Hamas: accordo solo se finisce la guerra
Israele annuncia: ‘Avviato l’allagamento dei tunnel dei terroristi’. Blitz con soldati travestiti da medici in un ospedale di Jenin: uccisi tre miliziani
Tel Aviv – La proposta dei mediatori è sul tavolo delle parti e si continua a trattare. Hamas ha fatto sapere di aver ricevuto lo schema d’intesa e che una sua delegazione sarà da oggi a Parigi per discuterla. Ma il suo leader Ismail Haniyeh ha tracciato la cornice entro la quale si muoverà la risposta della fazione. “La priorità – ha spiegato – è fermare l’aggressione a Gaza e il completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia. Siamo aperti a discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica”, a condizione che porti a una “cessazione completa” della guerra.
Un accordo, ha proseguito Haniyeh, che garantisca il ritorno a casa delle persone “costrette a sfollare dall’occupazione, la revoca dell’assedio e la realizzazione di un serio processo di scambio di prigionieri”. Sulla stessa lunghezza d’onda il capo della Jihad islamica di Gaza che ha in mano ostaggi israeliani. L’organizzazione, ha sottolineato Ziad al-Nakhala, non negozierà accordi sui rapiti se non ci sarà un “cessate il fuoco globale e un ritiro delle forze israeliane da Gaza”.
Le tre fasi
Secondo alcune indiscrezioni fatte trapelare da Hamas, la bozza di accordo prevede tre fasi con il rilascio di ostaggi e detenuti palestinesi. Nella prima fase sarebbero liberati donne, bambini e anziani israeliani; nella seconda tutti i soldati dello Stato ebraico; nella terza ci sarebbe la restituzione dei cadaveri. Le parti metterebbero fine alla guerra (Hamas si è detto disponibile a farlo anche “per gradi”) nel corso delle tre fasi. La stessa fonte ha spiegato che non è stato ancora deciso invece il numero dei detenuti palestinesi che Israele dovrebbe rilasciare. Fonti arabe parlano dell’inizio del mese di Ramadan, l’11 marzo, come una data possibile per la fine dei combattimenti.
Netanyahu fa il duro
“Non ritireremo l’esercito da Gaza e non libereremo migliaia di detenuti palestinesi, niente di tutto questo accadrà”, ha però avvertito il premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’altolà arrivatogli dalla destra radicale presente nel suo governo. Un’intesa con Hamas sarebbe “irresponsabile”, ha tuonato infatti il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, che ha minacciato “la spaccatura del governo”.
Al 116esimo giorno di guerra i morti nella Striscia – secondo il Ministero della sanità di Hamas, che non distingue tra civili e miliziani – sono arrivati a 26’751, con 65’636 feriti.
Operazione stile ‘Fauda’
Con un’operazione in stile Fauda, la serie tv che ha spopolato nel mondo, membri di un’unità d’élite israeliana travestiti da medici e accompagnati da una donna dei servizi segreti in abiti palestinesi hanno fatto irruzione in una stanza dell’ospedale Avicenna di Jenin e in una manciata di minuti hanno freddato nei loro letti tre miliziani ricercati per terrorismo. Nessuno dei degenti si è accorto di nulla, perché per le esecuzioni sono state utilizzate pistole con il silenziatore. Quando è scattato l’allarme, gli agenti erano già rientrati in territorio israeliano, distante da Jenin pochi minuti di automobile. L’obiettivo principale del blitz era Mohammed Jalamneh. Ancora pochi giorni fa compariva, incappucciato, in un video in cui si presentava come “leader e portavoce militare del battaglione di Jenin delle Brigate Ezzeidin al-Qassam”, l’ala militare di Hamas. Da alcuni giorni – assieme a due miliziani della Jihad islamica, Mohammed e Basel Ghazawi – si nascondeva all’interno del nosocomio nella convinzione, secondo quanto affermato dall’esercito, di aver trovato lì un riparo sicuro.