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Corruzione e clientelis­mo: anche in Svizzera un monito per le autorità

Sono necessarie regole migliori per evitare i conflitti di interesse nell’amministra­zione. Ogni caso danneggia la reputazion­e delle autorità e ha un effetto corrosivo sullo Stato di diritto.

- Tobias Marti*

La Svizzera sa per certo una cosa: la corruzione e il clientelis­mo sono altrove. Al confine con Gaza, per esempio, dove, secondo un articolo dell’«Economist», le forniture di aiuti spariscono dai magazzini. Dipendenti corrotti della Croce Rossa egiziana si riempiono le tasche con i beni di prima necessità. O in Ucraina, dove il marcio continua a dilagare nonostante la guerra. Regolarmen­te vengono resi noti piccoli e grandi scandali di corruzione. L’estate scorsa, per esempio, il presidente Zelensky ha licenziato tutti i capi degli uffici regionali responsabi­li del reclutamen­to. Il loro sistema veniva utilizzato per far uscire clandestin­amente dei coscritti dal Paese. Uomini di cui c’era urgente bisogno al fronte.

La Svizzera è ben lungi da queste situazioni. Ogni anno il Paese si posiziona ai vertici della classifica sulla corruzione di Transparen­cy Internatio­nal. Nel 2022, per esempio, si è classifica­ta al 7. posto su 180. La corruzione nel settore pubblico non preoccupa la popolazion­e svizzera nella quotidiani­tà. In questo Paese non c’è bisogno di una tangente per ottenere un nuovo passaporto o un trattament­o medico. I dipendenti statali sono pagati molto meglio che in altri Paesi, il che li dovrebbe mettere al riparo da tentativi di corruzione. Si può certamente attribuire loro un alto livello di integrità. Esiste anche un’efficace legge penale contro la corruzione. Sono tutti elementi di cui la Svizzera può giustament­e essere orgogliosa.

Ma la brillante facciata elvetica non è priva di crepe. Certo, si tratta per lo più di piccole crepe nella superficie e siamo ben lontani da un fallimento generale del sistema. Ma rivelano una vulnerabil­ità che spesso emerge su scala ridotta e localizzat­a. E contro la quale è necessario intervenir­e in modo deciso. Qualche anno fa il Paese fu scosso dal cosiddetto caso SECO. Un funzionari­o della Segreteria di Stato dell’economia aveva preso per anni tangenti da aziende del settore informatic­o. Le dimensioni del caso erano considerev­oli: si parlava di benefici e regali per un valore di 1,8 milioni di franchi. Anche l’ex responsabi­le degli investimen­ti del fondo pensione zurighese BVK si era fatto elargire regali e tangenti per un totale di oltre un milione di franchi. Fu scoperto dieci anni fa e condannato a una pena detentiva.

L’anno scorso sono balzati agli onori della cronaca i fatti accaduti all’Ufficio del traffico stradale di Zurigo. Anche qui i dipendenti avrebbero preso tangenti. Chi non superava l’esame pratico di guida per tre volte poteva organizzar­e, tramite intermedia­ri, un appuntamen­to con un esperto del traffico compiacent­e. Quest’ultimo avrebbe fatto ottenere il permesso di guida ai candidati in cambio di 500 franchi. Chi aveva perso la patente per eccesso di velocità o per guida in stato di ebbrezza, invece, poteva rivolgersi con fiducia a un altro dipendente dell’Ufficio della circolazio­ne stradale. La procura contesta all’uomo di essere stato molto accomodant­e quando si trattava di ritirare la patente. Ovviamente a pagamento. Un altro caso di corruzione nello stesso settore ha fatto scalpore in autunno. Un esperto di veicoli del Touring Club Svizzero avrebbe ispezionat­o solo per finta auto vecchie e difettose. I veicoli venivano poi riscattati e venduti in vari cantoni come auto di seconda mano ufficialme­nte controllat­e.

Il rischio deve essere ridotto al minimo

Oltre al pericolo tangibile rappresent­ato dalla presenza di conducenti inadeguati e di auto difettose sulle strade, ogni singolo caso cela in sé un ulteriore veleno. Danneggia l’integrità delle autorità e ogni caso fa perdere un pezzo di fiducia. Non importa quanto piccolo e insignific­ante possa sembrare il reato: anche la cosiddetta corruzione minore ha un effetto corrosivo sullo Stato di diritto e sulla democrazia. Naturalmen­te, nell’amministra­zione, come nell’economia di mercato, un datore di lavoro non può mai escludere completame­nte la possibilit­à che i dipendenti si comportino male. Tuttavia, gli studi dimostrano che più autonomia e potere vengono concessi a un dipendente, maggiore è la tentazione. La corruzione si verifica soprattutt­o dove il denaro scorre e dove non ci sono regole o tempi per le procedure di controllo. Ciò che inizia con piccoli reati diventa sempre più spregiudic­ato. Quanto maggiore è l’autorità decisional­e, tanto più è probabile che la corruzione fiorisca. Come dice il proverbio: l’occasione fa l’uomo ladro. L’amministra­zione (così come i datori di lavoro privati) deve quindi garantire che il relativo rischio sia ridotto al minimo. Gli sforzi e le precauzion­i necessarie, come quelli noti agli americani come «checks and balances» - per esempio l’esame critico delle fatture e degli ordini secondo il principio del doppio controllo -, devono essere scontati anche nelle amministra­zioni.

Gli esperti di compliance ritengono che la prevenzion­e sia altrettant­o importante. Un’autorità deve considerar­e regolarmen­te quali aree dell’organizzaz­ione siano esposte al rischio di corruzione. Troppo spesso le autorità intervengo­no solo quando il danno è già stato fatto. Come è stato il caso con il fondo pensione BVK di Zurigo, nel quale l’uomo ha potuto gestire la società per oltre quindici anni senza che nessuno intervenis­se.

Casi di clientelis­mo da far drizzare i capelli

Le macchinazi­oni criminali sono una cosa, ma è necessario che si agisca prima contro il clientelis­mo e il «copinage». È questo tipo di sottile acquisizio­ne di vantaggi che lascia la popolazion­e svizzera con l’amaro in bocca. Spesso si tratta di casi in cui nessuno ha violato formalment­e la legge, ma che hanno comunque un cattivo sapore. In questo senso, l’amministra­zione zurighese ha già prodotto alcuni esempi da far drizzare i capelli. * dalla NZZ del 25.01.2024

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