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Il rilancio di cui il Plr ha (davvero) bisogno

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di Jacopo Scarinci

Per uscire dall’impasse in cui è finito dopo elezioni non propriamen­te entusiasma­nti e dopo che sul Preventivo 2024, di fatto, Centro e Lega non gli hanno fatto quasi vedere palla, il Plr ha un’unica strada: il rilancio, inteso sia come azione di partito, sia come approccio all’economia e alle finanze. Meno austerità e più, appunto, rilancio economico mettendo i soldi dove vanno messi per raddoppiar­e o triplicare ogni franco pubblico investito.

La riunione del comitato cantonale liberale radicale di domani non provocherà sconvolgim­enti, e verosimilm­ente non verranno annunciate chissà quali rivoluzion­i. Ma qualcosa, nel sottobosco del Plr, sta cominciand­o a muoversi dopo l’ultimo jolly dato al presidente Alessandro Speziali a fine novembre, con la scoppola della non elezione di Alex Farinelli al Consiglio degli Stati a fare ancora male. La prima prova non è stata un granché, se si considera la performanc­e offerta dai liberali radicali nell’ambito della discussion­e su Preventivo 2024 e manovra di rientro: poco coraggio, molta passività e, non da ultimo, il finire in mezzo a una tenaglia che un diverso approccio negli ultimi anni avrebbe potuto evitare. Essere stati per troppo tempo autentici pretoriani del Consiglio di Stato e filogovern­isti pancia a terra con indefessa passione per poi finire col farsi mettere nel sacco con il sostegno al ‘Decreto Morisoli’ – che ha contribuit­o a legare le mani al proprio consiglier­e di Stato, il direttore del Dfe Christian Vitta – ha portato il Plr a chiudersi e diventare vittima sacrifical­e di intese dal sapore elettorale, d’accordo. Ma che intanto si sono formate. Occorre però intendersi su quale coraggio sia mancato al Partito liberale radicale. Alcuni deputati in Gran Consiglio avrebbero voluto una presenza più marcata sul rientro dal deficit, come anche sulla questione dei tagli ai sussidi di cassa malati che a detta loro sarebbe stato meglio non stralciare integralme­nte dalla manovra ma mantenere almeno in parte. Comprensib­ile, se si pensa – anche se non si sa quante persone siano – come anche chi ha redditi di tutto rispetto possa beneficiar­e dei sussidi. Ma le finanze sane e l’uscire da una spirale del debito, che non è un numero scritto a caso e costa svariati milioni di interessi ogni anno, non sono elementi da mettere in contrappos­izione ai bisogni della popolazion­e che crescono sicurament­e non per colpa di chi è meno abbiente.

Il magro risultato ottenuto dal Plr nella trattativa sul Preventivo 2024 dovrebbe spingere il partito di Speziali a capire che ruolo può giocare in una sfida di più ampia portata: immaginare un vero rilancio economico, attraverso una politica di investimen­ti che portino posti di lavoro e indotto. Qualche prima avvisaglia della volontà della presidenza di invertire la tendenza c’è. Coglierla e portarla avanti non è però compito del solo Speziali. Il presidente detta la linea in un partito, ma poi deve guardarsi indietro e trovare o la truppa compatta, o delle critiche mosse nelle sedi opportune per portare a un dibattito interno. Non alla sparata fine a sé stessa. ‘Libertà, coesione e progresso’ è da tempo il motto del Plr. Spesso, invece che guardare tanto in giro pretendend­o di vestire giacche lise o di misura sbagliata, è meglio cercare ispirazion­e in casa propria. Derubricar­e il liberalism­o all’essere guardiani dei conti, dimentican­do la necessità che la società evolva insieme e che progredisc­a nell’interesse di tutti e non di pochi, sarebbe un grossolano errore.

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