laRegione

Gelido coro di non risposte

- di Marino Molinaro

“Arrivati al capolinea di Bellinzona con l’ultimo treno della sera, temendo di essere notati si sono sparpaglia­ti tra i marciapied­i della stazione e i sottopassa­ggi per trascorrer­e qualche ora, chissà se di sonno o di ansia, per poi riprendere all’alba il viaggio verso nord” salendo sul primo convoglio del mattino. Era il 25 agosto scorso quando da queste colonne la consiglier­a comunale Margot Broggini affrontava il tema dei migranti che attraversa­no la Svizzera partendo da Milano con meta il Nord Europa in cerca di asilo. Spiegava di averli visti “muoversi con discrezion­e e assoluta attenzione” e “sospendere il respiro per svanire ulteriorme­nte”. Due mesi dopo, con l’arrivo dei primi freddi, in un’interpella­nza i Verdi hanno chiesto se fosse possibile fare qualcosa per evitare loro di trascorrer­e notti all’addiaccio. La risposta è stata una non risposta corale più gelida dell’inverno. Le Ffs ci hanno spiegato che “non risulta un problema sistemico”. Nei confronti di chi pernotta su panchine o per terra “la Polizia dei trasporti applica il regolament­o della stazione che non permette questo genere di attività”. Ma c’è almeno un locale dove sostare nottetempo al riparo e in attesa del prossimo treno? “Le Ffs sono un’azienda di trasporto e non si occupano di migrazione. La invito a rivolgersi alle autorità competenti”. Sarebbe bastato indicarci che la sala d’aspetto è aperta dalle 6 alle 22, che gli attigui wc a pagamento lo sono dalle 6.30 alle 21.30 e che in fondo al marciapied­e fra i binari 2 e 3 c’è un locale vetrato sempre accessibil­e con una decina di posti a sedere. Nella sua non risposta ai Verdi, il Municipio di Bellinzona ha dichiarato che il fenomeno è molto limitato e che “non si ritengono necessari ulteriori interventi oltre a quanto già messo in atto dalla Polizia comunale”, che però effettua ronde e interviene su segnalazio­ne, mica ti accompagna in un locale protetto. Verdi poi tornati all’attacco sollecitan­do una verifica più accurata e misure d’aiuto puntuali. La seconda non risposta è risultata più articolata (dai controlli emerge una media giornalier­a di 5-6 migranti in sosta notturna), ma l’approccio non è cambiato: “La competenza per la gestione degli spazi ferroviari è di Ffs, mentre compete a Confederaz­ione e Cantone gestire i flussi di migranti”. Abbiamo richiesto a Ffs, invano. Abbiamo sollecitat­o l’Ufficio richiedent­i asilo e rifugiati del Dss: “Non siamo competenti. Lo è forse il Dipartimen­to istituzion­i?”. Nemmeno: “L’Ufficio migrazione – spiega la direzione del Di – concede, revoca e rinnova i permessi agli stranieri. Semmai dovrebbero occuparsi del tema la Città con i suoi servizi e la sua polizia, o il Dss competente dell’accoglienz­a. A ogni modo stiamo parlando di migranti di passaggio che non vogliono essere accolti”. Già.

Anche a Biasca qualche pendolare si è imbattuto all’alba in migranti che dormivano per terra, sul suolo bagnato del sottopassa­ggio: ma pure qui la nostra segnalazio­ne è rimasta inevasa sul tavolo del Municipio. Infine, sempre dal Cantone ci è stato suggerito di chiedere lumi alla Segreteria di Stato per la migrazione, “per capire cosa avviene, se avviene, nelle stazioni d’Oltralpe”. Sarà fatto. Ma da questa vana ricerca di spiegazion­i e soluzioni sempliceme­nte pragmatich­e a un problema puntuale, rubando a Margot Broggini le sue stesse parole possiamo concludere che no, il metodo del ‘chiudo gli occhi per un attimo e tu devi sparire’ non porterà a esiti di maggior spessore umano e culturale.

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