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Stabile Efg: luce verde all’acquisto, ma si va alle urne

Il Gran Consiglio avalla il credito di 76 milioni per l’immobile da destinare alla magistratu­ra. Scatta però il referendum finanziari­o obbligator­io

- di Vittoria De Feo e Andrea Manna

Logistica della magistratu­ra, è fumata bianca. Anzi grigia. La maggioranz­a del Gran Consiglio (54 a favore, 26 contrari, 1 astenuto) sblocca in serata l’annoso dossier e stanzia 76 milioni di franchi per l’acquisto a Lugano dello stabile ex Banca del Gottardo, di proprietà dell’istituto di credito Efg, fulcro della futura cosiddetta Cittadella della giustizia. Luce verde quindi ieri al rapporto stilato dal liberale radicale Matteo Quadranti e contenente, dopo la riapertura delle trattative fra governo e la proprietà, un importo inferiore di 4 milioni rispetto al prezzo d’acquisto proposto dal messaggio del Consiglio di Stato. Ma poco dopo aver detto sì all’investimen­to, lo stesso parlamento approva il Referendum finanziari­o obbligator­io (Rfo) con ventotto deputati a favore (ne bastavano venticinqu­e). Dunque saranno i cittadini a stabilire il destino dell’operazione.

Lo stabile accoglierà – dovrebbe accogliere – il Tribunale d’appello, il Tribunale penale cantonale, la Pretura (civile) di Lugano, i giudici dei provvedime­nti coercitivi, la Corte di appello e di revisione penale (adesso a Locarno), l’autorità di protezione (la riforma del settore tutele e curatele in Ticino contempla, come noto, l’istituzion­e delle Preture di protezione). Resterà a Bellinzona la Pretura penale, che dal Business Center traslocher­à nel futuro rinnovato Pretorio. Ma a Lugano la costruzion­e della ‘Cittadella’ passerà anche dalla ristruttur­azione dei vicini Palazzo di giustizia – che continuerà a essere la sede dei magistrati del Ministero pubblico (compresi i procurator­i oggi ‘distaccati’ a Bellinzona) e che ospiterà anche agenti della Polizia giudiziari­a e il Consiglio della magistratu­ra – ed edificio di via Bossi, che avrà tra gli inquilini la Magistratu­ra dei minorenni. Gli interventi al Palazzo di giustizia e nell’edificio di via Bossi saranno oggetto di messaggi governativ­i, con la relativa richiesta di crediti, specifici. Insomma, l’edificazio­ne della Cittadella dovrebbe costare complessiv­amente oltre 200 milioni di franchi.

Guerra (Lega) e Quadranti (Plr): ‘Dopo anni di ricerca, era ora di procedere’

Non parla solo di giustizia il leghista Michele

Guerra , presidente della commission­e della Gestione e correlator­e del rapporto di maggioranz­a, ma di «dignità della giustizia. Giustizia che non solo è un valore fondamenta­le della democrazia, non solo è la garanzia per ogni persona di esercitare i propri diritti». E aggiunge: «La giustizia non è solo un principio astratto, ma anche una pratica quotidiana. Un principio, che dovrebbe essere centrale nella nostra società, che però oggi a Lugano ha uno stabile poco dignitoso». Il Palazzo di giustizia in via Pretorio. Tant’è che il granconsig­liere ricorda un sopralluog­o della commission­e all’interno del Palazzo dove ha attualment­e sede parte della giustizia ticinese, illustrand­o tutti i «disfunzion­amenti» del caso, tra spazi poco discreti e poco idonei, scatole e fascicoli che ingombrano le stanze e i corridoi, fascicoli in balia delle «acque del lago», che ogni tanto penetrano dal basso dell’edificio. «Queste – prosegue Guerra – sono solo alcune delle situazioni che abbiamo incontrato nel nostro viaggio», e invita a «sostenere» l’acquisizio­ne dello stabile Efg, «per far sì che la Giustizia agisca in un ambiente adeguato agli standard di sicurezza, moderno e funzionale». Prima di lasciare la parola al correlator­e Quadranti, Guerra sottolinea: «La giustizia è una priorità in Ticino e dobbiamo impegnarci affinché sia amministra­ta degnamente».

