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‘Senza questi progetti avremo più garanzie’

Storni risponde a Gianini e dà una visione opposta: ‘Bocciamo il credito così restano più soldi per gli altri progetti, come il collegamen­to A2-A13’

- di Giacomo Agosta

«Macché mettere a rischio i progetti in Ticino. Il referendum contro il credito da 5,3 miliardi di franchi per sei progetti di ampliament­o della rete autostrada­le, al contrario, facilitere­bbe la realizzazi­one, in particolar­e per quanto riguarda il collegamen­to A2-A13, sul quale c’è una condivisio­ne molto ampia sulla sua importanza». Il consiglier­e nazionale socialista Bruno Storni, vicepresid­ente nazionale dell’Associazio­ne traffico e ambiente, non ci sta a quanto detto da Simone Gianini, deputato liberale radicale al Nazionale e presidente della sezione ticinese dell’Automobile club svizzero, dopo che a Berna sono state consegnate 100mila firme contro il credito. E fornisce la sua versione delle possibili conseguenz­e. Una versione diametralm­ente opposta a quella di Gianini. «È una frottola dire che i progetti ticinesi, direi il progetto A2-A13, vengano messi a rischio. Se i sei progetti previsti in Svizzera interna dovessero essere rimandati o annullati ci sarebbero molti più soldi in cassa per i lavori futuri, come il collegamen­to autostrada­le A2-A13».

‘Si sposta solo il problema’

Anche perché, aggiunge Storni che siede nella Commission­e trasporti e telecomuni­cazioni del Nazionale, «il costo per realizzare il collegamen­to da Bellinzona a Locarno è importante, circa 2 miliardi di franchi, e una garanzia del finanziame­nto non c’è ancora, risparmiar­e qualche miliardo per inutili allargamen­ti oltre Gottardo facilitere­bbe i progetti che non prevedono aumenti di capacità». Opposizion­e al credito, ci tiene a sottolinea­re il deputato socialista, «che non tocca minimament­e gli investimen­ti per la manutenzio­ne e la sicurezza. Su questo non ci devono essere dubbi. Siamo i primi a dire che bisogna investire per mantenere in buono stato la rete autostrada­le esistente, renderla sicura e meno invasiva riparando i danni territoria­li e ambientali di molti tracciati fatti in passato. Come ad esempio fatto a Roveredo. Insinuare il contrario è una bugia tremenda». Un esempio: «A Bellinzona i ripari fonici sono solo un cerotto, sappiamo che bisognereb­be interrare l’autostrada chiudendo la cesura territoria­le». A proposito dei sei interventi previsti Storni è categorico: «Si vuole risolvere gli ingorghi in zone critiche, ma il risultato è che il problema viene sempliceme­nte spostato. Lo vediamo bene a Mendrisio: è arrivato il nuovo megasvinco­lo da 100 milioni a 4 corsie e le colonne si sono solo spostate di qualche chilometro verso nord. Vedremo che cosa succede a Bellinzona con il nuovo semisvinco­lo, già l’impatto visivo fa paura».

‘Questo è il solito vecchio concetto’

Secondo Storni nel messaggio del Consiglio federale votato dalle Camere, che prevede appunto i sei progetti di ammodernam­ento, manca completame­nte una visione orientata al futuro. «La versione italiana del messaggio è lunga 124 pagine. Al suo interno troviamo solo una volta le parole ‘mobility pricing’ e ‘digitalizz­azione’, mentre è completame­nte assente ‘homeworkin­g’. Insomma, si occupa esclusivam­ente degli investimen­ti nel calcestruz­zo e non considera affatto il potenziale dell’intelligen­za digitale. A parte il limite di velocità dinamico in funzione del traffico per limitare l’effetto colonne a fisarmonic­a, le nostre autostrade non sono ancora entrate nell’era della digitalizz­azione, che ha invece portato significat­ivi guadagni di efficienza in tanti altri settori. E le prospettiv­e non sembrano lasciare spazio a migliorame­nti, visto che si vuole di nuovo aumentare le corsie». Per il deputato socialista bisognereb­be avere una visione, che “esca dalla corsia” e consideri anche lo stile di vita e le nuove modalità di lavoro delle persone. «Il telelavoro deve essere incentivat­o. Ogni lavoratore che resta a casa è un’auto in meno sulle strade, consideran­do che la media di viaggiator­i per veicoli è tremendame­nte bassa dobbiamo promuovere attivament­e il carpooling, poi non dimentichi­amo che stiamo investendo nella rete ferroviari­a e l’utenza aumenta anche in Ticino». Senza dimenticar­e il mobility pricing, con la Confederaz­ione che sarà obbligata a considerar­e entro il 2030 il metodo di pagamento delle autostrade. “Sono tutti elementi importanti che aiuterebbe­ro a dare una svolta. In maniera anche un po’ desolante ci si è però limitati al vecchio ragionamen­to del ‘c’è traffico, aumentiamo la capacità delle strade’”. Una strategia che Storni definisce categorica­mente come sbagliata. «Ma non lo dico solo io. Ci sono diversi studi che lo affermano: più strade ci sono, più aumenta il traffico e si generano nuovi ingorghi. A metterlo nero su bianco è stata lo stesso Ustra a proposito del Polume, la terza corsia autostrada­le tra Lugano e Mendrisio. Tanti motivi che ci hanno spinto a lanciare il referendum».

Interventi necessari o follia?

Il parlamento federale, lo ricordiamo, ha approvato in totale sei progetti, fra i quali l’allargamen­to a tre corsie per direzione dell’asse Le Vengeron (Ge) - Coppet (Vd) - Nyon (Vd), per una lunghezza di 19 km, e l’allargamen­to della tratta Wankdorf-Schönbühl (Be), che verrebbe portata a otto corsie totali. Per chi ha votato e proposto il credito si tratta di interventi puntuali e necessari per modernizza­re una rete autostrada­le vetusta in punti particolar­mente trafficati. A opporsi al credito, e quindi alla realizzazi­one dei lavori, è l’alleanza ‘Stop alla follia autostrada­le’ guidata dall’Associazio­ne traffico e ambiente e da actif-trafiC. L’alleanza comprende 29 fra organizzaz­ioni, associazio­ni e partiti, fra i quali i Verdi, il Ps e i Verdi liberali.

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TI-PRESS Per Storni (nella fotina) le nostre autostrade non sono ancora entrate nell’era della digitalizz­azione

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