Addio a Carl Andre, pioniere del minimalismo
Carl Andre, lo scultore minimalista alla cui opera fece ombra l’accusa di aver ucciso la terza moglie, è morto a 88 anni in un centro per cure palliative a Manhattan. Lo ha reso noto la galleria Paula Cooper che lo aveva rappresentato per anni. Andre era considerato un pioniere del minimalismo, famoso per installazioni come ‘Equivalent VIII’, una pila di 120 mattoni collocati come un grande parallelepipedo sul pavimento di una galleria, ma aveva acquistato notorietà anche per essere stato tra i sospettati dell’assassinio della moglie Ana Mendieta, 36enne artista cubano-americana morta nel 1985 dopo una caduta dal 34esimo piano. Carl Andre era nato in Massachusetts e aveva studiato arte da ragazzo pur considerandosi “un pessimo pittore e un disegnatore senza speranze”. Aveva però trovato la sua vena nella scultura utilizzando materiali abbandonati. Tra i membri del minimalismo era considerato il più austero, perché lavorava su una gamma limitata di metalli assieme a granito, legno e mattoni. Le sue creazioni erano fatte per essere calpestate, così da consentire una esperienza anche corporea: oggi questa pratica non è più permessa da chi le espone per timore che le opere si deteriorino. Dopo le prime mostre negli anni Sessanta alla Tibor De Nagy Gallery di New York, nel 1970 il Guggenheim gli aveva dedicato una retrospettiva. Un’altra retrospettiva era arrivata nel 2014 al Dia:Beacon, nella valle dell’Hudson, sempre nello Stato di New York, dopo la quale il collega scultore Richard Serra aveva dichiarato che le innovazioni di Andre “avevano fondamentalmente cambiato il corso della scultura”. Le opere di Andre erano però scomparse per due decenni da musei e gallerie per la morte di Mendieta, sposata otto mesi prima, dopo una notte passata a bere in un appartamento al 34esimo piano di un palazzo di Greenwich Village. In una telefonata ai servizi di emergenza, lo scultore aveva riferito che i due avevano litigato, che la moglie era andata in camera da letto e che lui l’aveva seguita senza però riuscire a impedire che ella si buttasse dalla finestra. Per la polizia, la versione dei fatti sarebbe stata diversa: Ana sarebbe andata in camera da sola; quando Andre la raggiunse, la finestra era aperta e di lei non vi era più nessuna traccia. Gli avvocati dell’artista avevano sostenuto la tesi della caduta accidentale o del suicidio. Andre fu assolto, ma il mondo dell’arte rimase diviso e il caso divenne emblematico per il movimento femminista, riacquistando poi slancio di recente, all’epoca del #MeToo.