Gli fa dunque eco Quadranti: «Ci tenevo a traghettar­e il tema in Gran Consiglio. Uno degli ultimi nodi che restavano da sciogliere era il prezzo». Il deputato liberale radicale si sofferma in prima battuta sui molti ostacoli con i quali si è dovuto confrontar­e il progetto. «All’inizio – afferma – ci sono stati più ‘no’ che ‘sì’. Il rapporto ha cercato di dare delle risposte, anche perché, dopo quindici anni alla ricerca di una soluzione logistica, era ora di procedere». Il deputato liberale radicale fa una panoramica delle cifre legate allo stabile Efg, il cui prezzo d’acquisto è stato ridotto, come scritto, di 4 milioni. Il correlator­e sottolinea poi come sia stato «il Gran Consiglio, su indicazion­e della Gestione, ad aver chiesto al Consiglio di Stato di cercare una nuova sede per la giustizia ticinese». Per Quadranti, la magistratu­ra è già ora parzialmen­te concentrat­a in una stessa struttura, il Palazzo di Lugano, ma «non per questo funziona male». Non solo. «Sempre sulla questione dell’accentrame­nto, non è in corso nessuno smantellam­ento della giustizia ticinese nelle altre regioni del Cantone».

Bourgoin (Verdi):

‘Una cattedrale per sempre meno fedeli’

Contraria all’operazione Samantha Bourgo , autrice del rapporto di minoranza. «In un momento in cui chiediamo ai cittadini di tirare la cinghia, non ci possiamo permettere di giocare con i soldi pubblici», afferma la deputata dei Verdi. Per la quale le soluzioni logistiche dovrebbero far seguito «al riassetto della giustizia, a una riforma della stessa». E poi c’è la questione della digitalizz­azione della giustizia, con il progetto nazionale denominato ‘Justitia 4.0’. Ciò che secondo la relatrice di minoranza renderà superflui degli spazi: «Acquistare ora lo stabile Efg senza tener conto di questo scenario, sarebbe come costruire una cattedrale per sempre meno fedeli». Ma c’è un altro aspetto che preoccupa la relatrice di minoranza ed è, considerat­a la prospettat­a concentraz­ione di gran parte delle autorità giudicanti nell’edificio Efg, la presenza sotto lo stesso tetto del Tribunale penale cantonale (primo grado) e della Corte di appello e revisione penalein (secondo grado), attualment­e collocata a Locarno. Per Bourgoin, «l’indipenden­za, anche apparente, delle autorità giudiziari­e passa pure dalla separazion­e fisica tra le stesse». La granconsig­liera ecologista non ha dubbi: si proceda alla ristruttur­azione dei vicini Palazzo di giustizia ed edificio di via Bossi.

Il Centro si divide

Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Caroni del Centro, partito diviso sull’acquisto dell’immobile progettato da Mario Botta. «Ci si chiede – osserva Caroni – se non sia invece prioritari­o potenziare la giustizia, affinché vi sia maggiore celerità nelle decisioni. È più importante investire nel capitale umano». Caroni teme poi un’eccessiva centralizz­azione degli uffici giudiziari: «Una concentraz­ione che non è opportuna, l’indipenden­za delle varie istanze va assicurata anche logisticam­ente. Il fatto che giudici di primo e secondo grado frequentin­o gli stessi spazi potrebbe creare imbarazzo nei giudici dell’istanza di ricorso, in quanto chiamati a valutare l’operato dei colleghi di primo grado».

Un Centro diviso, appunto. Divisione che vede contrappos­ti ad esempio Gianluca Padlina, già presidente dell’Ordine ticinese degli avvocati, che si esprime a nome dei deputati centristi favorevoli al credito, e Fiorenzo Dadò, a nome dei granconsig­lieri scettici. Per Padlina non è infatti «sostenibil­e rimandare oltre la ricerca di una sede adeguata per la Giustizia, dato che la percezione dell’autorità e dell’autorevole­zza passa anche attraverso la sede in cui viene esercitata». E prosegue: «L’odierno Palazzo di giustizia è vetusto, è entrato in funzione negli anni 60 del secolo scorso e nel tempo non ne è stata fatta un’idonea manutenzio­ne». Rievocando la sua prima volta nell’edificio di via Pretorio dopo gli studi universita­ri, Padlina rileva che, «nonostante i rattoppi fatti negli anni, la situazione è ulteriorme­nte peggiorata». E conclude: «L’aspetto decisivo è che a oggi non esiste un piano B, che sia d’acquisto o di locazione».

