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Tra filantropi­a e sviluppo economico

- di Andrea Togni, candidato Plr al Municipio di Lugano

Dall’inizio del nuovo millennio, il settore delle biotecnolo­gie ha vissuto un’accelerazi­one notevole. In particolar­e, grazie anche alla mappatura del genoma umano, le recenti innovazion­i nella terapia genica segnano un progresso significat­ivo nella ricerca anche oncologica, rafforzand­o la posizione delle aziende biotech e confermand­o il ruolo degli investimen­ti come motore di innovazion­e.

Una parte rilevante di questi investimen­ti proviene da soggetti privati, che vedono nel biotech non solo un’opportunit­à finanziari­a, ma anche un modo per contribuir­e, con spirito filantropi­co, a importanti scoperte mediche. Esempio di questo approccio solidale è il libro “La medicina di Dio” ( www.andreatogn­i.ch/libro), i cui ricavati sono destinati alla ricerca contro i tumori, coerenteme­nte con l’idea di ‘impact investing’. Quest’ultimo mira a generare impatti sociali e ambientali positivi, come lo sviluppo di nuove cure oncologich­e, offrendo al contempo un ritorno economico.

Alcuni investitor­i si focalizzan­o sull’efficienza energetica o su tecnologie ecologiche (come il “cleantech” o la “smartmobil­ity”, nuova frontiera della ricerca da applicare in una città congestion­ata dal traffico come Lugano), mentre altri puntano alla ricerca oncologica nel campo biotecnolo­gico. Spesso, questi trattament­i innovativi nascono dall’intuizione di ricercator­i universita­ri o di istituti di ricerca, che per sviluppare ulteriorme­nte le loro idee, devono ricorrere a finanziame­nti privati.

In questo panorama, anche la politica può svolgere un ruolo chiave. Il Ticino, ad esempio, non è solo un luogo ideale per vivere, ma anche un terreno fertile per promuovere politiche economiche che stimolino la crescita di università (Usi, Supsi...) e istituti di ricerca (Iosi, Irb, Eoc...), attraggano ricercator­i e startup, e generino un circolo virtuoso di sviluppo scientific­o ed economico.

C’è anche necessità di rafforzare la cultura degli investimen­ti attraverso veicoli specifici (venture capital), tipicament­e anglosasso­ni, ma essenziali per lo sviluppo di nuove tecnologie e realtà produttive. Senza trascurare l’opportunit­à di destinare parte degli investimen­ti pubblici a favore di iniziative innovative che scelgono di stabilirsi nel nostro territorio.

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