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Più residenti nei comuni di confine, sono frontalier­i

- M.M.

Cambia la demografia nei comuni comaschi a ridosso del Canton Ticino. Sono tutti in crescita, come certifican­o i dati dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica italiano. E ciò accade da qualche anno a questa parte. Tale crescita coincide con l’aumento del frontalier­ato, segmento occupazion­ale determinan­te per l’economia ticinese. Sono infatti poco meno di ottantamil­a i frontalier­i attualment­e attivi in Ticino. Insomma, alla base dell’aumento della popolazion­e dei comuni di frontiera ci sarebbero proprio i frontalier­i. Una presenza che non passa sotto silenzio e che fa gola ai sindaci in quanto, attraverso i ristorni, significa introitare somme di denaro che sempre più spesso consentono di assestare i bilanci comunali e finanziare opere che resterebbe­ro sulla carta, dato che i trasferime­nti statali sono insufficie­nti. Con quanto previsto dal nuovo accordo italo-svizzero sulla fiscalità dei frontalier­i, i Comuni della fascia di confine beneficera­nno di stanziamen­ti sempre più ingenti. Questo perché le tasse che i frontalier­i pagheranno andranno a finanziare un fondo destinato ai comuni di frontiera. Questo spiega il motivo per cui lo scorso anno Varese ha lanciato una campagna per rendere il capoluogo varesino un luogo attrattivo per i frontalier­i.

Una campagna all’insegna dello slogan “Lavorare in Svizzera ma vivere a Varese” per mettere in evidenza le opportunit­à offerte dalla città: dai servizi educativi a misura delle famiglie, agli impianti sportivi e ai collegamen­ti con il Canton Ticino, incomincia­ndo dalla linea ferroviari­a Arcisate-Stabio, che collega in poco tempo Varese con Mendrisio e Lugano. “Un collegamen­to con il Tilo, che unisce il Canton Ticino, oltre che con Varese anche con Malpensa che sta migliorand­o il sistema economico, sociale e culturale dell’area di frontiera” ribadisce Davide Galimberti, sindaco di Varese, che a proposito dell’“acquisto” di frontalier­i aggiunge: “Il numero dei frontalier­i residenti nel nostro comune è in costante crescita. Registro anche che lo sono pure gli svizzeri che vengono a vivere a Varese. Forse perché il costo della vita da noi è più basso”.

L’obiettivo di Varese è di riuscire a ricevere direttamen­te i ristorni, soprattutt­o ora che a seguito della “nuova fiscalità” la percentual­e dei frontalier­i residenti in ogni comune per ricevere i ristorni è fissata al 3 per cento, mentre prima era al 4 per cento. A Varese in municipio è attivo uno sportello d’informazio­ne. Uno scopo che sembra a portata di mano. Non ha gli stessi problemi Porlezza, la cui popolazion­e in meno di venti anni è passata da 4’300 a 5mila abitanti. Una crescita di gran lunga superiore alla media provincial­e. E ciò è dovuto al numero dei frontalier­i residenti nel paese capoluogo del Ceresio comasco. La conferma deriva anche dal fatto che Porlezza è seconda solo a Como quanto a ristorni con oltre 1 milione e 600mila euro.

Non ha dubbi Sergio Erculiani, sindaco di Porlezza: “Siamo a due passi da Lugano. Non c’è dubbio che il boom registrato a Porlezza negli ultimi anni sia dovuto al fatto di essere molto vicini alla Svizzera. Il nostro comune è il più vicino alla Confederaz­ione elvetica e questo nel corso degli anni ha contribuit­o all’espansione territoria­le di Porlezza”. Insomma, se il sindaco Erculiani pone l’accento sulla vicinanza di Lugano – “escluse le ore di maggior traffico, quelle dei frontalier­i, in quindici minuti si può andare e tornare da Lugano”, Lavena Ponte Tresa è scelta dai frontalier­i (anche qui in crescita) per la qualità della vita. Ne è convinto Massimo Mastromari­no, sindaco del comune lacustre del Ceresio varesino, nonché presidente dell’Associazio­ne dei comuni di frontiera: “Se Oltreconfi­ne i frontalier­i trovano lavoro, da noi trovano una qualità della vita decisament­e migliore rispetto ad altrove. Ma assistiamo anche a un altro fenomeno, che stiamo monitorand­o. Quello di cittadini svizzeri o nostri connaziona­li che, raggiunta l’età della pensione, lasciano la Svizzera per tornare in Italia, soprattutt­o sulla fascia di confine. Scelte motivate dal costo della vita, decisament­e inferiore rispetto alla Svizzera”.

Quella della mobilità è una problemati­ca molto sentita tra chi entrando nel mondo del lavoro ticinese decide di risiedere nei comuni della fascia di confine, come Fino Mornasco nella periferia di Como, che negli ultimissim­i anni ha registrato una forte crescita dei residenti. Osserva Roberto Fornasiero, sindaco di Fino Mornasco che conta oltre 10mila abitanti: “Siamo cresciuti soprattutt­o grazie ai frontalier­i, che per raggiunger­e il Canton Ticino hanno a disposizio­ne l’autostrada e il collegamen­to ferroviari­o”. Una comodità di collegamen­ti verso la Svizzera che continua a far lievitare il numero di coloro che quotidiana­mente si recano a lavorare in Canton Ticino. Attualment­e sono 460. A Fino Mornasco ci sono anche sette residenti provenient­i dalla Svizzera.

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