendrisio in Lugano, in questa occasione alla sbarra c’era il «cavallino», come lo ha definito il procuratore pubblico Simone Barca . Il 48enne italiano colpevole di truffa aggravata ed entrata illegale ripetuta in Svizzera per aver ingannato con astuzia quattro persone anziane fra i 76 e gli 84 anni, è stato condannato dal giudice Marco Villa a 22 mesi sospesi per due anni ed espulsione dalla Svizzera per cinque anni. La pena inflitta è giunta da un accordo tra le parti, l’avvocata della difesa Maricia Dazzi e il procuratore pubblico. Nello specifico quattro anziani del Sottoceneri, fra il 31 marzo e il 19 maggio 2023, sono stati raggiunti telefonicamente da una complice polacca che faceva credere agli anziani della difficoltà nella quale si trovava un familiare e nella necessità di dover recuperare in tempi brevi un’ingente somma di denaro. In un secondo momento, ecco che entrava in scena il 48enne: il suo compito era quello di raggiungere le vittime sotto casa e prelevare i valori per un totale di poco meno 120mila franchi. Secondo quanto detto dall’imputato «il mio guadagno è stato di 8mila franchi. Soldi che ho usato per saldare debiti che avevo precedentemente accumulato».
Durante il processo l’avvocato Pierluigi Pasi, patrocinatore di una vittima, ha sostenuto quanto sia vile il gesto compiuto dall’italiano. «Il reato commesso è odioso perché le vittime sono sensibili e fragili». I telefonisti, fingendosi la figlia della pensionata, hanno detto di aver causato un incidente stradale e la morte di un bambino di tre anni. Per evitare una denuncia, la donna doveva quindi versare una cauzione a un uomo che si è finto un agente delle forze dell’ordine. «Cadendo nell’astuto inganno – continua Pasi –, ha consegnato i gioielli e ha ritirato i suoi soldi dal conto in banca», per un valore di 45mila franchi in gioielli e 20mila franchi in contanti. «Complice senza intenzione è stata anche la banca che, con una certa superficialità, ha consegnato tutti i soldi all’anziana. Allo sportello ha chiesto, con le lacrime agli occhi, se era possibile vedere il direttore, ma siccome era venerdì pomeriggio le è stato detto di no. La cassiera, forse inesperta, ha consegnato i soldi alla mia difesa, che ha infilato tutto in una busta». Per questa faccenda, precisa Pasi, l’anziana «ha subito un trauma che si porta dietro da allora». L’avvocata Dazzi ha invece sottolineato «la collaborazione nelle indagini» del 48enne: «I fatti, se non fosse stato per lui, sarebbero stati difficilmente appurabili». Dal canto suo il 48enne si è redento: «Chiedo scusa. Ora voglio tornare a essere un cittadino onesto».