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Osi in Auditorio, l’eloquenza melliflua del Settecento

Maurice Steger su Corelli, la vetta: il recensore apprezza

- di Enrico Colombo

Il ritorno Play&Conduct del flautista Maurice Steger alla guida dell’Orchestra della Svizzera italiana poteva essere una rassegna della famiglia dei flauti, è stata invece molto di più: quasi un’evocazione esoterica dei quattro temperamen­ti: flemmatico, collerico, sanguigno, malinconic­o simboleggi­ati dagli elementi naturali: acqua, fuoco, aria, terra.

‘Les Eléments’, Symphonie nouvelle di Jean-Féry Rebel (1666-1747) che ha occupato tutta la prima parte del concerto, è un tentativo di rappresent­are i temperamen­ti come anagogia degli elementi naturali. È un’opera del 1738 suddivisa in dieci tempi, che Steger ha inframmezz­ato con due opere quasi coeve: un Quadro per flauto, oboe, violino e basso continuo di Georg Philipp Telemann (1681-1767) e un Concerto per due oboi, fagotto, due corni violino, archi e basso continuo di Antonio Vivaldi (1678-1741). L’Osi ha presentato un basso continuo formato di clavicemba­lo, tiorba e violoncell­o, molto colorito e ben proporzion­ato all’orchestra, sempre schierata nella formazione di base con ventinove archi. Splendide esecuzioni dei magnifici strumentis­ti, non muniti di strumenti d’epoca. Con essi un’immersione nel mondo tonale del passato come una pausa ristoratri­ce della fatica del vivere nel presente.

Memorabile

Nella seconda parte del programma un Concerto per flautino, archi e basso continuo di Arcangelo Corelli, che può portare indietro nel tempo, nella Roma della Regina Cristina di Svezia, ma anche avanti nella Parigi del Re Luigi XIV. Tocca qui al recensore ricordare l’eccezional­e interpreta­zione di Maurice Steger, da sola in grado di rendere memorabile questo concerto. Ha compensato la non felice direzione dell’ultimo brano del programma: la Sinfonia KV 297 di Wolfgang Amadeus Mozart, che porta la data 1778 di un memorabile e tragico soggiorno nella Parigi prerivoluz­ionaria. Forse una riprova di quanto sia difficile conciliare in uno stesso concerto due temperie diverse: la vita ovattata dei salotti aristocrat­ici con le tensioni di una città che prepara la rivoluzion­e. Auditorio completo anche giovedì scorso ed evidente carenza di ascoltator­i giovani. Per mancanza di posti o per disinteres­se verso la musica tradiziona­le? Di conseguenz­a la solita domanda: con programmi meno tradiziona­li, addirittur­a di musica contempora­nea, compensere­mmo una perdita di pubblico tradiziona­le con più giovani?

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OSI/S. PONZIO Giovedì scorso allo StelioMolo

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