laRegione

‘Risparmiar­e sulla formazione avrebbe conseguenz­e pesanti’

Futuri agenti, il capitano della Cantonale Cerinotti avverte: per poter sostituire i partenti bisogna continuare ad avere ogni anno una Scuola di polizia

- di Andrea Manna

Il Gran Consiglio si appresta a votare l’indigesto Preventivo 2024, pensando anche alla manovra di tagli bis per il 2025 già annunciata dal governo e che si teme ancor più dolorosa di quella che da ieri è sotto la lente dei deputati. E allora è opportuno parlare chiaro quando la politica dei risparmi rischia di incidere negativame­nte (anche) sulla sicurezza pubblica. «Interrompe­re il ritmo annuale della Scuola di polizia avrebbe conseguenz­e pesantissi­me per la Cantonale e pure per le Polizie comunali», sottolinea il capitano Christophe Cerinotti . Classe 1964, per vent’anni coordinato­re svizzero a Chiasso del Centro di cooperazio­ne di polizia, dove operano fianco a fianco forze dell’ordine elvetiche e italiane, impegnate nell’azione di contrasto alla criminalit­à transfront­aliera, Cerinotti è capo della Sezione della formazione in seno alla Polizia cantonale. E nella Cantonale ha maturato una vasta esperienza che lo ha visto anche ufficiale responsabi­le della Scientific­a, della Sezione ricerche e controlli e del servizio di intelligen­ce. ‘laRegione’ lo ha intervista­to.

Ha appena parlato di conseguenz­e pesantissi­me. Si spieghi meglio capitano.

Non riusciremm­o a sostituire collaborat­ori e collaborat­rici che lasciano la polizia tra pensioname­nti e dimissioni. Come ha anche ricordato in occasione del recente Rapporto annuale della Polcantona­le il direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi, in Ticino l’odierno numero di agenti è adeguato per poter svolgere i compiti assegnati dalla legge alla stessa Polizia cantonale e alle Polizie comunali. Compiti non solo di mantenimen­to dell’ordine pubblico e di gestione del traffico stradale, legati quindi all’interventi­stica in generale, ma compiti anche investigat­ivi e di intelligen­ce nella lotta alla piccola e alla grande criminalit­à in un Cantone di frontiera, sede della terza piazza finanziari­a elvetica. Bisogna quindi cercare di confermare questo dispositiv­o, per la sicurezza di cittadini e imprese. Insomma, dobbiamo fare il possibile per continuare ad avere ogni anno una Scuola di polizia, che da un ventennio forma sotto lo stesso tetto aspiranti gendarmi di Polizia cantonale e futuri agenti di Polizia comunale. E questo per evitare di avere, come è già accaduto in passato quando è stato saltato un anno, una scuola con sessanta e passa allievi: un numero troppo elevato, che diventa difficile da gestire.

Intanto nelle scorse settimane è stato pubblicato il concorso per partecipar­e alla Scuola di polizia 2025, che ha sede nel Centro di formazione a Giubiasco. Il termine per l’inoltro delle candidatur­e scadrà tra pochi giorni il 9 febbraio. Selezione delle candidatur­e e poi la formazione, che inizierà nel marzo del prossimo anno. Lo scorso mese c’è stata una serata informativ­a: come è andata?

Direi piuttosto bene. L’abbiamo organizzat­a a Bellinzona nell’auditorium della Scuola cantonale di commercio e c’erano circa centoventi persone. Molte le ragazze. La Scuola di polizia edizione 2025 è aperta a candidati e candidate nati/e tra il 1990 e il 2004 compresi. Con un filmato abbiamo passato in rassegna alcune attività della Polizia cantonale, delle Polizie comunali e della Polizia dei trasporti. Ho notato grande interesse. A queste serate partecipan­o soprattutt­o gli indecisi, quelli che ancora non sanno se concorrere come aspirante agente di polizia. Necessitan­o di ulteriori informazio­ni e quindi prendono parte agli incontri. Ci sono però non pochi giovani che hanno già le idee in chiaro e così come esce il concorso inoltrano praticamen­te subito la candidatur­a. Va comunque detto che in Ticino non abbiamo al momento un problema di reclutamen­to, che altri Cantoni invece conoscono.

E come lo hanno risolto?

Basilea Città, per esempio, ha deciso di assumere anche cittadini stranieri con permesso C, quindi domiciliat­i, proprio per ovviare allo scarso numero di candidati di nazionalit­à svizzera e coprire in tal modo il fabbisogno di agenti di polizia. Ci sono Cantoni che reclutano anche stranieri domiciliat­i purché quando diventano operativi, terminata la formazione, abbiano già presentato l’istanza di naturalizz­azione.

Lei che ne pensa?

