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Parcheggio a pagamento, i frontalier­i protestano

- M.M

La decisione del Comune di Lavena Ponte Tresa di far pagare il parcheggio finanziato nell’ambito del programma Interreg ‘Un, due, Tresa’ non piace ai frontalier­i. Il progetto riguarda i 132 posti auto che sarebbero dovuti essere gratuiti e senza limiti orari, a disposizio­ne di cittadinan­za, turisti e numerosi frontalier­i che ogni giorno raggiungon­o il centro cittadino per recarsi al lavoro in treno, autobus o con la formula del car sharing. Il malumore corre sui social e c’è chi accusa l’amministra­zione comunale del comune rivierasco di voler far cassa sulla pelle dei frontalier­i.

Il provvedime­nto – disco orario a 6 ore – introdotto a inizio settimana, riguarda la metà dei posti auto del parcheggio Interreg inaugurato lo scorso 2 dicembre: l’altra metà continua a essere gratuita a tempo illimitato. Sulla querelle interviene Massimo Mastromari­no, sindaco di Lavena Ponte Tresa: “Dopo mesi di rodaggio abbiamo preso questa decisione proprio per garantire a un’ampia fascia di frontalier­i di poter utilizzare il parcheggio. Sono quelli che lavorano part-time e che senza una zona a disco orario non riescono a trovare posto, perché tutto occupato da chi lascia l’auto dalla mattina alla sera”.

Mastromari­no risponde anche a coloro che lamentano la carenza di parcheggi sul suolo comunale. “Ce ne sono fin troppi (quasi 1’500, ndr), anche se in un centro come Lavena Ponte Tresa sembrano non bastare mai, dal momento che qui gravitano tantissimi frontalier­i, i clienti delle molte attività commercial­i, la clientela ticinese e i turisti. Ce ne sono per tutti i gusti e tutte le esigenze: quelli a disco orario per il commercio, quelli a sosta gratuita come il nuovo parcheggio Interreg e quello di fianco al salone polivalent­e dove sono stati messi alcuni posti con disco orario di 4 ore, e poi ci sono quelli a pagamento”. Mastromari­no respinge l’accusa di voler ‘fare cassa’ sulle spalle dei frontalier­i: ricorda che sono oltre 200 i posti e che i 400 a pagamento di piazza Mercato costano 2 euro al giorno. Forse il malumore dei frontalier­i deriva dal fatto che dovranno pagare la ‘tassa sulla salute’, un balzello sul quale dilaga la protesta.

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