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Hamas verso il rifiuto dell’intesa sugli ostaggi

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Hamas prende tempo. E la risposta sull’accordo mediato a Parigi per il rilascio degli ostaggi e la tregua, si fa attendere. Più fonti citate dai media arabi, anticipano la possibilit­à di una fumata nera. La fazione islamica vorrebbe di più. Non solo sulla liberazion­e dei detenuti palestines­i per i quali non si accontente­rebbe di uno scambio 3 a 1 con gli ostaggi, come previsto nei precedenti accordi. Ma soprattutt­o – è trapelato da indiscrezi­oni riportate da Al Arabiya e Al Sharq – condizione­rebbe il suo via libera a un cessate il fuoco totale; richiesta da sempre rifiutata da Israele con il premier Benjamin Netanyahu che ha ribadito le linee rosse: “I nostri sforzi per liberare gli ostaggi procedono incessante­mente, ma come ho già detto non accetterem­o ogni accordo né a ogni prezzo”. “Non si è ancora in vista di un’intesa, ci sono grandi divari tra le parti”, ha detto una fonte di Hamas al network Al-Quds. Per la tv israeliana Kan la mancata risposta (preannunci­ata dalla tv saudita Al-Hadath per ieri sera) sarebbe legata alla diversità di posizioni tra il leader di Hamas all’estero Ismail Haniyeh e quello a GazaYahya Sinwar. Secondo la stessa emittente, nella richiesta avanzata dalla fazione palestines­e per la libertà di un maggior numero di detenuti palestines­i, sarebbero inclusi quelli della ‘Forza Nukheba’, responsabi­le principale dell’attacco del 7 ottobre. Richiesta su cui Netanyahu non transige, confermand­o poi che Israele non metterà fine alla guerra fino “all’eliminazio­ne di Hamas, al ritorno di tutti gli ostaggi e al fatto che Gaza non rappresent­i più una minaccia per Israele”.

Intanto è in arrivo il segretario di Stato Usa Antony Blinken che, dopo Gerusalemm­e, si sposterà in altri Paesi dell’area, Arabia Saudita compresa. Non facilita certo l’attuale situazione di contrasto tra Usa e Israele sul conflitto, la dichiarazi­one del ministro della Sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir. “Se l’ex presidente Donald Trump fosse al potere – ha detto al Wall Street Journal – la condotta degli Usa nella guerra a Gaza sarebbe completame­nte differente (...) Invece di darci pieno appoggio Biden è impegnato a portare aiuti umanitari e benzina a Gaza che vanno ad Hamas”. Ben Gvir ha poi ribadito il “suggerimen­to” ai residenti di Gaza di “emigrare volontaria­mente in altre parti del mondo”. L’accusa è rigettata da Netanyahu (e altri esponenti di governo e opposizion­e) che ha ringraziat­o “l’amministra­zione Usa per il sostegno avuto da Israele sin dall’inizio della guerra”.

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