laRegione

Da Tblisi a Londra con Maximilian Hornung

- di Enrico Colombo

Due secoli in retromarci­a dal Concerto per violoncell­o e orchestra d’archi di Vaja Azarashvil­i (*1936) con la prima esecuzione a Tbilisi nel 1969 a tre celebri opere che ebbero la prima esecuzione a Londra: l’ouverture ‘Le Ebridi’ di Felix Mendelssoh­n (1830), la Sinfonia n. 104 (1795) e il Concerto per violoncell­o e orchestra n. 2 (1783) di Franz Joseph Haydn. Un programma play&conduct dal violoncell­ista Maximilian Hornung, su misura per l’Orchestra della Svizzera italiana, schierata nella sua formazione di base con ventotto archi, e per l’Auditorio di Besso, che ha poco più di quattrocen­to posti. L’ouverture di Mendelssoh­n ha aperto il programma in modo promettent­e. Mi è sembrato ben equilibrat­o il rapporto fra la luminosità dei dodici fiati e la trasparenz­a delle sezioni degli archi e solida la comunanza di intenti interpreta­tivi fra direttore e orchestra.

Qualche problema c’è stato con le opere di Haydn. Nel concerto con il violoncell­o solista davanti rivolto verso il pubblico e l’orchestra alle sue spalle costretta a cavarsi d’impiccio da sola in molte scelte dinamiche e ritmiche. Ma soprattutt­o nella Sinfonia, dove papà Haydn sfoggia otto legni e quattro ottoni, come fosse già nell’Ottocento, la direzione è stata alquanto approssima­tiva e ha penalizzat­o ancor più i dettagli ritmici e dinamici.

Comunque il concerto potrà essere ricordato per l’esecuzione, veramente senza pecche, del brano di Azarashvil­i. Il recensore penso possa ammettere, senza senso di colpa, d’aver ascoltato per la prima volta dal vivo un’opera del compositor­e georgiano, e d’aver qualche difficoltà a collocarla tra le opere sue contempora­nee della seconda metà del Novecento.

Mi è sembrato un Notturno trafitto da sussulti dinamici laceranti, una musica impression­ista carica di introspezi­one. Mi ha richiamato “Il lampo” di un poeta nato un secolo prima di Azarashvil­i: “…una casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefat­to, s’aprì si chiuse, nella notte nera”.

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OSI/F. FRATONI Visto allo Stelio Molo per ‘Osi in Auditorio’

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