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Berna-Neuchâtel, il piacere di pedalare in paradiso

- ANTONIO FERRETTI

Esiste davvero il “locus amoenus”! Credevo fosse solo una fantasiosa figura letteraria ripresa con frequenza da poeti e scrittori, come nelle “chiare, fresche et dolci acque” di Petrarca o nei giardini del Decameron. Significa “luogo piacevole, felice, sereno”. Una sorta di paradiso terrestre, di luogo-non luogo effimero e mitologico. In pittura fa pensare a Giverny di Monet. Noi lo scopriamo dopo Hinterkapp­elen, foneticame­nte un ossimoro. Siamo sempliceme­nte sulle sponde del Wohlensee, a 10 km da Berna. Ci arriviamo in una splendida mattinata di settembre. Con il cielo plumbeo di novembre farebbe un altro effetto, ma intanto godiamoci questo luogo incantato in cui sono racchiusi tutti i canoni del “locus amoenus”: alberi, prati verdi, uno specchio d’acqua, greggi e cavalli che pascolano allegramen­te, canto di uccelli. Manca solo la donna amata, ma la sublimiamo, per ora, lasciandoc­i coccolare da questo luogo che appaga lo spirito ed esalta chi pedala. Solo un’imbarcazio­ne da canottaggi­o che scorre lenta non è contemplat­a dagli schemi letterari. Nemmeno il fatto che il lago di Wohlen sia stato creato artificial­mente sbarrando con una diga il corso dell’Aare, rientrereb­be nella retorica classica, ma la centrale idroelettr­ica la scopriamo poco più in là, mimetizzat­a nel paesaggio. E che dire dell’inquietant­e presenza di una centrale nucleare, seppur dismessa? Certamente non avrebbe eccitato Petrarca e nemmeno noi. Sebbene la sua radioattiv­ità sia ridotta al 99%, Mühleberg mette ancora i brividi. La contorniam­o veloci lungo una ripida discesa al 20% su una stretta striscia d’asfalto. L’idillio continua quando superiamo il fiume Saane alla confluenza con l’Aare, fino a Kerzers. Poi davanti a noi si apre un immenso orto di terra nera coperto di carote, porri e finocchi: è il Seeland. Ci infiliamo tra questi campi da cui proviene almeno un quarto dei nostri ortaggi dirigendoc­i a vigorose pedalate verso Morat

(km 34), una Berna in miniatura. L’impronta urbanistic­a datale dagli Zähringen sembra la sua fotocopia ridotta con una strada centrale impreziosi­ta da portici, negozi e fontane, ma con un magnifico lago in più che ci mette di fronte a un dilemma: lo aggiriamo spingendoc­i sull’altra sponda per poi salire al Mont Vully e goderci la spettacola­re vista tra i laghi di Morat e Neuchâtel, allungando e inasprendo il tragitto o torniamo a Muntelier, tiriamo dritti verso Sugiez, attraversa­ndo di nuovo il Seeland e voilà trovarci subito sulle sponde del lago di Neuchâtel? Decidiamo di dividerci. Quando raggiungia­mo le sponde del più grande lago interament­e svizzero, tra Marin e Hauterive, ritroviamo il nostro habitat naturale: una magnifica ciclabile fiancheggi­a il lago, tra belle rive accessibil­i a tutti. Proprio a Hauterive, sfrecciamo accanto al Laténium, il più grande museo archeologi­co della Svizzera creato sul luogo dove sono stati rinvenuti tre siti preistoric­i, ma torniamo in fretta ai nostri giorni: ecco lo stadio della Maladière e le “Jeunes rives” dove d’estate qui si fa sempre festa, siamo arrivati in una delle città più festose della Svizzera. Dall’altra parte del lago si staglia il profilo dell’Oberland Bernese. Lo ammiriamo da Place des Halles in mezzo a una distesa di tavolini all’aperto.

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Berna – Neuchâtel/ benvenuti in paradiso.

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