Berna, i suoi orsi e un passato guerrafondaio
Sarà anche un re decaduto in Europa, scalzato dal leone, come scrive il medievista Michel Pastoureau, ma l’orso qui a Berna rimane una star. Lo si trova ovunque, nelle stampe dell’Historisches Museum, nello stendardo cittadino, nella bandiera del Cantone, nello stemma e nome della squadra di hockey su ghiaccio. D’altronde ci sembra abbastanza logico se pensiamo che il nome stesso della città proverrebbe proprio da quello del plantigrado ( Bär). Usiamo il condizionale perché in realtà l’etimologia è controversa. Il nome della capitale della Confederazione potrebbe trarre origine da berna, termine celtico che significa “fossato”. Ci sono altre ipotesi, ma a noi in fondo non interessa più di quel tanto, perché l’animale araldico ha di fatto conquistato nei secoli il diritto di essere considerato il vero e unico depositario dell’origine del toponimo! In una splendida miniatura della Spiezer Chronik, testo tardomedievale di Diebold Schilling che narra la storia della città di Berna, vediamo un esercito di orsi con tanto di lance, alabarde, tamburi, pifferi, reggere una bandiera che ha quale stemma araldico… un orso. È una rappresentazione particolarmente emblematica della battaglia di Laupen in cui nel 1339 d.C. la fanteria bernese sconfisse la potente cavalleria asburgica. La leggenda vuole che Berthold V von Zähringen scelse il nome della città che fondò nel 1191 d.C. traendo ispirazione da una battuta di caccia in cui catturò o uccise un orso. Il centro storico di Berna è di impianto chiaramente medievale, anche se la innere Stadt, avvolta dall’ansa del fiume, Patrimonio mondiale dell’Unesco, è di fatto nei suoi edifici risultato di una serie di intelligenti ristrutturazioni iniziate nel XVIII secolo. Per ammirare la struttura urbana che integra esemplarmente passato e modernità, val la pena salire i 344 gradini del campanile della cattedrale quattrocentesca, il più alto della Svizzera. La riforma protestante, alla quale Berna aderì nel 1528, si tradusse in una parziale spoliazione della chiesa. Furono rimossi affreschi, altari, statue e due organi (che Ulrico Zwingli tacciava con poco senso del ridicolo di “cornamuse del diavolo”). Ma non tutto è andato perso: sono sopravvissuti affreschi, statue, vetrate e soprattutto il portale, magnifica rappresentazione del giudizio universale con centinaia di figure scolpite di martiri, angeli, profeti. La magnificenza di quest’edificio ci ricorda quanto la città, che oggi sembra incarnare con le sue consumate consuetudini la proverbiale tranquillità e il consenso sociale elvetici, fosse una vera potenza nel basso Medioevo e negli albori dell’epoca moderna. Berna per decenni è stata la più importante città-Stato del Nord delle Alpi. E pure una potenza guerrafondaia! Fondata come Thun o Morat dai Von Zähringen, una volta estinta questa dinastia, divenne nel 1218 d.C. grazie al grande Federico II una libera città imperiale. Berna si allarga, la sua è una progressione inarrestabile: il XIV secolo è quello che la vede emergere come potenza regionale: oltre a Friburgo, i suoi principali avversari sono gli Asburgo-Austria e i Von Kyburg. Nel 1353 d.C. (data teorica fissata ben più tardi dalla storiografia) entra nella Confederazione come ottavo Cantone. Berna – sempre più “imperialista” – strappa i possedimenti dei Kyburg a Burgdorf e Thun, si schiera con la Savoia contro le decanie (suddivisioni territoriali) dell’Alto Vallese, occupa Argovia e ne fa un suo baliaggio nel 1415. Nel 1539 d.C. Berna annette anche il Canton Vaud e altri territori, raggiungendo l’apice della sua potenza. Ci penseranno i francesi nel 1798 a tarparle le ali, a sottrarle sia Vaud sia Argovia, a rubarle il tesoro pubblico e… gli orsi! Assurge a capitale federale de
facto della Confederazione nel 1848, viene preferita a Zurigo e Lucerna che in uno squisito spirito confederale otterranno in cambio il Politecnico federale, rispettivamente il Tribunale amministrativo federale.