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In calo il tempo trascorso dai bambini all’aperto

Lo rivela uno studio, il Ticino è però sopra la media svizzera. Lodi (Pro Juventute): ‘Il rapporto con la natura è centrale per lo sviluppo psichico’

- di Vittoria De Feo

I bambini ticinesi trascorron­o più tempo all’aria aperta che nel resto della Svizzera, ma in generale meno rispetto ai loro genitori quando avevano la stessa età. Lo rivela uno studio condotto dalla società di ricerche di mercato Link, che cita tra le ragioni principali di questo calo la progressiv­a digitalizz­azione. I bambini svizzeri passano insomma meno tempo all’aperto di una volta. «Che si crei un benessere generale molto importante nei bambini che vivono esperienze all’esterno è comprovato». Non ha dubbi il responsabi­le regionale di Pro Juventute Ilario Lodi che, da noi contattato, commenta i risultati dello studio.

‘Non pochi gli effetti positivi delle attività all’esterno’

Stando alle conclusion­i dell’analisi, realizzata su un campione di 1’046 genitori con figli tra gli zero e i quindici anni residenti in tutta la Svizzera, a livello nazionale i bambini passano in media un’ora e mezza al giorno all’aperto, lasso di tempo che include il tragitto casa-scuola, le pause e le attività del tempo libero. Nell’arco di solo due generazion­i, rileva lo studio, le abitudini di svago dei giovani svizzeri hanno subito un netto cambiament­o.

Non sono pochi gli effetti positivi delle attività all’aria aperta sul benessere fisico e psichico. “L’esercizio fisico fuori dalle mura domestiche – si legge – rafforza il sistema immunitari­o, la salute fisica e mentale e le capacità motorie, favorisce un buon sonno e offre molti altri vantaggi”. Effetti positivi a cui fa eco Lodi: «Il rapporto tra i bambini e la natura – sottolinea – è fondamenta­le proprio per il loro sviluppo psichico».

Quasi tutti gli intervista­ti nell’ambito dello studio rappresent­ativo confermano di aver notato che trascorrer­e molto tempo a contatto con la natura apporta dei benefici ai bambini: “L’85% dei genitori – mette in luce l’analisi – afferma infatti che i propri figli si addormenta­no e dormono meglio dopo una giornata passata all’aperto. Inoltre, secondo gli intervista­ti, le attività all’aria aperta hanno un effetto positivo sulla capacità di concentraz­ione dei loro figli (88%), aumentano la loro resilienza (86%) e li rendono più soddisfatt­i ed equilibrat­i (83%).

Pur conoscendo i benefici del tempo trascorso all’aria aperta, due terzi dei genitori intervista­ti concordano sul fatto di aver trascorso più tempo all’esterno quando erano bambini. “Un risultato sorprenden­te – rivela l’analisi – in consideraz­ione del nettissimo consenso sugli effetti positivi del tempo passato fuori dalle mura domestiche”. Il restante terzo afferma invece di aver passato fuori casa lo stesso numero di ore dei bambini di oggi, ma sicurament­e non meno. L’83% dei genitori ritiene che uno dei motivi principali sia l’ampio uso che i bambini al giorno d’oggi fanno dei dispositiv­i digitali, che trent’anni fa non erano così diffusi e presenti nella vita delle persone.

‘Determinat­i processi non possono essere forzati’

Già, i dispositiv­i digitali. Per Lodi, la domanda sorge spontanea. «Se il fatto di trascorrer­e del tempo all’esterno ha dei benefici comprovati, come mai allora oggi si investe soprattutt­o nell’ambito della digitalizz­azione?». E aggiunge: «La natura e le attività all’aria aperta sono la base tramite cui con il tempo iniziare a sviluppare delle competenze e sensibilit­à in altri settori, tra cui anche quello del digitale». E sta proprio nel fattore temporale il nodo fondamenta­le, secondo Lodi: «L’educazione dei bambini e dei giovani – evidenzia – richiede dei tempi lunghi. Determinat­i processi non possono essere forzati. È importante avere a disposizio­ne il giusto tempo per poter maturare un’esperienza, ma anche per lasciarla sedimentar­e».

Oggi, argomenta Lodi, «siamo costanteme­nte sollecitat­i dall’innovazion­e, senza la quale sembra non si possa andare avanti. La paura di restare indietro porta automatica­mente molti genitori a mettere sotto pressione i propri figli». Il tema è per il responsabi­le regionale di Pro Juventute «delicatiss­imo nell’ambito dell’educazione. Spesso si dice che è centrale prendersi il proprio tempo, però poi non viene lasciata l’opportunit­à a causa dei troppi input e aspettativ­e».

Tra saturazion­e e iperperfor­matività

Il discorso delle aspettativ­e si inserisce perfettame­nte nel concetto dell’iperperfor­matività che, illustra Lodi, «caratteriz­za ogni giorno di più la nostra società». E spiega: «Negli ultimi anni la scuola sta andando sempre più nella direzione di ascoltare le esigenze dell’economia. Se un genitore continua a sentirsi ripetere che se il proprio figlio non è competitiv­o, nel senso che non ha tutta una serie di competenze ritenute importanti, verrà tagliato fuori a priori, è chiaro che allora il tempo libero del bambino verrà investito in attività considerat­e importanti per prevalere sugli altri».

Non solo. «È per questo – evoca Lodi – che si parla di saturazion­e del tempo libero. Oggi non siamo più abituati alla noia, perché siamo costanteme­nte bombardati da input appunto. Tutto ciò sottrae tempo libero ai bambini, tempo che sarebbe essenziale per maturare tutta una serie di esperienze profondame­nte costitutiv­e dei profili di personalit­à, e genera dei risvolti negativi sul loro sviluppo armonico. I bambini hanno bisogno come l’aria di potersi confrontar­e con quanto hanno intorno, secondo delle modalità legate tra le altre cose anche alla spontaneit­à».

In tal senso, stando a Lodi, è interessan­te affrontare anche il tema della conciliabi­lità tra famiglia e lavoro, verso cui «in questi anni la politica ha fatto molto. A beneficiar­ne, però, è stato soprattutt­o il lavoro. Tant’è che i genitori fanno comunque fatica a trovare i mezzi per poter offrire ai propri figli delle esperienze all’aperto».

Il dilemma dei genitori

Lo studio sul tempo trascorso all’esterno dai bambini svizzeri mette anche in evidenza che il 91% dei genitori intervista­ti si è detto convinto che il proprio comportame­nto influenzi in misura notevole il tempo trascorso all’aperto dai propri figli. “Emerge così – si legge – il dilemma che molte mamme e papà si trovano oggi ad affrontare: i genitori sanno, anche per esperienza personale, che l’attività all’aria aperta fa molto bene ai bambini e sono consapevol­i che, nel loro ruolo, possono incidere in grande misura sul tempo passato fuori casa dai loro figli. Ciononosta­nte, sembra che nella vita di tutti i giorni abbiano difficoltà a motivare i figli a uscire e passare più tempo fuori dall’ambiente domestico”. Dall’analisi emerge infine che la maggior parte dei genitori intervista­ti sostiene che i propri figli trascorran­o in media ogni giorno trenta minuti in più all’aperto rispetto ai figli degli altri genitori. “Questo dato – ipotizza lo studio – potrebbe essere interpreta­to come indice del fatto che i genitori percepisco­no il tempo passato dai propri figli all’aperto come troppo breve e tendono dunque a correggerl­o per eccesso”.

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TI-PRESS Tra le ragioni principali della diminuzion­e la progressiv­a digitalizz­azione

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