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Il cancello anti-clochard torna a far discutere

- M.M.

Per Alessandro Rapinese il cancello per chiudere fuori i clochard dal porticato dell’ex chiesa San Francesco è “una inderogabi­le priorità politica”. È quanto ha affermato il sindaco di Como nel corso di una intervista all’emittente locale del capoluogo lariano. Il “cancello della vergogna”, così considerat­o da moltissimi comaschi, potrebbe essere realizzato quest’anno. I soldi ci sono, figurano nel bilancio di previsione di Palazzo Cernezzi. Del resto, se ne parla da anni. Era già previsto nell’ordinanza che, voluta e approvata dalla Lega con il consenso di Rapinese, era apparsa come una “dichiarazi­one di guerra” nei confronti degli ultimi, la cui presenza degradava il centro storico. Una ordinanza che prevedeva una multa di 100 euro per coloro che portavano la colazione ai senza dimora. Fra i multati di allora don Roberto Malgesini, il “sacerdote degli ultimi”, ucciso con numerose coltellate mentre in piazza San Rocco stava caricando la colazione che sarebbe andato a consegnare ai clochard che avevano trascorso la notte ai portici dell’ex San Francesco. La rinnovata volontà di Rapinese di chiudere sotto chiave il porticato dell’ex chiesa che si trova a un centinaio di metri dal Duomo di Como, non è passata però sotto silenzio. A prendere posizione c’è anche Patrizia Lissi, capogruppo del Pd in Consiglio comunale: “A oggi sia i senza dimora che gli skater si sono spostati altrove. E qui c’è il grande controsens­o del sindaco. Quello di rovinare uno scorcio della città per non risolvere un problema che a Como è molto avvertito. Come sempre Rapinese sceglie di non vedere, facendo finta che il problema non ci sia”. Sottolinea Lissi: “Anche se a San Francesco da tempo non dorme più nessuno, all’occhio di un comasco attento è evidente come, in altri punti della città, ci siano ancora tante persone che dormono in strada. E la situazione diventerà sempre più difficile da gestire. L’incremento del fenomeno migratorio si riflette su Como per via della vicinanza alla Svizzera. Se non si gestisce la situazione, i migranti diventano un terreno fertile per la criminalit­à. Per cui Rapinese invece di pensare a cancelli, dovrebbe intervenir­e da ora in maniera struttural­e, coinvolgen­do le organizzaz­ioni di volontaria­to, gli oratori, le associazio­ni produttive. Il Comune può fare molto per migliorare la situazione in città. Certo non la migliora un cancello”.

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