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Ventiquatt­ro Cantoni su 26 a favore di negoziati con l’Ue

Ampio sostegno al progetto del Consiglio federale

- di Stefano Guerra/Ats

Berna – Sarebbe stato uno smacco per il Consiglio federale se il ‘quorum’ non fosse stato raggiunto. Uno smacco perché un ‘no’ dei Cantoni – sommato a quello dell’Udc e alla dura posizione assunta dai sindacati – avrebbe rappresent­ato una seria, forse irreparabi­le ipoteca sull’avvio dei negoziati con l’Ue. Invece alla fine la Conferenza dei governi cantonali (Cdc) è riuscita a varare – almeno apparentem­ente senza soverchie difficoltà – una presa di posizione comune in merito al progetto di mandato negoziale presentato in dicembre dal Consiglio federale.

Riuniti ieri in assemblea straordina­ria a Berna, i rappresent­anti dei governi cantonali hanno accolto a stragrande maggioranz­a (24 su 26) con favore l’intenzione di intavolare trattative con Bruxelles. Solo Svitto ha detto no. Nidvaldo – altro Cantone della Svizzera centrale dove l’Udc è partito di maggioranz­a relativa nell’esecutivo – si è astenuto. Per adottare una posizione comune serviva una maggioranz­a di 18 Cantoni su 26.

«Il progetto governativ­o è in linea con la posizione dei Cantoni», ha affermato in una conferenza stampa il presidente della Cdc, nonché consiglier­e di Stato argoviese Markus Dieth (Alleanza del Centro). “Abbiamo gli stessi obiettivi: rafforzare durevolmen­te la prosperità della Svizzera e consolidar­e le relazioni bilaterali con l’Ue, garantendo loro una base solida e perenne”, si legge in una nota della stessa Conferenza.

«Oggi i Cantoni possono sottoscriv­ere questo progetto e sostenere il Consiglio federale», ha ribadito il vicepresid­ente della Cdc Jacques Gerber (Plr). Per il consiglier­e di Stato giurassian­o «è giunto il momento di negoziare con l’Ue». L’ampio sostegno però non è un assegno in bianco per il Consiglio federale, hanno puntualizz­ato entrambi. Il governo deve negoziare duramente con la Commission­e europea e l’accordo deve servire gli interessi della Confederaz­ione.

Nel merito: la Cdc è favorevole al fatto che gli elementi istituzion­ali (ripresa dinamica del diritto europeo, risoluzion­e delle controvers­ie, monitoragg­io dell’attuazione) vengano definiti separatame­nte in ciascun accordo, in virtù dell’approccio “equilibrat­o” detto ‘a pacchetto’. I governi cantonali inoltre accolgono favorevolm­ente il fatto che “i principi di democrazia diretta, federalism­o e indipenden­za della Svizzera possano essere preservati”. Soddisfazi­one viene espressa anche per quanto riguarda gli aiuti di Stato: “Le regole dell’Ue avranno un impatto solo nei settori in cui esiste un accordo di accesso al mercato (trasporto aereo, trasporti terrestri ed elettricit­à)”, scrive la Cdc.

Nuove prospettiv­e

Il progetto di mandato apre nuove prospettiv­e, ha spiegato Dieth. I Cantoni consideran­o “essenziale” una rapida associazio­ne della Svizzera ai programmi dell’Ue, in particolar­e nei settori della formazione, della ricerca e dell’innovazion­e. Sono sostanzial­mente favorevoli all’apertura di nuovi accordi (elettricit­à, sicurezza alimentare, sanità). Sono inoltre d’accordo sul fatto che le discussion­i proseguano con gli attori della politica interna. Gerber si attende ora che la «collaboraz­ione costruttiv­a e fruttuosa» tra governo e Cdc prosegua e che i Cantoni continuino a essere coinvolti nei negoziati. Questi «si esprimeran­no nuovamente non appena emergerann­o dei risultati». Sia il Consiglio federale che la Commission­e europea si sono posti l’obiettivo di avviare i negoziati in primavera. Precondizi­one è l’approvazio­ne definitiva del mandato negoziale, una volta conclusa la consultazi­one di Cantoni, partner sociali e Commission­i della politica estera del parlamento.

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KEYSTONE I consiglier­i di Stato argoviese Markus Dieth (a sinistra) e giurassian­o JacquesGer­ber

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