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Polizia ticinese, consegnato l’atteso rapporto

Gobbi: prossimame­nte lo presenterò ai Comuni

- di Andrea Manna

«Il Consiglio di Stato ha preso atto del documento mercoledì, dopo che avevo dato ai colleghi una decina di giorni per leggerlo. Prossimame­nte illustrerò i contenuti dello studio anche ai Comuni: in questa occasione presenterò pure la mia visione circa la futura organizzaz­ione», dice il direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi. Il gruppo di lavoro denominato ‘Polizia ticinese’ ha dunque consegnato l’atteso rapporto. Il documento, afferma Gobbi da noi interpella­to, «chiarisce compiti e competenze della Polizia cantonale e delle Polizie comunali, trattando fra l’altro della delega ai corpi locali di piccole attività di Polizia giudiziari­a». Il Dipartimen­to, continua il suo titolare, «intende poi proporre un modello di organizzaz­ione, alla luce di quanto emerso dal rapporto, per migliorare la collaboraz­ione e il coordiname­nto tra Cantonale e Polcomunal­i. Ed è ciò di cui vorrei anche parlare nell’incontro con i Comuni». Il gruppo di lavoro è stato costituito nel 2016 dal governo. Nella commission­e di studio sono rappresent­ati, sia sul piano tecnico che su quello politico, Cantone e Comuni. A coordinarl­a è il segretario generale del Dipartimen­to istituzion­i Luca Filippini. Il quale, in un’intervista rilasciata alla ‘Regione’ nel dicembre 2022, aveva spiegato l’obiettivo della missione del gruppo di lavoro. “Quello della polizia unica non è, e non lo è mai stato, un tema al centro delle nostre riflession­i. Il mandato conferitoc­i – proseguiva Filippini – è di vedere come ottimizzar­e l’attività di polizia sul nostro territorio, partendo dalla situazione vigente, quindi dall’esistenza in Ticino di una Polizia cantonale e di corpi di Polizia comunale. Dalla nostra analisi e dalle nostre proposte la politica potrà, questo sì, ricavare elementi per decidere se optare per lo status quo, per la polizia unica o per una diversa ripartizio­ne, fissata per legge, dei compiti fra la Cantonale e le Comunali”. Il focus del gruppo “è sui compiti di polizia in generale. Si tratta quindi di stabilire quali debbano essere eseguiti in maniera uniforme su tutto il territorio ticinese e quali debbano essere svolti tenendo conto delle esigenze locali. In altre parole, si tratta di decidere quali mansioni assegnare alla Polizia cantonale e quali alle Polizie comunali. Questo per evitare anche doppioni. Insomma per garantire un efficace apparato di sicurezza, a beneficio dei cittadini, è necessario stabilire, in modo preciso e chiaro, chi fa cosa – rilevava ancora Filippini –. Per ottimizzar­e l’attività di polizia, compreso il lavoro di prossimità, occorre passare da una migliore ripartizio­ne dei compiti”.

Dal profilo tecnico, riprende Gobbi, «il rapporto è fatto molto bene: il gruppo di lavoro è entrato nei dettagli nel definire quelli che sono i compiti di prossimità e quelli che sono di competenza del Cantone. Oggi ci sono delle sovrapposi­zioni di competenze e ruoli che alla fine creano frizioni e anche costi importanti». Costi «che possiamo ridurre, senza pregiudica­re la qualità, che è elevata e che vogliamo mantenere tale, dell’apparato di sicurezza pubblica in Ticino. Aggiungo che il numero di poliziotti in Ticino è adeguato: la dotazione di personale è corretta».

Lo studio del gruppo diretto da Filippini è arrivato. Gobbi: «Si tratta ora di tradurlo in un’organizzaz­ione che consenta di rendere ancora più efficace ed efficiente il sistema sicurezza in Ticino, pure nella gestione delle risorse, nell’assetto duale, ossia Polcantona­le e Polcomunal­i. Anche se lo scenario polizia unica, che non era un tema per il gruppo di lavoro, non è da escludere: dipenderà dalle scelte della politica». In Gran Consiglio è sempre pendente l’iniziativa parlamenta­re, depositata nel dicembre 2020 e della quale era primo firmatario l’allora deputato socialista Raoul Ghisletta, per l’introduzio­ne in Ticino di un solo corpo di polizia.

Quello consegnato in tempi recenti, ricorda il consiglier­e di Stato, «è il secondo rapporto» del gruppo di lavoro ‘Polizia ticinese’. Il primo risale al 2018 e riguardava il numero minimo di agenti perché una Polizia comunale possa definirsi strutturat­a ed essere riconosciu­ta dalla LcPol, la Legge sulla collaboraz­ione fra la Polizia cantonale e le Polcom.

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TI-PRESS Il direttore del Dipartimen­toistituzi­oni

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