PERCHÉ VOTARE SÌ?
Per compensare in parte la perdita del potere d’acquisto e salvaguardare lo standard di vita. I sindacati affermano che sempre più pensionati faticano ad arrivare a fine mese. Negli ultimi anni è andato in fumo l’equivalente di una rendita di vecchiaia mensile, a seguito dell’aumento degli affitti, dei premi di cassa malati, del prezzo dell’elettricità e del rincaro dei beni di prima necessità. Per compensare la continua erosione delle rendite del secondo pilastro. Perché la “buona” situazione finanziaria dell’Avs lo consente. Il primo pilastro dispone attualmente di riserve per quasi 50 miliardi di franchi. Nel 2026 le eccedenze basteranno per coprire il costo della 13esima Avs. Per finanziarla non occorrerà alcun finanziamento supplementare, almeno fino al 2030. In seguito, ‘basterà’ ad esempio aumentare i contributi salariali dello 0,8%. Il primo pilastro è solido: in passato, gli scenari catastrofistici su una sua bancarotta non si sono mai avverati; e le previsioni su come evolveranno a medio-lungo termine i fattori che ne determinano le entrate (immigrazione, produttività del lavoro, congiuntura economica, salari) non sono granché attendibili. Per migliorare in particolare la situazione pensionistica delle donne, sovrarappresentate tra coloro che percepiscono le rendite Avs più basse. Senza contare che una parte delle attuali pensionate non hanno un secondo pilastro, o possono contare su rendite della previdenza professionale molto basse. Perché l’Avs è un potente strumento di ridistribuzione tra ‘ricchi’ e ‘poveri’: persino i milionari ricevono una rendita, ma i primi versano molto di più di quanto riceveranno successivamente, poiché i contributi salariali non sono plafonati mentre le rendite sì. Inoltre, il primo pilastro è ‘sorretto’ per un quinto circa dalla Confederazione, il cui contributo viene finanziato mediante imposte che gravano maggiormente su chi guadagna bene e ha un certo patrimonio.