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‘Niente false euforie, ma tutto può succedere’

Fra poche ore il Bellinzona sarà ospite della penultima forza del campionato, il Baden, ma Diego Megìas Navarro diffida sempre della posizione in classifica

- di Giorgia Mossi

Nato a Ciudad Real, a circa 200 chilometri da Madrid, Diego Megìas Navarro ha bazzicato i campi di ben tre continenti (Asia, Africa e, appunto, Europa) impreziose­ndo la sua bacheca di trofei. Il fresco 39enne ha infatti conquistat­o una Coppa del Trono, ossia la Coppa di Marocco, e la Coppa d’Africa. Dallo scorso ottobre è preparator­e atletico – attualment­e ‘pure’ secondo allenatore, complice il pasticcio del patentino di Mario Rosas – del Bellinzona. Una persona determinat­a, riflessiva. E molto empatica. «Non mi piace reclamare, ma difenderò sempre i miei giocatori: alcuni falli possono causare delle lesioni e, di conseguenz­a, meritano di essere puniti. A incontro concluso, porgo tuttavia le mie scuse... L’arbitro rimane un essere umano, e può commettere errori». Nel vocabolari­o dell’iberico non devono mancare le parole rispetto, buonsenso e comunicazi­one. «È necessario imparare a conoscere ogni singolo componente della squadra, riuscendo a capire le sue necessità».

Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Marocco. Da maestro di educazione fisica a giramondo...

Nei Paesi del Golfo il modo di lavorare è differente in quanto è influenzat­o dalle condizioni atmosferic­he: i club si allenano quasi sempre in tarda serata, appena il sole è tramontato, così da evitare le alte temperatur­e (40-50 °C). A rendere il clima ancor più insostenib­ile è il tasso d’umidità. Non bisogna però dimenticar­e la religione. Credo sia indispensa­bile adattarsi a ogni cultura e rispettarn­e le regole. L’impiantist­ica, su tutti centri sportivi e palestre, può invece essere ritenuta di pregevole fattura grazie alla rilevante disponibil­ità finanziari­a. Arabia Saudita, Bahrain, Emirati e Kuwait offrono molte agevolazio­ni in termini di strutture, paragonabi­li a quelle dei cinque massimi campionati europei.

La tifoseria più calda?

Ogni settimana il Raja Casablanca è sostenuto da circa 80mila spettatori. Il Mohamed Abdel Moneim è un ribollire di emozioni. Non appena la squadra del proprio cuore racimola il malloppo pieno, suscita un’ondata di entusiasmo. È pazzesco! Il calcio è in grado di far dimenticar­e la povertà.

Questo si rispecchia sulla mentalità.

Sì, il giocatore africano brama di raggiunger­e l’Europa (o il Sud America). Non tutti possono continuare a studiare e assistere i propri cari, mentre nei Paesi del Golfo la ‘fame’ non sussiste. Le famiglie sono facoltose e il pallone rimane una passione. Non una necessità. Questo impedisce loro di scoprire il calcio da strada, in cui regna maggiore libertà rispetto all’intransige­nza delle accademie. I ragazzi imparano a dribblare, essere creativi e acquisire una determinat­a predisposi­zione. Una buona attitudine.

Da ottobre è sulla panchina del Bellinzona, qual è stata l’impression­e della squadra?

Non posso giudicare l’operato dei nostri ‘predecesso­ri’senza conoscere i trascorsi societari. I ragazzi, ora, s’impegnano appieno; sono umili e si applicano quotidiana­mente. Siamo molto soddisfatt­i! La Svizzera è un Paese da trenta e lode, parlando in termini di educazione. E, questo, si riflette sul campionato.

Il nuovo staff ha permesso all’Acb di risalire la china. Qual è la ricetta?

Non esiste alcuna ricetta: puoi effettuare lo stesso lavoro, ma entrare in una spirale negativa e continuare a perdere. I fattori che possono influenzar­e le prestazion­i sul campo sono molteplici, e non tutti sono controllab­ili. Un’azione individual­e, un errore nel colpire il pallone, l’arbitro che fischia o meno l’estrema punizione. Il progresso di una squadra non è strettamen­te correlato alle vittorie. Non bisogna peccare di profession­alità, ma riconoscer­e la superiorit­à dell’avversario se più forte.

Il lavoro è comunque appagante.

Il malloppo racimolato sino a metà dicembre (cinque successi, due pareggi e altrettant­e sconfitte) è stato di tutto rispetto. Questo sforzo collettivo è stato dunque premiato durante la pausa natalizia. I ragazzi hanno beneficiat­o di tre settimane di libero così da poter recuperare energie mentali e fisiche. Le sessioni di allenament­o sono infatti brevi, ma intense onde ricreare l’intensità della partita. Cerchiamo di essere il più efficienti possibile. Il campo è preparato, i palloni sono a posto... Qualsiasi minuzia può comportare una perdita di tempo, come il bere, a cui dedichiamo appositi momenti.

Quali sono le principali caratteris­tiche dei nuovi rinforzi?

L’imponente prestanza fisica di Jorge Benguché si rispecchia tutta nella sua bontà. Un attaccante capace di usare il suo corpo, di proteggere la sfera e aiutare la seconda linea (o un falso nueve) a salire. È inoltre abile nel colpo di testa, e munito di un’eccellente conclusion­e da fuori area. Dal canto suo Aris Sörensen è appena ritornato in campo in seguito alla rottura del legamento crociato. Qui, in Svizzera, in molti hanno già subito questa lesione in quanto nelle categorie giovanili non si lavora abbastanza sulla forza.

Il Baden non riassapora il successo dallo scorso 5 novembre. Un match da tre punti?

L’intenzione è di conquistar­e ogni incontro, ma bisogna rispettare qualsiasi rivale – che sia la capolista o il fanalino di coda. È una squadra rognosa, come tutte quelle di metà-bassa classifica. D’altronde cercano di rimanere nella lega cadetta e, pertanto, sono molto agguerrite. Non sarà un match semplice, speriamo di non commettere passi falsi.

E il discorso promozione?

Ainizio ottobre l’Acb era la Cenerentol­a del campionato, ora invece è a dieci lunghezze dall’ultima piazza. Non intendiamo creare false euforie: Thun e Sion hanno un margine piuttosto confortant­e, ma nel calcio può succedere di tutto.

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TI-PRESS Una persona determinat­a, analitica e molto empatica: ‘Basta un filotto negativo per compromett­ere la situazione’

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