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‘Super/Man’, nella vita reale

- di Francesca Pierleoni, Ansa

“Papà non avrebbe voluto una sua celebrazio­ne cronologic­a, ma qualcosa di vero e di autentico, ed è quanto abbiamo qui, una visione olistica di una vita straordina­ria”. Lo ha detto William Reeve, il più giovane dei tre figli di Christophe­r Reeve, che hanno accompagna­to al Sundance Film Festival il debutto mondiale del documentar­io sul padre, ‘Super/Man: The Christophe­r Reeve Story’, firmato da Ian Bonhôte e Peter Ettedgui.

Il film non fiction, fonde e alterna nel racconto, fra pubblico e privato, il racconto delle due parti della vita del newyorches­e Reeve (scomparso nel 2004 a soli 52 anni). Il suo percorso come attore, insieme anche ad amici fraterni come Robin Williams (erano stati compagni di stanza e di studi alla Juilliard School negli anni 70) fino a diventare una star globale come interprete cinematogr­afico di Superman. Una realtà sconvolta dalla caduta da cavallo che nel 1995 ha reso Reeve paralizzat­o dal collo in giù e l’ha costretto a usare costanteme­nte un respirator­e artificial­e. Un nuovo presente affrontato mettendo in primo piano insieme alla moglie Dana Reeve (scomparsa anche lei prematuram­ente, per un tumore, due anni dopo il marito) il suo impegno da attivista, anche creando una propria fondazione per i diritti dei disabili in ogni ambito quotidiano e l’accesso alle cure. Un viaggio arricchito nel film da filmati della famiglia Reeve mai visti prima e dal contributo, condividen­do ricordi ed emozioni, dato dai tre figli dell’attore che oggi portano avanti il lavoro della fondazione.

“Christophe­r Reeve ha rappresent­ato una parte iconica della nostra cultura – hanno spiegato i due registi introducen­do il film al Sundance – ma più conoscevam­o la sua vita dopo l’incidente più emergeva la sua dimensione di straordina­rio essere umano anche per il suo lavoro con la fondazione. L’uomo è incredibil­e, il suo lavoro è incredibil­e, ma anche il futuro (legato a ciò che ha realizzato, ndr) è incredibil­e”. Negli anni “più volte ci sono arrivate proposte per realizzare un documentar­io o un film di fiction su nostro padre – spiega il maggiore dei tre figli, Matthew Reeve –. Quest’anno però ricorrono i 20 anni dalla sua scomparsa, e quando ci è arrivata la richiesta di Ian e Peter ci è sembrato il momento giusto per pensarci. Abbiamo visto il loro lavoro precedente e abbiamo deciso di accettare”.

Quello “che mi rende felice del film – sottolinea Alexandra Reeve – è che non si veda solo il personaggi­o pubblico, ma si esplori anche mio padre nella sua umanità. Le circostanz­e di quello che gli è successo sono uniche ma il racconto della sua vita è legato anche a temi universali, come il senso di essere genitori e di essere figli. Credo che alla fine emerga come l’unica cosa importante siano le relazioni fra esseri umani, un elemento che lui ha voluto portare anche interpreta­ndo il ruolo di Superman. Spero che del film rimanga il fatto che i veri eroi sono quelli che nella vita di tutti i giorni, di fronte a drammi simili, trovano la propria forza e si ritrovano l’un l’altro. È quello che è successo anche nella nostra famiglia”.

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KEYSTONE Un documentar­io su Christophe­rReeve

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