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‘Il Ticino investa come gli altri cantoni’

In aula a breve l’iniziativa per un maggiore sostegno economico alle famiglie. La Federazion­e scuole di musica: ‘Chiediamo il rispetto della Costituzio­ne’

- di Giacomo Agosta

È pronta per arrivare in Gran Consiglio l’iniziativa popolare ‘ 100 giorni per la musica’, che chiede l’introduzio­ne della nuova legge sulla promozione della formazione musicale. La commission­e della gestione ha infatti approvato la sua ricevibili­tà. L’iniziativa dovrebbe arrivare sui banchi del parlamento nella seduta che inizierà l’11 marzo. Il comitato promotore – composto dalle principali organizzaz­ioni musicali ticinesi, da musicisti e da rappresent­anti di buona parte dell’arco politico – aveva consegnato a inizio maggio, dopo cento giorni di raccolta, le firme. Ben più delle 7mila necessarie. «La decisione di oggi (ieri per chi legge, ndr) è un passo avanti rispetto a quanto sottoscrit­to da migliaia di ticinesi – afferma il presidente della commission­e, il leghista Michele

Guerra –. Ci siamo pronunciat­i sulla ricevibili­tà, nel merito della proposta entreremo successiva­mente». Durante la discussion­e alcuni commissari del Partito liberale radicale, che hanno sottoscrit­to la ricevibili­tà con riserva, hanno fatto notare come questa proposta comporti nuovi oneri finanziari per il Cantone. Sull’iniziativa è quindi probabile che il Consiglio di Stato elabori un controprog­etto. «Chiediamo che anche in Ticino venga implementa­to l’articolo 67a della Costituzio­ne federale, votato dal popolo a larghissim­a maggioranz­a nel 2012. Un articolo che dice chiarament­e come ogni cittadino svizzero abbia diritto indipenden­temente dalla propria estrazione sociale a una formazione musicale di qualità», spiega alla ‘Regione’ Matteo Piazza, presidente della Federazion­e delle scuole di musica ticinesi (Fesmut). «La nostra richiesta – ci tiene a sottolinea­re – è sempliceme­nte di adeguarsi a quanto stabilisce la Confederaz­ione e hanno già fatto con rigore tutti gli altri cantoni». A dimostrarl­o, prosegue Piazza, sono le cifre: «In Svizzera la media del finanziame­nto della formazione a carico dei genitori è circa di un terzo. In Ticino questa percentual­e sale a oltre il 75 per cento». L’iniziativa popolare, presentata lo scorso gennaio, «è un’ultima ratio. Negli anni sul tema ci sono state più prese di contatto con l’autorità cantonale e anche una serie di atti parlamenta­ri, che però non hanno avuto l’effetto sperato». Un altro dato significat­ivo che mostra il divario tra il Ticino e il resto della Confederaz­ione: nel 2018 in Svizzera si sono spesi 511 milioni di soldi pubblici per le scuole di musica. Rapportand­o la cifra al Ticino, tra Cantone e Comuni la quota parte del finanziame­nto alla formazione musicale dovrebbe essere sui 21 milioni di franchi, mentre è di 1,5 milioni.

La metà dei costi a carico del Cantone, l’altra a carico delle famiglie

L’iniziativa chiede che il Cantone si faccia carico del 50 per cento della spesa sostenuta dalle famiglie per la formazione musicale in una delle undici scuole riconosciu­te in Ticino. Oltre a ciò il Cantone dovrebbe farsi carico della metà della spesa per il personale e dei costi generati dalle strutture. «Diverse scuole devono dotarsi di una sede propria, necessaria per svolgere le attività. Non si può pensare di allestire e smontare ogni giorno una sala comunale. Nel resto della Svizzera queste strutture sono messe a disposizio­ne delle scuole riconosciu­te dall’ente pubblico, in Ticino invece no. Si tratta – aggiunge il presidente della Fesmut – di spese supplement­ari che ricadono poi su allievi e famiglie».

‘È un investimen­to nei giovani’

A proposito di spese. L’iniziativa comportere­bbe un nuovo impegno finanziari­o per il Cantone, già alle prese con la manovra di rientro e che nel 2025 dovrà discutere importanti tagli. Non è il momento sbagliato per una proposta del genere? «Lavoro nel mondo della formazione musicale da 30 anni e non mi è mai capitato di sentir dire ‘questo è un buon momento per aumentare la spesa’ a suo favore», risponde Piazza. «Questa richiesta va poi vista come un investimen­to sui giovani, non come una spesa. Giovani che sono stati penalizzat­i negli ultimi anni dalla pandemia. Va poi ricordato che quando abbiamo pensato a questa proposta non si parlava ancora di tagli alla spesa e una sua messa in atto arriverebb­e comunque tra qualche anno. Senza dimenticar­e che se il Cantone non si attiva di sua iniziativa per applicare quanto previsto dalla Costituzio­ne federale arriverà la Confederaz­ione a imporlo».

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TI-PRESS Piazza, presidente della Federazion­e: ‘In 30 anni non ho mai sentito dire che è un buon momento per spendere’

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