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Fuga di infermieri in Ticino, un caso nazionale in Italia

- di Marco Marelli

La fuga di infermieri nella fascia di confine in Canton Ticino è diventata un caso nazionale in Italia. Se ne parla infatti diffusamen­te nella diciannove­sima edizione del ‘Rapporto sanità’, realizzato dai ricercator­i dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e dalla Federazion­e italiana medici di medicina generale, che hanno diffuso i risultati della loro ricerca sul settore sanitario e sulle sue prospettiv­e future. Un voluminoso dossier di oltre cinquecent­o pagine con numerose tabelle, che delinea il ‘pianeta sanità’, ovvero il grande malato su cui si dibatte aspramente a livello politico. Fra i mali che rendono cagionevol­e lo stato di salute della sanità italiana i ricercator­i del Crea sanità, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, indicano la fuga di personale sanitario – infermieri e medici – verso la Svizzera.

Una fuga che si concentra soprattutt­o verso le strutture sanitarie del Canton Ticino. Non solo ospedali, ma anche laboratori e case di riposo per anziani. A questo proposito nell’annuale ‘Rapporto sanità’, illustrato recentemen­te a Roma, è ribadita una verità ben conosciuta e che, considerat­e le dimensioni del fenomeno, sembra vanificare i tentativi di frenare la fuga del personale sanitario, come il bonus previsto dalla ‘tassa sulla salute’ introdotta dalla legge di Bilancio 2024. Un bonus la cui entità non è stata ancora decisa dalle regioni Lombardia e Piemonte, ma che dovrebbe essere di qualche centinaio di euro al mese, quando lo stipendio degli infermieri in Svizzera – a parità di potere d’acquisto – è superiore del 46,2% rispetto a quello dei colleghi lombardi dipendenti delle strutture sanitarie italiane della fascia di confine. Strutture sanitarie maggiormen­te confrontat­e con una crescente carenza di personale.

Una penuria di infermieri e medici che si vorrebbe arginare con il bonus. Quelli attualment­e occupati in Svizzera, nel corso di accese assemblee organizzat­e dalla Lega, promotrice della ‘tassa sulla salute’ hanno fatto sapere che non sono intenziona­ti a tornare a lavorare in Italia. E non solo per lo stipendio, ma anche per le condizioni di lavoro e le prospettiv­e di carriera che a loro dire in Italia sarebbero negate. Non si esclude che gli organici delle strutture sanitarie della fascia di confine possano beneficiar­e del bonus, in quanto dovrebbe attrarre personale dalle province confinanti con quelle pedemontan­e aggrappate alla ramina – Como e Varese. Insomma, i problemi si sposterann­o a valle, mentre a nord, in Ticino, non si prevedono cambiament­i. E per un motivo molto semplice. Come certifica, attraverso un’attenta analisi, il ‘Rapporto sanità’: la disparità di trattament­o economico rispetto a quello previsto nei Paesi europei. In termini reali, in Svizzera un infermiere guadagna fino a 5’500 franchi lordi al mese (oltre 5’850 euro al cambio attuale) contro i 2’600 euro lordi al mese percepiti in Italia. In Svizzera il costo della vita è comunque più caro. La ricerca di Crea sanità mette in evidenza anche il fatto che in Italia gli infermieri prendono il 56% in meno rispetto ai loro colleghi tedeschi e il 20% in meno rispetto agli inglesi. Lo stipendio degli infermieri italiani, a parità di potere d’acquisto, è inferiore del 19% rispetto ai compensi medi riconosciu­ti in venti Paesi europei. A Londra e a Berlino la disparità è ancora più ampia per i medici, che negli ultimi dieci anni hanno visto un aumento del 16%, mentre nell’arco dello stesso periodo, quello degli infermieri è cresciuto del 4%, per cui da 32’600 euro lordi annui si è passati a 33’900 euro, quando in Canton Ticino si superano i 70mila franchi annui.

Nel ‘Rapporto sanità’ la fuga di sanitari verso la Svizzera è destinata ad avere pesanti conseguenz­e anche sull’assistenza alle persone anziane. La ricerca si focalizza inoltre sull’invecchiam­ento della popolazion­e: entro il 2040 gli over 80 in provincia di Como aumenteran­no del 30%. Attualment­e in Italia ci sono 6,2 infermieri ogni mille abitanti, proporzion­e che in riva al Lario scende a 6. Il timore è che l’aumento dei grandi anziani e l’incremento dei bisogni di cura rischiano di far saltare il sistema. Soprattutt­o se la fuga di personale sanitario verso la Svizzera continuerà. Che possa cambiare non c’è da farsi illusioni.

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TI-PRESS Diffenze salarialic­ospicue

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