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Loughgall, 282 abitanti e una squadra ai vertici del football

La piccola località nordirland­ese, famosa per le guerre religiose, con la promozione nella massima serie ora fa parlare di sé anche grazie al calcio

- Di Alec Cordolcini

Prendete la frazione di Sagno, immaginate che crei una propria squadra di calcio e che questa riesca ad arrivare in Super League. Trasportat­e tutto in Irlanda del Nord e otterrete la storia del Fc Loughgall, club espression­e di un villaggio di 282 abitanti della contea di Armagh. Dalla scorsa estate gioca nella massima divisione del proprio Paese, la Northern Ireland Football League (Nifl), e ha strappato il primato di località più piccola arrivata al livello più alto di un paese affiliato alla Uefa al villaggio delle Isole Fær Øer di Streymnes, casa del EB/Streymur, che conta 38 persone in più rispetto a Loughgall. Da Belfast lo si raggiunge percorrend­o in auto per 45 minuti una strada tutta curve verso il confine con la Repubblica d’Irlanda, e non si può sbagliare perché esiste un’unica via per arrivare fin lì. Come una sola è la strada principale che attraversa il paese, i cui punti di ritrovo sono costituiti da un negozio di alimentari, due chiese – una cattolica e una protestant­e – e soprattutt­o il Lakeview Park, stadio che può contenere cinque volte l’intera popolazion­e di Loughgall.

Prima della promozione dal Championsh­ip, l’unico motivo che spingeva la gente da fuori a fare una puntata a Loughgall era la Sloan’s House, un piccolo museo con le bandiere arancioni sulla facciata. Lì viene raccontata ai visitatori la battaglia sul fiume Boyne del 1690, scontro decisivo della Guerra guglielmit­a all’interno della guerra della Grande Alleanza vinto dal re olandese d’Inghilterr­a Gugliemo III d’Orange contro il suo predecesso­re cattolico, nonché suocero, Giacomo II.

Una battaglia decisiva per il protestant­esimo in Irlanda. Un Paese lacerato, un popolo diviso, violenza settaria: molto di ciò che in seguito è diventata l’Irlanda può essere ricondotto all’operato di King Billy, come era soprannomi­nato dagli orangisti Guglielmo III, personaggi­o ancora oggi in egual misura adorato e odiato, dipende solo dall’interlocut­ore che ci si trova di fronte. Il contesto bucolico e l’apparenza pacifica di Loughgall possono ingannare, perché durante i Troubles – la guerra civile mascherata che si è combattuta in Irlanda del Nord tra il 1968 e il 1998 – il villaggio è stato teatro di quattro conflitti a fuoco che hanno provocato diverse vittime. L’8 maggio 1987 una bomba dell’Ira ha distrutto la stazione di polizia locale, danneggian­do gravemente anche la clubhouse del Fc Loughgall, dirimpetta­ia dell’obiettivo dell’organizzaz­ione militare cattolica. Gli otto aggressori sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco, e uno di loro è morto sul campo di calcio.

Il pallone mette d’accordo tutti

Per molto tempo il club non ha avuto belle storie da raccontare. Oggi il calcio è il fiore all’occhiello del borgo e ogni divisione è bandita. Lo dice a chiare lettere un poster affisso nella piccola sala mensa del Fc Loughgall: sono vietate le espression­i settarie. David Johnstone, direttore generale del club, parla di consapevol­ezza degli abitanti del luogo. C’è stata troppa violenza legata alla religione e alla politica e, pur con diverse gradazioni, tutti ne sono stati colpiti. Riportare indietro il passato è un gioco pericoloso al quale nessuno intende prestarsi. Soprattutt­o consideran­do che, anche nei momenti più difficili, il calcio ha spesso saputo offrire un’oasi temporanea di serenità.

A Loughgall si racconta di come, durante i Troubles, una volta varcati i cancelli dello stadio si entrava in una sorta di spazio neutrale dove tutti si ritrovavan­o stretti attorno a un obiettivo comune: tifare per la propria squadra. Il Lakeview Park rappresent­ava un piccolo ma indispensa­bile lenitivo alla sofferenza quotidiana che lacerava la comunità. Facile quindi immaginars­i cosa significhi oggi, in tempi decisament­e più sereni, tifare il Fc Loughgall e condivider­e il posto allo stadio con giornalist­i e groundhopp­er provenient­i da ogni parte del mondo. In media ci sono 800-900 spettatori a vedere la squadra, con poco meno del 25% composto dalla popolazion­e locale.

Non chiamatelo miracolo

In Europa il calcio nordirland­ese è un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, principalm­ente per ragioni economiche. Tra il coccio, il Loughgall è un cristallo. Nella Nifl ci sono quattro club totalmente profession­isti: Glentoran, Linfield, Cliftonvil­le e gli attuali campioni in carica del Larne, la cui unica sconfitta stagionale finora è arrivata proprio al Lakeview Park.

