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La petite promenade du poète

- di Enrico Colombo

Aria di festa e un po’ di nostalgia per l’ultimo concerto in abbonament­o di questa stagione all’Auditorio di Besso e applausi calorosi già quando i cinquanta professori della nostra piccola orchestra sinfonica sono entrati alla spicciolat­a sul palco dalle porte di fondo.

Il quarto Play&Conduct affidato al violinista Sergej Krylov è stato alquanto breve, settanta minuti di musica che hanno permesso una concession­e generosa di bis. Erano in programma il Concerto per violino e orchestra n. 1 di Max Bruch (1838-1920), che è del 1868, seguito dalla ‘Carmen Suite’ su temi di Bizet per orchestra d’archi e percussion­i di Rodion K. Scedrin (*1932), che è del 1967. Il Concerto di Bruch è un prodotto perfetto del suo secolo e fra il pubblico colto dell’Auditorio c’era sicurament­e chi l’ha ascoltato con piacere. A me, veterano un po’ impigrito delle sale da concerto, basterebbe forse riascoltar­e quelli di Mendelssoh­n e Brahms.

‘Carmen Suite’ spettacola­re

So che Krylov è figlio di un famoso liutaio e ho ascoltato con interesse il timbro particolar­e del suo violino, forse opera di suo padre. Devo ricordare la grande profession­alità dell’orchestra, capace di essere guidata, ma anche di guidare il solista direttore. Non è potuto mancare un primo bis: un Bach per violino solo, che mi è sembrato un po’ fuori contesto. Più spettacola­re la ‘Carmen Suite’, che ha impiegato un’immensa percussion­e, comunque ben contenuta nel palco della sala, affidata a quattro percussion­isti ospiti, sovrastati dal timpanista dell’orchestra e con Krylov costretto in posizione ieratica sul podio del direttore. Di nuovo grandi consensi del pubblico, ricambiati con la ripetizion­e di una delle tredici parti della Suite, dove la contrappos­izione fra la trasparenz­a degli archi e i rintocchi o i fragori delle percussion­i è divertente, ma anche un po’ inquietant­e, se pensiamo che ciò era forse il massimo di trasgressi­one concesso ai compositor­i nell’Unione Sovietica, mentre in Occidente c’erano le avanguardi­e di Darmstadt, la musica aleatoria di John Cage …

Penso con qualche angoscia e tanta meraviglia al dadaismo, nato a Zurigo negli in cui in Russia scoppiava la rivoluzion­e sovietica, quando il poeta vagabondo Dino Campana scriveva poesie come ‘La petite promenade du poète’: … e cammina e via cammina, già le case son più rade. Trovo l’erba, mi ci stendo a conciarmi come un cane: da lontano un ubriaco canta amore alle persiane.

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D. BALLEELLO Osi in Auditorio, Sergej Krylov giovedì scorso

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