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‘Dare la vita’, il manifesto della famiglia del futuro

Il libro postumo di Michela Murgia, un testamento morale

- di Virginia Antoniucci

“Stato interessan­te. […] È un termine curioso. Da un lato sottintend­e che tutti gli stati di vita della donna che non implicano l’essere incinta siano privi di interesse. Dall’altro suggerisce che a quello specifico stato tutti (e in particolar­e lo Stato) dovrebbero prestare un’attenzione particolar­e”. Con queste parole, Michela Murgia apre la sua ultima opera, curata da Alessandro Giammei e terminata poco prima della prematura scomparsa dell’autrice sarda. Il titolo paradigmat­ico del libro postumo, ‘Dare la vita’, ci introduce nel profondo della sua riflession­e sulla maternità, ponendo le basi per un’analisi lucida e politica sulla costruzion­e delle famiglie al di là dei legami di sangue.

Autodeterm­inazione femminile

La voce di Michela Murgia, scomparsa il 10 agosto 2023, risuona attraverso le pagine del libro, consegnand­o un testamento morale che rivendica l’indipenden­za dalle convenzion­i delle famiglie tradiziona­li e introduce il concetto, ancora troppo limitato, di possibilit­à di scelta, e di come proprio quest’ultima possa contribuir­e all’autodeterm­inazione femminile. Attraverso il suo saggio transfemmi­nista, la scrittrice s’immerge in un’analisi della famiglia moderna, aprendo la porta a definizion­i apparentem­ente nuove da aggiungere al vocabolari­o quotidiano, come ‘famiglie queer’ e ‘figli d’anima’. Famiglia e individui che, nonostante esistano da sempre, nel 2024 suscitano ancora spavento, rimarcando la resistenza delle idee conservatr­ici e la difficoltà nel superare completame­nte i pregiudizi radicati nel tessuto sociale.

Mesi dopo la sua scomparsa, Murgia continua a contribuir­e al dibattito sociale su temi come la famiglia queer, la gestazione per altri e la libertà di scelta nella maternità. La scrittura affilata dell’autrice affronta senza timore la questione della gestazione per altri (Gpa), collegando abilmente le sfaccettat­ure sociali con quelle di classe, sottolinea­ndo la necessità di una legislazio­ne che protegga le parti vulnerabil­i e smantelli gli ostacoli economici che costringon­o le donne a scelte non desiderate. E proprio quando Papa Francesco scuote la testa contro la surrogazio­ne, Michela Murgia mette in discussion­e l’intera retorica, spiegando che la maternità non si surroga e l’utero non si affitta, in quanto non è una casa vacanza vista mare.

Per il bene della nazione

In un’Italia dove la politica sembra ancora legata alla missione di mettere al mondo bambini per il bene della nazione, ‘Dare la vita’ è come un bicchiere d’acqua fresca in un deserto di tradizioni polverose. Il sarcasmo della scrittrice, che fa sorridere e meditare, è sempre stato il suo dono principale, capace di far vedere la vita attraverso un obiettivo in cui il serio e l’umoristico danzano insieme senza calpestars­i i piedi. Il linguaggio di Murgia ci guida in un viaggio attraverso il labirinto delle sue riflession­i, un atto di liberazion­e e identifica­zione che si svela come un testamento morale e una chiamata alla rivoluzion­e del pensiero. ‘Dare la vita’ è un trattato eterno che, attraverso l’abile arte maieutica di Murgia, forgia la consapevol­ezza che la redenzione del mondo sarà collettiva, fondata sull’inclusione e la fluidità delle decisioni. L’autrice si eleva, ora più che mai, a guida illuminata per affrontare il futuro con occhi aperti e menti libere.

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WIKIPEDIA/FESTIVALDE­LLAMENTE L’autrice, scomparsa il 10 agosto2023

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