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La solitudine coraggiosa

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Guardando dalla finestra della mia abitazione, un appartamen­to in un quartiere di tante palazzine, ho visto lei: una signora minuta che abita proprio di fronte a me. Mi è capitato di scorgerla uscire dal portone del palazzo più volte in una giornata in tutta la sua dignità di persona anziana. Ho capito che le sue uscite sono senza destinazio­ne alcuna, uscendo sembra quasi guardarsi intorno nell’imbarazzo che qualcuno scopra quel suo vagare.

Coraggiosa rompe il suo mondo fatto di lei e silenzio e varca la porta ed entra nel mondo. Così minuta, con i capelli acconciati perfetti si dirige verso quella meta nulla con una piccola borsetta di carta anche lei parte del suo alibi per l’uscita.

Anche oggi l’ho vista uscire e ho notato qualcosa di diverso, qualcosa di cui non mi ero accorta in precedenza, uscendo ha guardato un pochino in entrambe le direzioni quasi a scorgere uno sguardo amico, a coglierlo però non vi era nessuno. O forse mi chiedo, potevo esserci io? Io la guardo dalla mia finestra quella figura decorosa, con piccoli tacchi eleganti che avanza a passi coraggiosi, facendo un pochino di rumore, quasi a ricordarsi che è viva e che esiste oltre al silenzio. Il racconto della mia vicina coraggiosa, è spesso la vita di molti dei nostri anziani, si pensi che a Lugano gli ultra 65enni rappresent­ano il 22,8% della popolazion­e, interventi urbani volti alla coesione e all’incontro – anche intergener­azionale – devono pertanto essere una priorità, senza dimenticar­e in primis di coltivare noi stessi un sentimento comunitari­o che non renda alcuna parte della popolazion­e esclusa e pertanto invisibile.

Marianna Meyer, Lugano

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