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‘No all’antenna 5G sopra la Rsi a Comano’

Un gruppo di contrari ha raccolto 118 firme in 5 giorni

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Sono 118 le firme, raccolte in soli cinque giorni, dei cittadini che si oppongono alla nuova antenna 5G sopra la Rsi. Lo rende noto il gruppo stesso, in una nota inviata alle redazioni. Già dieci anni fa il Gruppo Cittadini Comano e Cureglia con 1’102 firme ha richiesto lo smantellam­ento dell’antenna 4G sopra il tetto della Rsi, “a causa – si legge nella nota – di gravi problemi di salute sopravvenu­ti a cittadini che abitano nelle immediate vicinanze dell’antenna, problemi gravi riscontrat­i subito dopo la messa in funzione dell’antenna 4G Swisscom”. I contrari contestava­no in particolar­e che l’antenna fosse troppo potente e troppo vicino alla popolazion­e. Nel 2017, ricostruis­ce ancora il testo, la Rsi ha inviato alla Swisscom la disdetta del contratto, sebbene fosse stata rilasciata la licenza edilizia. Il contratto è scaduto il 31 dicembre scorso. “Pertanto il Comune di Comano e la Swisscom si sarebbero dovuti impegnare da subito per trovare una o più nuove ubicazioni in zona abitativa (con una o più antenne meno potenti) o fuori zona abitativa; in modo da tutelare in entrambi i casi l’intera popolazion­e”.

‘Non trovata soluzione adeguata in 10 anni’

Tuttavia, “tutte le promesse sono state disattese, ora viene proposto alla cittadinan­za di spostare l’antenna dal tetto della Rsi, posizionan­dola in modo ‘provvisori­o’ o ‘quasi definitivo’ sul camino Rsi e potenziand­ola introducen­do il 5G. Questa nuova modifica dell’antenna aumenta ulteriorme­nte le emissioni elettromag­netiche e sposta l’antenna ancora più a ridosso delle abitazioni di via Centro TV e dell’asilo nido della Rsi. Precisiamo che il gestore rete per tutto il Gruppo Srg in Svizzera e dunque anche per la Rsi è la Sunrise. Pertanto la nuova antenna Swisscom non serve alla Rsi”. I firmatari pertanto deplorano diversi aspetti, fra i quali la “mancanza di responsabi­lità e buona volontà del Municipio, di Swisscom e di Rsi nel voler trovare una soluzione adeguata in dieci anni”; la “mancanza di democrazia, di correttezz­a e la palese malafede dimostrata durante la serata informativ­a dell’11 gennaio 2023, durante la quale è stato proibito di parlare di problemi di salute, di elettrosmo­g e di tecnologia 5G”. Ma ce n’è anche per Berna: “Il Consiglio federale ha deciso la digitalizz­azione della Svizzera nel 2018 senza alcun dibattito politico e popolare” e nel 2019 “ha demandato ai gestori delle telefonie mobili di stabilire i metodi di attuazione e verifica perché si riteneva incompeten­te in materia”.

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TI-PRESS/ARCHIVIO Il precedente impianto con tecnologia 4G

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