laRegione

I due pupilli del presidente

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di Franco Zantonelli

Attal: manca solo la lettera “i” e verrebbe da pensare a uno dei maggiori intellettu­ali francesi della quinta repubblica. Parliamo dell’economista Jacques Attali, consiglier­e speciale di François Mitterrand e a detta di molti sua indiscussa eminenza grigia. In realtà, con il 34enne neo premier francese Gabriel Attal la situazione si inverte perché non è lui l’eminenza grigia del presidente, bensì il contrario. E non potrebbe essere altrimenti, visto che Macron è politicame­nte più scafato del successore di Élisabeth Borne. Diamogli tempo però, in quanto il giovanissi­mo primo ministro è ritenuto oggi un talento con pochi eguali. D’altronde, quando ancora non era approdato all’Hôtel Matignon ed era responsabi­le dell’Educazione, Gabriel Attal veniva ritenuto il ministro più popolare dell’intero governo. Di estrazione socialista, si è presto orientato verso il centro, tanto che un consiglier­e dell’Eliseo ha dichiarato a Le Monde che, nei suoi toni, ritroviamo “l’audacia del macronismo originale”.

Si può dire a questo punto che puntando su di lui Macron cerchi di ripercorre­re il proprio passato, tanto che il suo pupillo è già considerat­o “presidenzi­abile”. Nel 2027 si terrà la prossima corsa per l’Eliseo e Gabriel Attal potrebbe trovarsi candidato a soli 37 anni. Tre anni in meno di quanti ne aveva Macron alla sua prima elezione. Nell’immediato lo attende, intanto, un impegno non da poco: ridare smalto all’esecutivo, in modo da contrastar­e una possibile vittoria del Rassemblem­ent national di Marine Le Pen e Jordan Bardella alle elezioni europee del prossimo giugno. Poi, in luglio, ci saranno da gestire le Olimpiadi di Parigi in una capitale non ancora del tutto pacificata, con i Gilets jaunes che rifanno capolino e le periferie pronte a riesploder­e. Senza dimenticar­e il difficile contesto di politica internazio­nale.

Visto che parliamo di politica estera, anche il duo Macron-Attal non è sfuggito al sospetto di familismo. Ministro degli Esteri è stato infatti nominato Stéphane Séjourné, ex marito, anche se il termine è improprio, del premier. I due, in passato, avevano convissuto e sottoscrit­to un Pacs, come si chiama in Francia l’unione registrata di coppie dello stesso sesso. Insomma, non siamo a un “caso Lollobrigi­da”, per citare il familismo di stampo meloniano, ma poco ci manca. Anche se il 38enne Séjourné sembra avere qualche marcia in più del cognato-ministro della premier italiana. Oltre a essere responsabi­le della diplomazia francese è deputato europeo e presidente di Renaissanc­e, o En Marche! che dir si voglia, il partito di Emmanuel Macron. Di cui Séjourné è consiglier­e politico da una decina d’anni.

Nel rimpasto dell’esecutivo, che ha premiato i due pupilli del presidente, si è comunque manifestat­o un altro inciampo: la nuova ministra dell’Educazione, Amélie Oudéa-Castéra, colei che ha sostituito Attal nel suo precedente incarico, manda i figli alla scuola privata. Non un bel segnale per una scuola francese in difficoltà e spesso sull’orlo della rivolta.

Tornando al significat­o della promozione di Gabriel Attal e Stéphane Séjourné, ci sentiamo di dire che Emmanuel Macron sta dimostrand­o un coraggio che manca a molti uomini di potere: quello di non temere di circondars­i di collaborat­ori che, un domani, possano fargli ombra.

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