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‘Contatori: perché antenne se c’è la vecchia maniera?’

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Perché complicars­i la vita con le antenne quando va benissimo la vecchia lettura manuale? È la domanda che la granconsig­liera Maria Pia Ambrosetti si è posta, e ha girato al Consiglio di Stato, con un’interrogaz­ione intitolata “Implementa­zione del sistema di telelettur­a dei contatori privati dell’acqua potabile: cui prodest?”.

La premessa di Ambrosetti è che a dicembre il Comune di Cugnasco-Gerra – dove risiede – aveva inviato una comunicazi­one agli utenti interessat­i “informando­li sulla sua volontà di installare presso i contatori privati un modulo telematico (antenna), prodotto dalla GWF MessSystem­e AG, per permettere la lettura dell’acqua potabile dall’esterno dell’abitazione”. Ebbene, la deputata fa qualche consideraz­ione: “Gli attuali contatori funzionano perfettame­nte e consentono una facile lettura da parte degli utenti stessi; con la recessione in atto si dovrebbero evitare spese pubbliche non strettamen­te necessarie; la sostituzio­ne di apparecchi funzionant­i con sistemi più ‘tecnologic­i’ crea un inutile impatto ambientale, tanto più che questi ultimi sono dotati di batterie e sono progettati per una durata di soli 15 anni; e nonostante le rassicuraz­ioni dell’azienda interessat­a, secondo cui la potenza di trasmissio­ne del modulo radio in questione sarebbe ‘fino a 200 volte più debole della potenza di trasmissio­ne di uno smartphone standard’, ciò porterebbe comunque a un ulteriore inquinamen­to elettromag­netico ai danni di un numero sempre crescente di persone elettrosen­sibili”. Pertanto, al governo pone 4 domande: “L’implementa­zione di tali sistemi è prevista in tutti i Comuni del Cantone Ticino? A quanto ammontano i costi della medesima? I costi saranno a carico dei Comuni o del Cantone? Gli utenti contrari a tale implementa­zione sono sufficient­emente informati del fatto che hanno la possibilit­à di opporvisi?”.

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