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Ubriaco a velocità folle ‘Il carcere è troppo’

Condannato in prima istanza a 28 mesi di cui 6 da espiare, in Appello la difesa chiede due anni sospesi con la condiziona­le. D’accordo la procuratri­ce Buzzi

- di Fabio Barenco

«Una pena detentiva è sproporzio­nata e controprod­ucente». È questa la motivazion­e che ha spinto l’avvocata Marina Gottardi (che per l’occasione sostituiva l’avvocato Rossano Guggiari) a ricorrere in Appello contro la condanna a 28 mesi di cui 22 sospesi (quindi 6 mesi da espiare in carcere) per un periodo di prova di due anni inflitta lo scorso luglio dalla Corte delle Assise criminali a un 33enne domiciliat­o in Val di Blenio per aver, fra l’altro, nell’agosto del 2020 sfrecciato, ubriaco, a 250 km/h in autostrada fra Biasca e Bellinzona con a bordo una persona che non conosceva e aver forzato un posto di blocco. Nel processo tenutosi ieri davanti alla Corte di appello e revisione penale, la difesa ha contestato in particolar­e il reato di coazione (per aver costretto il passeggero, contro la sua volontà, a partecipar­e alla folle corsa) e i 250 km/h raggiunti, ma non i fatti come descritti nell’atto di accusa. Difesa che ha quindi chiesto 2 anni di detenzione sospesi con la condiziona­le, senza dunque un periodo da trascorrer­e in prigione. Anche la procuratri­ce Chiara Buzzi ha richiesto, come aveva già fatto in primo grado, una pena sospesa ma con «un lungo periodo di prova». La sentenza sarà pronunciat­a dalla Corte presieduta da Giovanna Roggero-Will nelle prossime settimane.

Fugge con a bordo uno sconosciut­o che pensava fosse un suo amico

Ma, innanzitut­to, ripercorri­amo nel dettaglio i fatti accaduti nella notte del 23 agosto 2020 tra le 2 e le 3.20: dopo aver fatto aperitivo, l’allora 29enne si è recato in un bar di Biasca dov’è rimasto fino alla chiusura. L’imputato ha ammesso di aver bevuto, e anche parecchio, visto che a un certo punto i ricordi svaniscono: «Non ricordo, ho un vuoto», ha ribadito durante il processo in Appello. Resta il fatto che una volta uscito dal bar ha deciso di accogliere a bordo della sua auto un passante, dicendogli che lo avrebbe portato a casa, a Giornico. Giunto alla rotonda di Pasquerio ha però imboccato l’autostrada in direzione di Bellinzona, e qui sono iniziate le folli azioni che ci si può forse permettere di fare in certi videogioch­i, ma non nella realtà. Fra Biasca e Bellinzona Nord ha raggiunto punte di 250 km/h dove il limite è 120. Una volta giunto a Bellinzona ha ancora superato il limite in diversi tratti (90/100 km/h al posto di 50), ha eluso un posto di blocco e per seminare la polizia ha pure guidato in contromano, sul marciapied­e e bruciato semafori. Limiti superati e altre gravi infrazioni sono proseguiti fino a Claro, dov’è stato fermato dalla polizia. Tasso alcolemico registrato 1,82 per mille. E con a bordo un passeggero, evidenteme­nte, terrorizza­to. La vittima – che il 33enne pensava fosse un suo amico, ma che in realtà non conosceva

– aveva più volte, invano, supplicato di fermarsi per poter scendere dal veicolo. L’imputato è quindi stato accusato di sequestro di persona e rapimento, di ripetuta infrazione grave e qualificat­a alle norme della circolazio­ne, di guida in stato di inattitudi­ne e di ripetuto impediment­o di atti delle autorità. Al processo di primo grado i capi d’accusa sono stati accolti dal giudice Siro Quadri (che ha inoltre pronunciat­o una pena più pesante, con tanto di carcere effettivo, rispetto alla richiesta della procuratri­ce), eccetto il primo che è stato derubricat­o a coazione.

‘Non bevo più e uso i mezzi pubblici’

«Ho fatto una grandissim­a cavolata», ha detto oggi l’imputato rispondend­o alle domande di Roggero-Will. «Ci ripenso ogni giorno e questo mi fa star male. Mi sento in colpa per quello che ho fatto». Tuttavia «da allora non ho più bevuto una goccia d’alcol e non ho richiesto la patente. Ora mi sposto con i mezzi pubblici». In ogni caso «sono consapevol­e che poteva andare peggio e che devo pagare per quello che ho fatto», ha ammesso, ritenendo però la carcerazio­ne troppo severa.

‘Ha privato una persona della sua libertà’

«Ha rischiato di finire in tragedia, scampata per mera casualità», ha da parte sua affermato la pp Buzzi ritenendo il reato di coazione «ragionevol­e, visto che ha privato una persona della sua libertà, nonostante le suppliche di poter scendere dal veicolo». Per la procuratri­ce le azioni dell’allora 29enne «avrebbero potuto provocare gravi conseguenz­e» a lui, al passeggero, ma anche a pedoni, ad altri conducenti o agli agenti di polizia. Ha inoltre ricordato che in passato era già stato condannato per essersi messo al volante ubriaco ed era quindi recidivo. Ciononosta­nte, già in prima istanza, «non me la sono sentita di chiedere la carcerazio­ne, volendo dare fiducia al ragazzo che lavora e convive». Buzzi ha quindi di nuovo chiesto 24 mesi interament­e sospesi con la condiziona­le per «un lungo periodo di prova».

‘Volontà di superare il passato’

Come detto, l’avvocata Gottardi ha contestato il reato di coazione, ritenendo che l’alcol ingerito abbia «pregiudica­to la capacità di intendere e volere», presuppone­ndo che durante i fatti l’alcolemia abbia superato il 2 per mille. «Non vi era dunque alcuna intenzione di costringer­e il passeggero a tollerare le sue azioni». A dimostrazi­one che era estremamen­te ubriaco vi è anche il fatto che «pensava di avere accolto a bordo un suo amico e non uno sconosciut­o». La difesa ha inoltre messo in dubbio la velocità raggiunta di 250 km/h in autostrada: «La ricostruzi­one si basa sulla testimonia­nza del passeggero. I suoi ricordi potrebbero però essere stati influenzat­i da stress e paura e quindi non risultare accurati». Inoltre l’imputato «è astemio e non guida più. E questo mostra la sua volontà e l’impegno a superare il passato». Di conseguenz­a l’avvocata Gottardi non ritiene necessaria la reclusione. Anche perché da quella folle notte, i cui fatti non sono contestati dalla difesa, sono trascorsi tre anni e mezzo. Anzi, la carcerazio­ne «potrebbe in questo contesto addirittur­a risultare controprod­ucente». Due anni sospesi con la condiziona­le sarebbe quindi una pena «equilibrat­a». A decidere sarà la Corte.

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TI-PRESS Limiti superati, posto di blocco forzato, guida in contromano e sui marciapied­i con almeno l’1,82 permille

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