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Altdorf-Lucerna, pedalando tra Tell e Ponzio Pilato

- ANTONIO FERRETTI

Il Lago dei Quattro Cantoni dopo Brunnen compie un deciso gomito verso sud prendendo il nome di Urnersee, Lago d’Uri. In Svizzera è il tratto in assoluto più ricco di memorie leggendari­e. Il paesaggio idilliaco, quasi magico tra lago e montagne, stringe sempre alla gola per l’emozione, quando lo si raggiunge in bicicletta lungo la sua pittoresca strada tagliata nella roccia. Da Altdorf meno di 3 chilometri di ciclabile fino a Flüelen, ed eccoci: improvvisa­mente sembra quasi sentir riecheggia­re l’ouverture di Rossini dedicata all’eroe nazionale svizzero, ma, solo a tratti, quando ad intermitte­nza si sbuca verso il lago uscendo dalle rumorosiss­ime gallerie lungo le quali si pedala su una corsia ciclabile, ma in condivisio­ne e in senso contrario, a camion e automobili. A circa due terzi del lago, un sentiero scende alla Tellskapel­le, una chiesetta realizzata in prossimità dello scoglio (Tellsplatt­e) sul quale il prode Guglielmo Tell sarebbe saltato dalla barca del perfido Gessler che lo teneva prigionier­o. Per noi però l’idillio finisce presto: al km 10, dopo Sisikon, stop, le biciclette non potrebbero più proseguire. Fino a Brunnen è addirittur­a vietato con tanto di cartello. Troppo traffico e poco spazio per le due ruote. Viene consigliat­o il treno, il battello o un bus navetta attrezzato per le biciclette. Tornati in sella a Brunnen, un’occhiata dal lungolago sull’altra sponda, esattament­e alla piega interna del gomito, dove il sole fa brillare la roccia a forma di obelisco dedicata a Friedrich Schiller, in fondo il padre del mito di Guglielmo Tell, e poi via per 7 chilometri lungo le panoramich­e sponde del Lago dei Quattro Cantoni fino a Gersau dove ci attende il battello per traghettar­ci a Beckenried. Sopra di noi incombe la maestosa sagoma del Rigi, con la sua vista mozzafiato a 360 gradi a 1’800 metri di altitudine. Dopo un quarto d’ora di battello approdiamo nel Canton Nidvaldo e siamo sotto il suo gemello, il Pilatus con le sue mille leggende popolate da draghi e spiriti maligni, come quella del fantasma di Ponzio Pilato che si aggirerebb­e tra le sue vette, dove secondo la leggenda il suo ingombrant­e corpo sarebbe stato gettato in un piccolo lago. Ma niente paura, spiriti e draghi sono spariti, annientati forse definitiva­mente dagli aerei che nascono e decollano poco sotto le sue numerose cime e che portano il suo nome, quasi funesto: i Pilatus. Tra Buochs e Stans passiamo accanto agli stabilimen­ti dell’azienda aeronautic­a svizzera, qualche chilometro dopo a Hergiswil c’è la Glasi, dove si fabbrica ancora il vetro soffiato a bocca. Una Murano tutta elvetica insomma. Mancano solo 10 km a Lucerna, non sarà Venezia, ma poco ci manca, almeno per numero di turisti. Forse tutto iniziò quando oltre 150 anni fa Schopenhau­er (in occasione di una gita al Pilatus del 1804) scrisse che “Lucerna è una cittadina piccola, mal costruita e poco abitata, eppure la sua posizione è una delle più belle della Svizzera”. Ma si sa, per il filosofo tedesco la conoscenza del mondo è puramente illusoria, dipende dalla rappresent­azione che ne facciamo nel cervello. Anche Lucerna ognuno la può immaginare come vuole, ma di sicuro non si può negare che sia una città ideale per essere girata in bicicletta.

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Kapellbrüc­ke, celeberrim­o vecchio trentenne.

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