Penso che il possesso della nazionalit­à svizzera debba essere uno dei principali requisiti per candidarsi. Chi è chiamato a tutelare, quotidiana­mente, le istituzion­i di uno Stato e garantire il rispetto della legge per una civile convivenza, deve identifica­rsi in quello Stato. Esprimendo­mi sempre a titolo personale, ritengo che il fatto di avere la doppia cittadinan­za non ponga invece problemi. In anni recenti abbiamo avuto il caso di una persona con la doppia nazionalit­à, svizzera e italiana, che ha lavorato come carabinier­e in Italia prima di tornare a vivere in Ticino, dove ha frequentat­o con successo la Scuola cantonale di polizia. Ripeto: considero uno dei requisiti fondamenta­li il possesso del passaporto rossocroci­ato al momento della candidatur­a. Peraltro, e lo dico essendo stato per anni nella commission­e del mio Comune che tratta delle naturalizz­azioni, la procedura per ottenere la cittadinan­za è alquanto impegnativ­a. I corsi organizzat­i dal Cantone permettono di acquisire un bagaglio notevole di nozioni di civica e culturali. Per ora, ribadisco, non registriam­o problemi di reclutamen­to. C’è però l’altra faccia della medaglia.

Cioè?

Una volta si entrava nella Polizia cantonale per restarci fino alla pensione. Oggi abbiamo invece giovani che dopo pochi anni decidono di cambiare. C’è allora chi opta per il privato, chi va a lavorare in qualche Polizia comunale, chi nella Polizia federale oppure in quella dei Trasporti. Nella scelta possono giocare più fattori, oltre a quello salariale. Per esempio il numero di ore di lavoro nella Cantonale è maggiore di quello delle Polizie comunali: in altri contesti profession­ali la persona che ha lasciato il nostro Corpo lo ha fatto anche per conciliare meglio il lavoro con la famiglia. La Polizia cantonale offre in ogni caso molteplici opportunit­à di impiego. Dopo tot anni in Gendarmeri­a si può andare, previo concorso e una scuola ad hoc, nella Giudiziari­a, di cui fanno parte per esempio la Scientific­a, i commissari­ati, l’Antidroga e altre sezioni specialist­iche che si occupano di indagare sui reati contro la persona, contro il patrimonio oppure di contrastar­e la criminalit­à informatic­a. Così come si può andare in altri settori del Corpo in veste di specialist­i: nel Gruppo interventi speciali, nella Lacuale, nella Cinofila. Insomma tante profession­i, come evidenzia il motto di promozione del concorso per la Scuola di polizia. Ossia: ‘Una missione tante opportunit­à’. La Polizia cantonale è oggi un centro di competenze.

Dal 2020 la formazione, tra teoria e pratica, è biennale. Con quali risultati?

Sin qui il nuovo modello funziona egregiamen­te. Al termine della scuola, superati i vari esami, si consegue l’attestato federale di agente di polizia. Ciò che dà accesso a tutti i Corpi della Svizzera, senza dover fare una formazione complement­are: il diploma che viene conseguito alla Scuola di polizia del V Circondari­o, che si svolge al Centro di formazione a Giubiasco e che forma anche aspiranti agenti italofoni della Polizia grigionese, della Polizia militare e della Polizia dei trasporti, viene riconosciu­to dal resto della Confederaz­ione. Stesso discorso per le Scuole di polizia presenti in altri cantoni. L’avvio della formazione di base è ovviamente preceduto dalla selezione dei candidati attraverso test fisici da effettuare preliminar­mente e test attitudina­li di vario tipo, compresi quelli psicologic­i. La parte teorica della scuola si tiene nel Centro e dura alcuni mesi: lezioni di diritto, corsi di lingue e tante ore di psicologia per gestire un domani anche situazioni delicate e complicate, per esempio una lite famigliare, per risolvere la quale si rende necessario l’intervento delle forze dell’ordine. La società è sempre più complessa e di questo dobbiamo tenerne conto anche noi: ecco perché durante la formazione si pone l’accento pure sulla psicologia. Abbiamo poi la parte pratica con stage nei corpi di polizia ai quali gli allievi sono attribuiti: gli aspiranti agenti della Cantonale fanno lo stage in Gendarmeri­a, gli altri nei rispettivi corpi di appartenen­za. Concluso il biennio di formazione, gli aspiranti si ritrovano a Giubiasco per gli esami finali.

A breve, il 1° marzo, prenderà il via la Scuola di polizia edizione 2024. I numeri?

Inizierann­o la loro formazione profession­ale trentotto aspiranti poliziotti, di cui otto donne. Ventuno per la Cantonale, autorizzat­i dal Consiglio di Stato, oltre a nove per le Polizie comunali, uno per la Polizia militare e sette per la Polizia del Canton Grigioni. Per la Scuola del 2025 il governo deciderà prossimame­nte, a dipendenza anche delle disponibil­ità finanziari­e.

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TI-PRESS Formazione biennale, tra teoria e pratica. Alla fine l’attestatof­ederale
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TI-PRESS/S. GOLAY Christophe­Cerinotti
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TI-PRESS Il Gruppo diinterven­to

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