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‘Rogo al White, agire egoista e criminale’

Così la procuratri­ce pubblica sull’imprendito­re che nel 2021 fece da mandante per dare fuoco al suo stesso negozio in via Nassa a Lugano

- di Mirko Sebastiani

Avrebbe agito quasi come un’associazio­ne a delinquere vera e propria, la ‘banda’ colpevole dell’incendio al negozio d’abbigliame­nto White, appiccato il 12 febbraio 2021 e approdato nuovamente in aula, di fronte alla Corte d’appello e revisione penale a Giubiasco. A sostenerlo è la procuratri­ce pubblica Mar

gherita Lanzillo, che nella sua requisitor­ia ha rimarcato la colpevolez­za dei due imputati presenti in aula: il noto imprendito­re luganese Bruno Balmelli, e un 37enne, il primo definito dalla pp come un «mandante che si è disinteres­sato della fase esecutiva del suo piano, lasciando carta bianca all’esecutore materiale», che avrebbe agito in modo «egoista e spregiudic­ato, comportand­osi da vero criminale». Il 37enne invece, una persona vicina a Balmelli, avrebbe agito come persona che conosceva sia il territorio, sia l’obiettivo da colpire, fornendo all’esecutore materiale tutte le informazio­ni necessarie, oltre che parte dei materiali necessari per appiccare l’incendio.

Il caso è riapprodat­o in aula, dal momento che gli avvocati difensori, Ettore Itemper l’imprendito­re e Nicola Corti per il 37enne, hanno contestato parte della sentenza emessa in prima istanza il 21 ottobre 2022, pur riconoscen­do la loro colpevolez­za. In sostanza, l’appello è stato presentato perché le condanne sono state giudicate eccessive. Per il suo assistito Item richiede, come aveva fatto in prima istanza, che sia assolto per l’imputazion­e di incendio intenziona­le, mentre per la tentata truffa, che Balmelli ha ammesso, l’avvocato vuole che venga riconosciu­ta unicamente per il valore della merce (circa 200mila franchi), e non per il valore assicurato di circa due milioni. Corti invece chiede che il 37enne venga riconosciu­to colpevole dell’incendio in forma colposa e che la tentata truffa sia solo nella forma del dolo eventuale. Ricordiamo che, in prima istanza, l’imprendito­re era stato condannato a 4 anni di carcerazio­ne da espiare, mentre il 37enne a una pena di 32 mesi, di cui 20 sospesi.

‘Assicurazi­one raddoppiat­a un mese prima’

«È pacifico – ha continuato la pp riferendos­i a Balmelli – che sarebbe stato il maggiore beneficiar­io di questa operazione fraudolent­a». Poco prima dell’incendio, il 74enne aveva infatti spostato la merce di un suo altro negozio che aveva chiuso all’interno del White, unendo le polizze assicurati­ve dei due stoccaggi, che sommate arrivavano a un valore assicurato di quasi due milioni di franchi. La tesi dell’accusa è dunque che l’operazione fosse stata messa in piedi al fine di incassare l’indennità, dato il periodo di difficoltà finanziari­e in cui versava l’imprendito­re. Tesi respinta dalle difese, che hanno sostenuto come fosse impossibil­e far ripartire l’attività con il locale e l’intero stoccaggio di merce distrutti. La tesi di Corti, è che non ci fosse reale intenzione di dare fuoco all’intero locale, ma unicamente al locale sotterrane­o in cui era stata depositata la merce della quale «ci si doveva liberare». A supporto di questa argomentaz­ione, vi sono dei reperti della Polizia scientific­a, che mostrano come alcuni scatoloni e appendini di plastica, posti a poca distanza dai diversi focolai appiccati nel locale, non hanno riportato danni, segno che il fuoco non si sarebbe propagato al di fuori della zona circoscrit­ta.

Il giorno successivo all’incendio però, uno dei complici condannato in prima istanza, aveva inviato l’elenco contabile della merce che si trovava depositata nel locale, e la richiesta di rimborso è stata effettivam­ente inoltrata alla compagnia assicurati­va due settimane dopo il fatto. Balmelli in aula ha tenuto a precisare di essersi recato personalme­nte a disdire il contratto assicurati­vo nel mese di marzo, ma la giudice Giovanna Roggero-Will ha subito replicato «lo ha fatto quando ormai era coinvolto nell’inchiesta».

Un passo indietro

L’inchiesta originaria aveva coinvolto, includendo anche i due imputati in appello, cinque persone. Due di queste, un proprietar­io di un bar nel quale Balmelli si recava spesso e un suo complice fatto arrivare dal Sud Italia, si sono rivelati essere gli esecutori materiali del rogo. Il primo aveva prima cercato di vendere la merce invenduta di Balmelli senza riuscirci, per poi offrirsi di aiutarlo a disfarsene. Se l’imprendito­re fosse o meno al corrente che ci sarebbe stato un incendio è stato un ulteriore oggetto di dibattito in aula, ma sembra che il 37enne avesse cercato di avvertirlo dell’intenzione dei due uomini senza essere ascoltato. Le difese avevano richiesto che queste due persone fossero nuovamente ascoltate in aula, sostenendo che avrebbero potuto fornire più dettagli sui fatti. La richiesta è stata respinta pregiudizi­almente dalla Corte. Il difensore dell’imprendito­re si esprimerà questa mattina.

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RESCUEMEDI­A (ARCHIVIO) Secondo le difese non ci sarebbe stata intenzione di dare fuoco all’interoloca­le

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