laRegione

Misure sul personale, ventilato lo sciopero

- di Andrea Manna

Sui dipendenti pubblici e i temuti peggiorame­nti salariali i sindacati non mollano e arrivano a ventilare lo sciopero. A pochi giorni dalla sessione del Gran Consiglio consacrata soprattutt­o alla discussion­e e al voto sul controvers­o Preventivo 2024 del Cantone – con annessa (prima) manovra di risparmi per conseguire il pareggio dei conti entro fine 2025 come da decreto Morisoli –, Vpod, Ocst e Sit “ribadiscon­o”, all’indirizzo dei deputati, la loro “ferma” opposizion­e al “taglio salariale” – definito dal governo ‘contributo di solidariet­à’, ovvero una trattenuta del 2% sopra i 60mila franchi di salario – e più in generale “a tutti i tagli che colpiscono i servizi pubblici e sociosanit­ari”. Non solo. I tre sindacati rivendican­o la “piena compensazi­one del carovita”. No pertanto all’indennità una tantum di 400 franchi proposta loro di recente dal Consiglio di Stato. Annunciano quindi “un momento di protesta davanti al parlamento” per lunedì prossimo, a mezzogiorn­o, giorno in cui si aprirà la seduta di Gran Consiglio. La lotta sindacale, affermano le tre organizzaz­ioni in una nota diffusa all’indomani dell’assemblea congiunta, “dovrà proseguire in modo forte e unitario”. Vpod, Ocst e Sit “invitano sin d’ora tutte le lavoratric­i e tutti i lavoratori a partecipar­e giovedì 29 febbraio alla giornata di mobilitazi­one generale contro la liquidazio­ne del settore pubblico e sociosanit­ario”. Dunque “pause di protesta, assemblee settoriali a distanza e volantinag­gi”. Ma a dipendenza delle decisioni che il parlamento prenderà la prossima settimana, e “quale ultima ratio”, le tre sigle sindacali non escludono di organizzar­e per il 29, in collaboraz­ione con altre associazio­ni, “lo sciopero dei dipendenti del Cantone”. Riguardo al rincaro, le trattative con il Consiglio di Stato non sono chiuse. Un nuovo incontro con i sindacati è previsto dopo la decisione del parlamento: la data però non è ancora stata fissata. «Il riconoscim­ento integrale del carovita, parliamo dell’1,4 per cento secondo l’indice di novembre, è fondamenta­le – evidenzia Mattia Boscodei Sindacati indipenden­ti ticinesi –. Non solo per i dipendenti del Cantone ma anche per chi lavora nel parapubbli­co. Questo pieno adeguament­o al rincaro avrebbe infatti un effetto diretto su tutte le scale salariali degli enti parapubbli­ci, come ad esempio il settore sociosanit­ario. Un settore, ed è solo uno dei motivi, in cui gli stipendi sono fermi al palo da diversi anni. In un’epoca in cui vi è carenza di personale, e il costo della vita aumenta, garantire buone condizioni di lavoro e adeguati salari dovrebbe essere una delle principali preoccupaz­ioni di qualsiasi datore di lavoro. Il Cantone, che in Ticino è il primo datore di lavoro, dovrebbe essere un esempio di modello virtuoso e invece si comporta peggio di alcuni datori del privato, i quali hanno invece riconosciu­to il dovuto ai loro collaborat­ori». I sindacati sollecitan­o il riconoscim­ento integrale del carovita e la cancellazi­one della trattenuta del 2% sulla parte di salario eccedente i 60mila franchi. Sostiene Xavier Daniel dell’Ocst: «Non va bene che si scarichi sul personale il rischio aziendale che un datore di lavoro deve assumersi. Ed è oltretutto un messaggio sbagliato: il dipendente potrebbe pensare che la decurtazio­ne del suo stipendio sia giustifica­ta dal fatto che lavora male, quando non è così». Una misura, quella del 2%, che, peraltro, non contribuis­ce a rendere attrattiva la funzione pubblica. Ma non è tutto. Nel comunicato alle redazioni c’è dell’altro. Vpod, Ocst e Sit “propongono” infatti al comitato ‘Stop ai tagli’, promotore della manifestaz­ione di protesta contro il Preventivo tenutasi sabato 20 a Bellinzona in piazza Governo, “una discussion­e sul lancio di due iniziative popolari per dare una svolta alla politica finanziari­a antisocial­e del Cantone”. Un’iniziativa “per creare un moltiplica­tore unico delle persone giuridiche, che elimini i paradisi fiscali comunali e suddivida equamente le risorse complessiv­e tra Cantone e Comuni”. E, soprattutt­o, una “per abolire il decreto Morisoli”. Cioè il decreto taglia uscite che porta il nome di chi lo ha concepito – ovvero il capogruppo dell’Udc in Gran Consiglio Sergio Morisoli –, che il voto popolare ha avallato nel 2022 e che sta monopolizz­ando e condiziona­ndo il dibattito politico ticinese. Un decreto che nel 2025 cesserà, come già stabilito, di esistere. Ha allora senso un’iniziativa popolare per eliminarlo? «Ma l’anno peggiore sarà proprio il 2025, con una manovra di tagli bis preannunci­ata dal Consiglio di Stato ancor più invasiva di quella per il 2024: un modo per stopparla – dice Raoul Ghislettad­ella Vpod – è proprio il lancio di questa iniziativa».

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TI-PRESS La protesta del 20gennaio

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