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Bullismo digitale (e no), il Municipio ‘condanna’

La Città punta su prevenzion­e primaria e ‘Sbullo’

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Il Municipio di Lugano non ha esitazioni e “condanna in modo fermo ogni forma di molestia e di bullismo (online e offline)”. Sollecitat­o dal consiglier­e comunale del Centro Luca Campana (primo firmatario), l’esecutivo non si è sottratto dall’addentrars­i in una problemati­ca che permea anche le realtà locali e che rappresent­a, statistica di polizia (2022) alla mano, il 2,12 per cento della totalità dei reati di criminalit­à digitale in Svizzera – quindi una “minima parte” –, colpendo persone di tutte le fasce di età, con particolar­e riferiment­o a chi è tra i 20 e i 29 anni. Mentre è presente nel 15 per cento dei casi dei ragazzi tra i 10 e i 19 anni.

Una decina di interventi

Avvicinand­o il focus alla situazione luganese, sin qui la Città ha potuto contare su tre alleati preziosi, ovvero l’istituto scolastico, la polizia cittadina e la Divisione socialità, che operano nella quotidiani­tà, in prossimità e puntando sulla prevenzion­e. In effetti, fa sapere il Municipio rispondend­o alle interrogaz­ioni di Campana e cofirmatar­i, “nel corso dell’anno scolastico presso l’Istituto scolastico cittadino si è verificata una decina di interventi, su un totale di 123 classi – di scuola elementare, ndr –. La polizia cittadina, invece, riceve solo occasional­mente richieste di informazio­ni sulla prevenzion­e del bullismo. La Divisione socialità ha ricevuto una richiesta di collaboraz­ione da parte di una scuola media nell’affrontare la diffusione di video violenti durante l’anno scolastico 2022-2023”. Le segnalazio­ni giungono perlopiù da genitori e docenti, ma arrivano anche dalle stesse direzioni scolastich­e (ad esempio per le Medie). Le ragioni? “Nella maggior parte dei casi – si spiega – trattasi di situazioni legate a litigi o a comportame­nti di sopraffazi­one tramite strumenti di messaggist­ica digitale. Gli allievi stessi arrivano talvolta a esplicitar­e ai docenti o ai genitori i loro malesseri”. In ogni caso, “le situazioni rilevate in generale sono inerenti alla difficoltà nella gestione delle emozioni unitamente a quelle di gestione delle relazioni interperso­nali, a causa della mancanza di strumenti attivi”.

Come reagisce l’autorità? Facendo leva su campagne informativ­e o programmi come ‘Sbullo’, ora ribattezza­to ‘(Cyber)Sbullo’, “che ha dimostrato la propria validità negli anni, sarà riproposto negli anni a venire e costanteme­nte aggiornato con la collaboraz­ione del Gruppo visione giovani della Polizia cantonale, con un’attenzione crescente al cyberbulli­smo, ma anche con un’attenzione particolar­e ai genitori”. Con la collaboraz­ione in particolar­e della Fondazione Aspi, si sta altresì valutando “anche la possibilit­à di implementa­re l’offerta formativa per i docenti nell’ambito della formazione continua”.

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TI-PRESS Un fenomeno dacontener­e

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