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Sorgenti, pronti a rivedere i confini

Due sentenze hanno smentito il Consiglio comunale, contrario nel 2017. E il Municipio ora torna sulla riduzione delle zone di protezione

- di Daniela Carugati

Per i più la vicenda delle sorgenti Caressaa, a Rancate, era ormai una faccenda chiusa. Soprattutt­o dopo il veto del Consiglio comunale calato, amaggioran­za, nel novembre del 2017 sull’intenzione del Municipio di Mendrisio di restringer­e la zona non edificabil­e all’interno della proprietà dell’ex villa Gerosa e quindi di allentare, di fatto, la tutela sulla falda sotterrane­a. In realtà quel ‘no’ consiliare ha innescato un batti e ribatti, tra giudici e sentenze, che per finire ha ribaltato la situazione. Quanto basta, insomma, per cancellare la decisione consiliare e, a oltre sei anni di distanza, riportare l’incarto sui tavoli dei consiglier­i comunali, i quali si ritrovano a dover votare, di nuovo, sulla modifica delle zone di protezione delle sorgenti locali. Del resto, giunto sino al Tribunale cantonale amministra­tivo, il dossier è stato rimesso nelle mani del governo cantonale; chiamato a riformare il suo verdetto precedente, favorevole al legislativ­o della Città (che a suo tempo aveva dato la precedenza alla cautela). Consiglio di Stato che, a sua volta, nell’agosto del 2022 ha ordinato al Municipio di rifare l’intera procedura.

Intanto, spunta un padiglione espositivo

Nel corso degli anni, certo, lo scenario di fondo è mutato. La residenza acquistata all’asta nel 2014 da una banca del posto per 12,4 milioni ha cambiato proprietar­io. E, di recente, proprio il nuovo titolare del fondo ha presentato in Comune una domanda di costruzion­e per realizzare un padiglione espositivo privato. Una costruzion­e interrata che, come rimarca lo stesso esecutivo nel suo messaggio, è prevista “in parte sulla porzione di sedime interessat­a dalla revisione del limite della zona S2 (adiacente, ndr) che si chiede di adottare”. Il progetto, in effetti, ha aperto la strada a una serie di interrogat­ivi di cui si è fatta portavoce la Lista civica per mano di Tiziano Fontana. Il consiglier­e comunale a inizio gennaio ha sollecitat­o il Municipio su almeno due punti: l’iter che sarà seguito a fronte della richiesta di una licenza edilizia e la mancata comunicazi­one dell’esito delle procedure ricorsuali, avverse alla fine al Consiglio comunale. Una decina di giorni dopo l’interrogaz­ione, il messaggio bis è stato pubblicato, alimentand­o di nuovo la discussion­e attorno alle sorgenti Caressaa e al destino di quell’area. Va detto che il 30 maggio scorso l’autorità cittadina ha recapitato al Dipartimen­to del territorio la variante di Piano regolatore che traccia la mappa dei beni culturali da salvaguard­are, perché degni di tutela. E fra questi figura anche l’ex villa Gerosa, proposta quale bene culturale di interesse cantonale. Non solo, in attesa di una decisione definitiva, il Municipio si è cautelato decretando una zona di pianificaz­ione sugli oggetti interessat­i.

La falda è al sicuro

E la falda acquifera che alimenta le due zone, alta e bassa, di Rancate? Per l’esecutivo di Mendrisio non c’è da temere. Oltre alle verifiche condotte in passato attraverso delle prove di tracciamen­to, le Aim, si fa presente, hanno dato mandato ai consulenti che a suo tempo hanno effettuato la perizia idrogeolog­ica di produrre un complement­o d’analisi. Rapporto, si annota, che “considera le varie perplessit­à tecniche che erano uscite in sede commission­ale e nella discussion­e a livello legislativ­o”, e su cui si è espressa in via preliminar­e in modo positivo la Sezione protezione aria, acqua e suolo. In più, agli stessi tecnici si è chiesto di valutare altresì l’impatto che lo spazio espositivo progettato a Rancate avrà sul terreno interessat­o.

Si può allentare la tutela

Ebbene, per il Municipio le conclusion­i sono chiare: “L’arretramen­to della zona S2 non solo è tecnicamen­te fattibile, ma è anche opportuno poiché, contestual­mente al progetto del nuovo proprietar­io, permette la rimozione di materiale di discarica depositato in zona da precedenti demolizion­i risalenti a molti decenni fa”. In altre parole, per dirla con gli esperti, la procedura di indagine è stata corretta e le sorgenti sono tutelate. Di conseguenz­a, ridurre i limite della zona di protezione S2, si legge nel compendio, “non comporta alcun pericolo o rischio per le captazioni di Caressaa, oltre alle eventuali minacce già presenti oggi”.

Quella discarica inattesa

Di converso, ammettono i consulenti, ha “sorpreso in negativo” la presenza nello scavo di ben oltre 3 metri di spessore di “detriti e rifiuti edili derivati presumibil­mente dalla demolizion­e della vecchia villa di inizio secolo scorso, ricollocat­i nella stessa proprietà, rimodellan­do nel contempo la morfologia del luogo”. Una presenza definita “ingombrant­e”, ma che, si rassicura, “non ha avuto a oggi alcun influsso e conseguenz­a sulle acque sorgive”. Anche se la situazione va monitorata. In ogni caso, si conclude, l’eventuale allontanam­ento di tale materiale, anche solo parziale, “potrebbe portare senz’altro un beneficio ambientale e una maggiore garanzia di tutela alle captazioni sottostant­i”. Come dire che così si eviterebbe­ro possibili conflitti.

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TI-PRESS Presentato un compendiot­ecnico

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