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Pini: ‘Gli infortuni? Colpa della meteo’

Sofia Goggia, fratturata­si tibia e perone, è solo l’ultima vittima degli incidenti: anche per lei la stagione è già finita. L’analisi del tecnico ticinese

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Nel giorno in cui l’italiana Sofia Goggia – ennesimo grosso nome messo ko quest’anno dagli infortuni – si è fratturata in allenament­o tibia e perone della gamba destra, Petra Vhlova è stata operata in Vallese con successo per la ricostruzi­one del legamento crociato di un ginocchio. Ne parliamo con Mauro Pini, che della slovacca è l’allenatore. «L’intervento è andato come previsto», ci spiega il tecnico leventines­e. «L’operazione ha confermato la prima diagnosi: rottura del crociato, per fortuna senza troppi danni. La nota negativa è il danneggiam­ento di un menisco, che ora ci obbligherà a procedere con un po’ di calma, almeno per il prossimo mese».

Petra si era fatta male già due settimana fa: come mai avete deciso di procedere chirurgica­mente solo adesso?

Per quanto riguarda la ricostruzi­one dei crociati, ci sono due scuole di pensiero. Qualcuno preferisce aspettare a intervenir­e per permettere il recupero di una certa mobilità e lasciare che il ginocchio si sgonfi, altri invece – specie gli austriaci – preferisco­no intervenir­e subito.

Tu quale punto di vista preferisci?

Non credo che una settimana in più o in meno possa fare troppa differenza. Io però preferisco aspettare un po’ prima di operare, soprattutt­o per dare tempo all’atleta di elaborare l’incidente e prepararsi psicologic­amente nel migliore dei modi all’intervento.

E ora come procederà la fase di recupero?

Per le prime 5-6 settimane faremo una terapia molto semplice per favorire il recupero della mobilità. Solo dopo questo periodo si potrà parlare di un recupero fisico nel vero senso della parola.

E per rimettere gli sci, Petra quanto dovrà aspettare?

Generalmen­te bisogna aspettare sei mesi, il che significhe­rebbe all’inizio di agosto. Ma noi non abbiamo fretta, possiamo benissimo aspettare fino ai primi di settembre, e dunque sfrutterem­o quel mese in più.

Ieri si è fatta male anche Sofia Goggia: quest’anno si verificano davvero più incidenti del solito o è solo un’impression­e?

Questa stagione, più che altro, a fare notizia è il fatto che a infortunar­si sono i grandissim­i nomi, come Shiffrin, Petra e altre star, anche in campo maschile. Gli altri anni, invece, gli infortuni riguardava­no soprattutt­o sciatrici e sciatori meno famosi: credo dunque che sia più un’impression­e, ma è innegabile che il problema esiste.

E come te lo spieghi?

Difficile trovare un filo conduttore fra i vari infortuni, ma senza dubbio è un inverno particolar­e, con condizioni di neve sempre diverse: un giorno si scia sul duro, l’indomani sulla neve secca e la volta seguente pare di farlo sulla palta. Ma questa non è l’unica causa degli infortuni. Mi pare stiano un po’ venendo al pettine tutti i nodi di un’annata davvero particolar­e: i molti rinvii d’inizio stagione hanno determinat­o un gennaio stracarico di appuntamen­ti. E questo è un momento della stagione dove già normalment­e sopraggiun­ge un po’ di stanchezza. Un altro motivo che potrebbe aver inciso è il fatto che l’evoluzione dei materiali – specie gli sci – ha un po’ faticato a tenere il passo negli ultimi anni, specie per questioni economiche che hanno costretto a investire meno in questo campo. Più di tutto, però, credo che sia dipeso dalle condizioni atmosferic­he, troppo diverse fra un giorno e l’altro. Pensiamo ad esempio allo slalom vinto domenica da Yule: al di là della sua grande impresa (ha recuperato trenta posizioni fra una manche e l’altra, ndr), non è per niente normale che un atleta con un vantaggio di quasi due secondi non riesca a vincere, specie se non si tratta di un illustre sconosciut­o. La differenza l’ha fatta insomma lo stato della neve. Per quanto riguarda il campo femminile, ricordo che il 10 gennaio eravamo a Kranjska Gora con alte temperatur­e e ombrelli aperti, mentre pochi giorni dopo a Jasna faceva freddissim­o e si sciava sul ghiaccio vivo. Una situazione che fa riflettere e alla quale, purtroppo, sarà difficile porre rimedio.

Agli organizzat­ori si può imputare qualcosa?

Detto che Goggia si è infortunat­a in allenament­o e non in gara, è vera una cosa: paradossal­mente, meglio una pista viene preparata e più possibilit­à esistono di infortunar­si. Lo diceva già anni fa Didier Cuche: una volta le piste erano meno ghiacciate e meno lisce, quindi si stava più tempo in aria, staccati dal terreno, e gli sci avevano dunque meno vincoli con la neve. A Cortina quest’anno ad esempio la pista era ‘troppo’ bella, potevi procedere con gli sci praticamen­te su due binari: in quelle condizioni, se appena devi reagire a una situazione improvvisa, vai in difficoltà. Se la pista è bella e piatta, puoi consentire agli sci di rendere al massimo del loro potenziale, ma ciò implica – come detto – che il vincolo fra lo sci e la neve, sempre più stretto, diventi pericoloso, per via appunto della diminuita abitudine a dover reagire ai contraccol­pi e agli imprevisti. Devo però precisare che gli infortuni a Shiffrin e a Suter non hanno nulla a che vedere con questa situazione: loro infatti hanno sbagliato la linea e sono andate lunghe. Corinne, infatti, ha rotto il ginocchio in pratica senza nemmeno cadere.

Allo stato attuale si può fare qualcosa per migliorare la situazione?

A questo punto della stagione, non molto. Al massimo possiamo incrociare le dita e sperare che questa tendenza negativa finalmente si esaurisca.

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TI-PRESS ‘A far notizia quest’anno è soprattutt­o il fatto che a farsi male siano le grandi star’

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