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Delitto di Malnate, il presunto omicida nega

- M.M.

Otto minuti per raccontare la propria verità, negare di aver ucciso il 22 luglio 2022, con nove colpi alla testa, la 73enne pensionata ex frontalier­a in Ticino, trovata morta a Malnate, nel suo appartamen­to di una casa di corte. È la verità del 67enne varesino accusato di reati che prevedono il fine pena mai. Nel corso della breve udienza in Corte d’Assise di Varese, l’uomo ha rilasciato spontanee dichiarazi­oni in aula, ultimo atto di un’istruttori­a processual­e attraversa­ta da drammatici momenti.

Ha ricostruit­o la giornata dell’omicidio e affermato di aver rubato i telefoni a casa della donna perché l’aveva chiamata e, avendo precedenti penali, non voleva che vi fosse un collegamen­to con lui. “Sono entrato in casa dopo aver bussato perché non rispondeva, c’era la radio accesa, sono entrato e le ho preso una mano: era in un lago di sangue. Quando mi stavo allontanan­do sulle scale ho incontrato e salutato un uomo, che avevo visto altre volte”. L’uomo è un vicino di casa della pensionata, la cui testimonia­nza è un punto fermo dell’accusa.

I preziosi che il presunto omicida ha venduto in un Compro Oro per pagarsi una vacanza al mare e che per l’accusa aveva rubato all’ex frontalier­a? “Erano miei” ha affermato. A inizio udienza è stato analizzato il vaso ritenuto arma del delitto e l’agenda del presunto omicida. Si torna in aula per la discussion­e il 14 febbraio. Interverra­nno i legali di parte civile (il figlio della vittima, imprendito­re edile nel Mendrisiot­to che il giorno del delitto trovò la madre senza vita), l’accusa che formulerà la richiesta di condanna e l’avvocato difensore. La sentenza è prevista per il 28 febbraio.

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