laRegione

Haley gareggia da sola e arriva seconda

Prende solo il 30%. Vince l’opzione ‘Nessun candidato’

- di Roberto Scarcella

Si era candidata per battere Donald Trump, è riuscita ad arrivare seconda perfino in una gara in cui correva da sola. Così s’inceppa e finisce, sebbene non ufficialme­nte, la corsa di Nikki Haley alla Casa Bianca. E così continua l’incubo degli anti-trumpiani, in un canovaccio sempre più simile a quello su cui sembrava dovesse affondare e invece ha surfato, per decenni, Silvio Berlusconi: starlette, scandali, guai giudiziari, alleanze oscure (dalle mafie alla destra estrema), gaffe, parolacce e mitomania non sono sufficient­i a togliere il consenso quando a controbila­nciare il tutto c’è un mix di soldi, potere mediatico e carisma obliquo, a metà tra l’eroe e il villain dei fumetti.

Trump, come Berlusconi, non nasconde, ma anzi ostenta quelli che i suoi rivali consideran­o difetti, approfitta­ndo di ogni occasione per avvantaggi­arsi, segnare una distanza tra sé e la politica in giacca e cravatta degli uffici ovattati di Capitol Hill che i suoi seguaci, non a caso, volevano occupare e distrugger­e.

L’arte dell’aggirare ostacoli

Se c’è un ostacolo sulla strada, Trump lo aggirerà e lo userà a proprio vantaggio mettendolo sul percorso dei suoi rivali. Così è accaduto in Nevada, dove una trappola creata dai democratic­i si è azionata infine al passaggio di Haley. La questione – molto americana – riguarda il modello che viene usato per eleggere i delegati che poi sceglieran­no i due candidati alle Presidenzi­ali, e che cambia da Stato a Stato. In Nevada, storicamen­te, si votava con il metodo dei caucus, in cui sono i funzionari locali del partito e non via primarie, dove sono direttamen­te i cittadini a decidere chi mandare al ballottagg­io per la Casa Bianca. Ma l’Assemblea Legislativ­a del Nevada, controllat­a dai democratic­i, ha cambiato le regole del gioco in corsa – si mormora –, per fare un favore a Biden.

I caucus, essendo un affare interno al partito, hanno meno rilevanza (fuorché quelli in Iowa, che però sono per tradizione il primo Stato a votare), e i democratic­i un po’in apnea avevano bisogno di una boccata d’ossigeno che avrebbe potuto portare una massiccia partecipaz­ione dell’elettorato ispanico. Un calcolo sbilenco in partenza, visto che le primarie, quando c’è un presidente in carica, sono una passerella in cui gli avversari interni di fatto non esistono (qualcuno ha mai visto la faccia della sfidante Marianne Williamson? Appunto). Non a caso Biden ha preso il 90% delle preferenze, un evento talmente telefonato da non essere un evento.

Oggi i caucus, dove c’è solo Trump

Il cambiament­o da caucus a primarie che tanto è piaciuto ai democratic­i del Nevada non è stato però accettato dal partito repubblica­no locale che ilmaggio scorso fece ricorso. È finita che le primarie si sono tenute lo stesso, ma senza assegnare delegati, con questo esito al limite dell’indovinell­o, in cui l’unica candidata, Haley, arriva seconda dietro a nessuno. Ma oggi si terranno anche i caucus voluti dall’ala repubblica­na fedele a Trump e a cui Trump è iscritto, ma Haley no, un po’ per ripicca, un po’perché sapeva che avrebbe perso e tanto valeva buttarla un po’ in caciara in attesa di Stati più in bilico, in particolar­e il South Carolina, quello da cui proviene.

E ora i risultati: Haley ha preso il 30%. E a vincere non è stato – o meglio, è stato – nessuno, ovvero l’opzione “Nessun candidato”, con il 63%. Chiaro che le truppe cammellate di Trump hanno dato una grossa mano, ma allo stesso tempo è venuta fuori la debolezza di Haley.

“Anche Trump sa che quando giochi alle slot machine il banco vince sempre. Non ci siamo presi la briga di giocare a un gioco truccato per Trump. Stiamo andando a tutto vapore nel South Carolina e oltre”, ha spiegato un portavoce di Haley, provando a giustifica­re una sconfitta che brucia. Ora l’unica speranza per lei è che qualcosa giri storto a Trump nello spoglio dei caucus, ma stiamo pur sempre parlando di uno che è appena riuscito a vincere senza nemmeno gareggiare. Uno che dal Nevada esce con 26 delegati per sé e una figuraccia per la rivale.

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‘Seconda!’

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