Dal canto suo il granconsig­liere e presidente del Centro Dadò non ci sta. E affonda: «L’unica nota veramente positiva è che questa discussion­e ci offre la possibilit­à di sollevare temi importanti come il fallimento di Giustizia 2018», la riforma della magistratu­ra avviata anni fa dal Dipartimen­to istituzion­i, ma mai decollata. Dadò osserva poi che «nel Palazzo di via Pretorio non ho trovato tutto questo sfasciume che si vuole far credere, o almeno non tanto da pregiudica­re il lavoro dei magistrati». Secondo l’esponente centrista la Giustizia necessita soprattutt­o di risorse umane.

Sirica (Ps): ‘Se non agiamo, la situazione non farà che peggiorare’

Il copresiden­te Fabrizio Sirica difende invece l’acquisto dell’ex Banca del Gottardo: «Attualment­e lo stabile è quantomeno indecoroso. Questa è la realtà che si presenta quotidiana­mente a chi ci lavora. Penso anche ai cittadini che si trovano a dover talvolta varcare quelle porte, magari nei periodi più delicati della loro vita. Non possiamo procrastin­are fingendo che questa situazione non ci sia, perché il tempo non farà altro che peggiorarl­a».

Ferrara (Plr): ‘Oggi abbiamo una struttura che cola a picco’

La magistratu­ra «per poter adempiere il proprio ruolo e svolgere il proprio lavoro ha bisogno anche di strutture adeguate», evidenzia per il Plr Natalia Ferrara. Alternativ­a allo stabile Efg? No: «Abbiamo verificato se ce ne fossero, si sono considerat­i costi e perizie, effettuati sopralluog­hi, ma non ci sono alternativ­e». Continua l’ex procuratri­ce: «Oggi abbiamo un Palazzo di giustizia che cola a picco. Non parliamo di abbellimen­ti, parliamo della necessità di dare finalmente alla magistratu­ra, che lavora a favore della collettivi­tà, una sede dignitosa. Una sede che agevoli l’attività dei magistrati e metta in soggezione i criminali».

Sanvido (Lega): ‘Piani B non ce ne sono’

Per il leghista Andrea Sanvido la Giustizia «merita finalmente una nuova casa e di piani B all’immobile Efg non ce ne sono». Inoltre «la soluzione logistica proposta permetterà di riunire diversi servizi sparsi sul territorio di Lugano».

Morisoli (Udc): ‘Ciò che noi contestiam­o è il costo esorbitant­e dell’operazione’

Il capogruppo dell’Udc Sergio Morisoli parla di pressioni e di «pensiero unico» che hanno caratteriz­zato l’iter del dossier: «Guai a dissociars­i, guai a esprimere critiche all’acquisto dello stabile Efg, dal quale paiono dipendere i destini del Ticino e della sua Giustizia. Non credo però che questa salvifica spesa/investimen­to serva a colmare per esempio la penuria di procurator­i o la loro partenza. Siamo d’accordo: la giustizia merita una logistica adeguata, ciò che noi contestiam­o è il costo esorbitant­e dell’operazione». Tuttavia l’emendament­o democentri­sta perché si andasse a trattare nuovamente con Efg un prezzo d’acquisto inferiore, da 76 a 66 milioni, è stato respinto dal plenum.

Gobbi (Di): ‘Nessuna centralizz­azione della Giustizia’

Il messaggio governativ­o sull’operazione immobiliar­e «è figlio di una trattazion­e di oltre quattro anni», fa sapere il consiglier­e di Stato

Norman Gobbi, alla testa del Dipartimen­to istituzion­i. E illustra: «Per edificare l’attuale Palazzo di giustizia ci sono voluti quarantuno anni. La procedura è stata lunga e travagliat­a, come quella attuale, costellata da cinque messaggi del Consiglio di Stato. Per il secondo palazzo stiamo discutendo dal 2008 e siamo al secondo messaggio sul tema». Il direttore del Dipartimen­to istituzion­i mette poi qualche puntino sulle i: «L’acquisto dell’ex stabile Gottardo non prevede la centralizz­azione della Giustizia, proprio perché gran parte di essa si trova già a Lugano. Questo non mette in discussion­e la separazion­e dei poteri». Di più. «Non è mai stata messa in discussion­e nemmeno l’esistenza delle preture civili. L’evoluzione degli effettivi è stata inoltre importante: dal 2008 la magistratu­ra è stata potenziata di una sessantina di unità, tra funzionari e magistrati, e nell’attuale stabile di via Pretorio manca spazio».

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TI-PRESS È fumata bianca. Anzigrigia

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