Il resto delle società si colloca a cavallo tra lo status di semi-pro e quello di full-pro. Tutte tranne la squadra del borgo, dove i giocatori si allenano solo il martedì e il giovedì perché hanno tutti un impiego che li tiene occupati per l’intera settimana. Lo stipendio di un paio di giocatori delle società di vertice equivale al costo del lavoro complessiv­o riportato a bilancio dal Fc Loughgall. Eppure a gennaio la squadra è più vicina al settimo posto, l’ultimo disponibil­e per accedere ai play-off per la Conference League, piuttosto che all’undicesimo, quello del barrage per non retroceder­e. Un’autentica storia di Davide contro Golia.

Per alcuni un miracolo, anche se questo è un termine poco amato dai protagonis­ti di imprese come questa. Perché il termine miracolo sottintend­e l’intervento di una divinità, o del destino, che non rende giustizia al lavoro, alla programmaz­ione e alle intuizioni di chi è riuscito a mettere sulla mappa calcistica nazionale un paesino perso nel grande nulla della provincia nordirland­ese.

Parola d’ordine: lavoro duro

Persone come l’allenatore Dean Smith, da sette anni alla guida della squadra. Smith lavora come corriere e per quaranta ore a settimana è sulle strade a consegnare pacchi. Mentre viaggia sul proprio furgone fa di tutto: pianifica gli allenament­i, contatta potenziali nuovi acquisti, chiama i giocatori per definire qualche dettaglio o ascoltare eventuali problemati­che emerse. Più che un allenatore, è un formatore. Un team builder che trasforma agricoltor­i, elettricis­ti, operai edili, postini e manager prima in calciatori, e poi in una vera e propria squadra. Poche ma definite le direttive: duro lavoro e solidariet­à. Le uniche armi a disposizio­ne per poter competere contro squadre più forti a livello economico e tecnico.

«Spesso dicono che il calcio è una questione di soldi», ha dichiarato Smith in una recente intervista, «ma non è vero. Riguarda le persone. Con il nostro staff selezionia­mo sempre in modo molto critico chi inserire. Se riusciamo ad attirare un ottimo calciatore, ma abbiamo dubbi sulla propria capacità di inserirsi nella nostra comunità, allora non lo prendiamo. Vogliamo persone laboriose e senza grilli per la testa. Possiamo allenarle solo cinque ore a settimana, e quindi dobbiamo sfruttare al massimo quel tempo, facendoli allenare il più possibile con la palla, perché è con quella che si impara di più».

L’importanza della comunità

Loughgall è una squadra-comunità, e lo si è visto al momento della promozione, quando l’intero villaggio si è mobilitato per permettere al club di rispettare tutti i requisiti previsti dalla Federazion­e per una società iscritta alla massima divisione. Nell’arco di due mesi è stata costruita una recinzione dietro la porta, sono stati sostituiti i sedili, è stata allestita una postazione per le telecamere sugli spalti, è stato costruito un campo in erba artificial­e per gli allenament­i, è stato asfaltato il parcheggio e sono stati ridipinti tutti i locali del Lakeview Park. Quasi tutti lavori compiuti su base volontaria.

Il simbolo di questo micro mondo si chiama Hilbert Willis, che proprio domani festeggerà i cento anni di vita. Per trent’anni ha fatto il giardinier­e al Lakeview Park, per dieci è stato presidente del club – di cui è tifoso sin dalla sua fondazione nel 1967.

Due anni fa, con il Loughgall in difficoltà finanziari­e a causa della pandemia, ha organizzat­o una raccolta fondi con una corsa sponsorizz­ata, completand­o cento giri intorno al campo di calcio, all’età di 97 anni, e raccoglien­do per le casse del club l’equivalent­e di circa trentamila franchi. Ancora oggi, con il proprio bastone, è tra i primi a varcare i cancelli dello stadio. Willis è l’icona di una comunità coesa ma destinata a soccombere al passare al tempo.

A Loughgall, come in tanti altri borghi sparsi in tutto il continente, il saldo demografic­o è decrescent­e. Il Fc Loughgall insomma, anche suo malgrado, appare destinato a tenersi il suo record ben stretto.

 ?? ?? La festa per la promozione nel massimo campionato conquistat­a la scorsa estate
La festa per la promozione nel massimo campionato conquistat­a la scorsa estate
 ?? ?? Il terreno del Lakeview Park
Il terreno del Lakeview Park
 ?? ?? Il vincitore, Guglielmo III d’Orange
Il vincitore, Guglielmo III d’Orange
 ?? ?? Un gruppo davvero compatto
Un gruppo davvero compatto
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Scatto dell’8 maggio 1987

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