Berna-Neuchâtel, il piacere di pedalare in paradiso
Esiste davvero il “locus amoenus”! Credevo fosse solo una fantasiosa figura letteraria ripresa con frequenza da poeti e scrittori, come nelle “chiare, fresche et dolci acque” di Petrarca o nei giardini del Decameron. Significa “luogo piacevole, felice, sereno”. Una sorta di paradiso terrestre, di luogo-non luogo effimero e mitologico. In pittura fa pensare a Giverny di Monet. Noi lo scopriamo dopo Hinterkappelen, foneticamente un ossimoro. Siamo semplicemente sulle sponde del Wohlensee, a 10 km da Berna. Ci arriviamo in una splendida mattinata di settembre. Con il cielo plumbeo di novembre farebbe un altro effetto, ma intanto godiamoci questo luogo incantato in cui sono racchiusi tutti i canoni del “locus amoenus”: alberi, prati verdi, uno specchio d’acqua, greggi e cavalli che pascolano allegramente, canto di uccelli. Manca solo la donna amata, ma la sublimiamo, per ora, lasciandoci coccolare da questo luogo che appaga lo spirito ed esalta chi pedala. Solo un’imbarcazione da canottaggio che scorre lenta non è contemplata dagli schemi letterari. Nemmeno il fatto che il lago di Wohlen sia stato creato artificialmente sbarrando con una diga il corso dell’Aare, rientrerebbe nella retorica classica, ma la centrale idroelettrica la scopriamo poco più in là, mimetizzata nel paesaggio. E che dire dell’inquietante presenza di una centrale nucleare, seppur dismessa? Certamente non avrebbe eccitato Petrarca e nemmeno noi. Sebbene la sua radioattività sia ridotta al 99%, Mühleberg mette ancora i brividi. La contorniamo veloci lungo una ripida discesa al 20% su una stretta striscia d’asfalto. L’idillio continua quando superiamo il fiume Saane alla confluenza con l’Aare, fino a Kerzers. Poi davanti a noi si apre un immenso orto di terra nera coperto di carote, porri e finocchi: è il Seeland. Ci infiliamo tra questi campi da cui proviene almeno un quarto dei nostri ortaggi dirigendoci a vigorose pedalate verso Morat
(km 34), una Berna in miniatura. L’impronta urbanistica datale dagli Zähringen sembra la sua fotocopia ridotta con una strada centrale impreziosita da portici, negozi e fontane, ma con un magnifico lago in più che ci mette di fronte a un dilemma: lo aggiriamo spingendoci sull’altra sponda per poi salire al Mont Vully e goderci la spettacolare vista tra i laghi di Morat e Neuchâtel, allungando e inasprendo il tragitto o torniamo a Muntelier, tiriamo dritti verso Sugiez, attraversando di nuovo il Seeland e voilà trovarci subito sulle sponde del lago di Neuchâtel? Decidiamo di dividerci. Quando raggiungiamo le sponde del più grande lago interamente svizzero, tra Marin e Hauterive, ritroviamo il nostro habitat naturale: una magnifica ciclabile fiancheggia il lago, tra belle rive accessibili a tutti. Proprio a Hauterive, sfrecciamo accanto al Laténium, il più grande museo archeologico della Svizzera creato sul luogo dove sono stati rinvenuti tre siti preistorici, ma torniamo in fretta ai nostri giorni: ecco lo stadio della Maladière e le “Jeunes rives” dove d’estate qui si fa sempre festa, siamo arrivati in una delle città più festose della Svizzera. Dall’altra parte del lago si staglia il profilo dell’Oberland Bernese. Lo ammiriamo da Place des Halles in mezzo a una distesa di tavolini all’aperto.