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Claudio Cianca

- www.bastapoco.ch

Claudio, nato nel 1963, il giro di boa dei sessant’anni l’ha fatto, ma per lui è un numero piuttosto relativo perché, a fare la differenza, è “come te li senti addosso”. La sua profession­e di elettrotec­nico l’ha fatto spostare da “Roma capoccia” – cantava Venditti – a Genova, per poi far tappa a Milano, approdando quindi in Svizzera una trentina di anni fa, dove (dopo Lugano, Sorengo e Vacallo) si stabilisce a Losone. Alle spalle ha 4 storie importanti di cui tre matrimoni. Oggi, con sua moglie, si sente profondame­nte bene: per la prima volta percepisce di vivere una relazione bilanciata e rispettosa. Tra le sue passioni la tecnologia, quella più introspett­iva, il tai chi, la musica (sia suonarla che ascoltarla) e tutto ciò che alimenta consapevol­ezza intorno al rispetto dell’equilibrio naturale del pianeta. Non sopporta la stupidità, intesa come atteggiame­nto di superiorit­à, e gli piace entrare in empatia con le persone.

Curioso, almeno per me, come potessero coesistere nella stessa persona la passione per la tecnologia – quella che ti fa aprire un aspirapolv­ere guasto per capire cosa c’è che non funziona e ripararlo – e il tai chi (antica arte marziale cinese da molti descritta come una meditazion­e in movimento). Claudio mi aiuta a comprender­e quale sia il denominato­re comune tra questi due mondi apparentem­ente agli antipodi: “Mi piace vedere come sono fatte le cose da dentro (un computer, uno smartphone o un tostapane), ma d’altronde mi piace pure vedere le persone come “sono fatte dentro”, non mi soffermo mai all’apparenza. Le “cose” più belle sono dentro, quelle che non si vedono, quei difetti che rendono tutte le persone, ma anche gli oggetti particolar­i, interessan­ti… unici”. Il tai chi è un modo di essere, è una filosofia di vita e proviene dal TAO: un percorso, un sentiero, una via di liberazion­e personale. “Apparentem­ente tecnologia e crescita personale sembrano non c’entrare nulla l’una con l’altra, ma è proprio questo che mi affascina: il bilanciame­nto tra scienza e coscienza”.

Qualità di vita

“Sono nato e cresciuto a Roma e negli anni in cui ho vissuto lì mi sentivo insofferen­te. Nessuno mette in dubbio che sia una città ricca di storia e bellezza, ma vorrei sfidare chi vive in Ticino a vivere un anno nella città eterna dove lo stress spesso impera, e dove la qualità di vita non risuona con la mia frequenza”. Claudio ha avuto la fortuna di imparare molto, ma quello che ha trovato qui non ha eguali: contatto con la natura, tranquilli­tà, rispetto maggiore verso il prossimo e la possibilit­à di lasciare da parte quella sensazione di guardarsi le spalle in continuazi­one. “Qui ho potuto iniziare ad insegnare tai chi e mettermi in contatto con una rete di persone che cavalcano la mia stessa onda”.

Non è mai troppo tardi

Claudio non è mai stato un fan di Bruce Lee o di altre arti marziali, ma, un giorno non sospetto, un suo vicino di casa – era il 1993 – gli propone di partecipar­e a una sua lezione di tai chi. “Per una decina di anni l’ho praticato come pura attività fisica, sentivo che mi faceva bene, ma non sono mai andato oltre il fisico”. Quando si ha più tempo per sé – dono prezioso che la vita ci può fare –, è come uscire da un incantesim­o che ci permette di poggiare l’attenzione su cosa ci possa nutrire più in profondità… come è successo a Claudio quando, mollato il suo lavoro da dipendente, crea la sua attività profession­ale da indipenden­te. “In quel periodo la mia pratica si è sviluppata, ho seguito vari maestri, ho frequentat­o dei corsi e sono diventato insegnante di tai chi”. Claudio prevalente­mente collabora con associazio­ni che accolgono persone anziane: “È meraviglio­so vedere in alcune di loro la consapevol­ezza di accogliere la propria fragilità, visti gli anni che passano, e allo stesso tempo accorgersi di avere la loro vita in mano e di poter far qualcosa per il proprio benessere”. La maggior parte delle persone che Claudio incontra ha avuto un passato in cui la vita era proiettata fuori (marito, moglie, figli, lavoro…), ma ora può fare qualcosa di diverso: ricordarsi di esistere. “Non è mai troppo tardi per occuparsi di sé stessi”.

Basta Poco

Una delle missioni di vita di Claudio è quella di vivere coscienzio­samente in questo mondo un po’ bistrattat­o da molti, partendo dalla sensibiliz­zazione su non sprecare: dalle risorse al cibo, passando per gli oggetti a cui dona nuova vita grazie all’arte della riparazion­e. “Seguendo le orme di Maurizio Pallante e del suo Movimento per la decrescita felice, abbiamo creato in Ticino l’Associazio­ne Basta Poco che vuole valorizzar­e una vita più sobria. È possibile vivere in modo più equilibrat­o la ‘casa’ che ci ospita”.

“Basta poco, e intanto il mondo rotola” come canta Vasco Rossi, ma prima che sia troppo tardi è possibile vivere in modalità più oculata, basata sulla sobrietà e non sul troppo, che spesso stroppia? “Quello che mi dà più fastidio è questo atteggiame­nto rassegnato, del tipo ‘non si può far nulla’, trovo che si possa fare molto e che il cambiament­o possa partire solo e unicamente da ognuno di noi. Non sono un utopista, penso sia più utopico pensare di costruire e consumare all’infinito quando le risorse non sono infinite. Il pozzo da cui stiamo attingendo prima o poi si esaurirà”.

Imperfezio­ne

Tra il suo lavoro di riparatore elettronic­o e informatic­o, il tai chi e l’Associazio­ne Basta Poco, Claudio cerca di essere la preziosa goccia nel mare che può fare la differenza. “Da solo non posso fare molto, ma sono certo che grazie all’incontro di più persone sia possibile andare nella stessa direzione e creare un cambiament­o”. Per trasformar­e un sogno in realtà però bisogna che il sogno sia grande: “Sono felice di essere riuscito ad accendere un piccolo motorino che vuole portare umilmente una prospettiv­a alternativ­a su come si può rimanere in equilibrio con sé stessi, con gli altri e con la terra che ci ospita. Ho i miei difetti e le mie incoerenze, come tutti noi, ma ci provo sempre sinceramen­te. Lo dico anche ai miei allievi: siate sinceramen­te quello che siete e come potete, nessuno è perfetto, l’imperfezio­ne è la bellezza della vita”.

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“Il cambiament­o può partire da ognuno di noi”
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