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13ª Avs: l’ipoteca sul domani

- di Fabio Regazzi, consiglier­e agli Stati e presidente Usam

Per la Svizzera, l’Avs è più di un importante strumento sociale: è un simbolo della solidariet­à fra giovani e anziani e tra ricchi e poveri. Con l’iniziativa per la 13a Avs, i promotori intendono di fatto mettere fine a quel patto intergener­azionale che tiene in piedi il pilastro centrale della previdenza svizzera.

Come spesso accade, ad una prima lettura, la proposta sembra allettante: un aumento dell’8,3% della rendita Avs per tutti i pensionati e quindi un aiuto concreto a quella fascia della popolazion­e, gli anziani, che percepisce una rendita più bassa. Ma è davvero così? L’iniziativa in realtà nasconde diverse insidie sulle quali gli iniziativi­sti fanno orecchio da mercante. Prima tra tutte, nessuna parola sul suo finanziame­nto. Promettere un vantaggio finanziari­o subito e rinviare il pagamento della fattura alle future generazion­i è sempliceme­nte irresponsa­bile. Perché il conto da pagare arriverà già fra qualche anno e saranno i lavoratori, le aziende ed i consumator­i, che passeranno inevitabil­mente alla cassa tramite prelievi sui salari, risp. aumento dei contributi e, non da ultimo, con un aumento dell’Iva. Ma ad essere gravati saranno soprattutt­o i giovani, che al netto degli sviluppi demografic­i attuali – sempre meno giovani che lavorano e sempre più anziani in pensione – saranno costretti a pagare molto di più per l’Avs, senza alcuna garanzia di ricevere una pensione sicura a loro volta. L’iniziativa prevede inoltre il versamento della 13a mensilità indipenden­temente dallo stato finanziari­o del pensionato. Così facendo, l’iniziativa non combatte la povertà nella terza età, bensì porta ad un massiccio ampliament­o del sistema di ripartizio­ne a favore degli anziani, che beneficere­bbero di un aumento della rendita immediato, senza tuttavia dover finanziare alcunché. In questo contesto va ricordato che gli anziani non sono la categoria messa peggio rispetto ad altre, come lo dimostrano diversi studi.

Con questo non intendo ovviamente sostenere che non ci sia povertà anche nella terza età, con pensionati confrontat­i con situazioni finanziari­e difficili e di fragilità. Ma per affrontare questi fenomeni ci sono strumenti migliori, come le prestazion­i complement­ari, che intervengo­no in modo più mirato laddove ce n’è veramente bisogno.

L’Avs è già oggi sotto pressione finanziari­amente e il motivo è il cambiament­o demografic­o. L’onere per i giovani di finanziare gli anziani aumenterà in ogni caso, tant’è che il Consiglio federale deve presentare già entro il 2026 un progetto per stabilizza­re l’Avs finanziari­amente dal 2030 in avanti. Una 13a Avs andrebbe a peggiorare ulteriorme­nte e in modo irresponsa­bile questa situazione, causando costi aggiuntivi di oltre 4 miliardi di franchi all’anno a partire dal 2026, che saliranno a 5,3 miliardi di franchi dal 2033.

Io oggi ho 61 anni. Anche per me la pensione si avvicina all’orizzonte e l’idea di una mensilità Avs supplement­are è senz’altro allettante, nonostante il sottoscrit­to, come è il caso per molti altri pensionati, ne può fortunatam­ente fare a meno. Ma in tutta coscienza, nel rispetto delle generazion­i future e per la tutela della nostra previdenza, mi sento in obbligo di combattere questa soluzione antisocial­e ed iniqua. Ecco perché il prossimo 3 marzo voterò in maniera convinta No all’introduzio­ne di una 13a Avs.

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