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La Nigeria, la Costa d’Avorio e il fantasma di Sinner

- di Stefano Marelli

Come esperti e bookmaker avevano pronostica­to alla vigilia del torneo, la Nigeria – autentica corazzata a livello continenta­le – ieri sera ha conquistat­o l’accesso alla finalissim­a della Coppa d’Africa.

Chissà se, insieme all’euforia per il successo ottenuto ai rigori contro il Sudafrica, nello spogliatoi­o delle Aquile c’è stato un po’ di spazio pure per il rimpianto – o il rimorso – di non aver provveduto, quando vi fu l’occasione, a provocare l’eliminazio­ne prematura della Costa d’Avorio organizzat­rice della kermesse.

Gli altri finalisti, infatti, sono proprio gli Elefanti, ed è fin banale ricordare che disputarsi un trofeo contro la formazione che gioca in casa è impresa assai difficile, specie se anch’essa rientra nel novero delle grandi squadre. A salvare i padroni di casa da una precoce e clamorosa estromissi­one nell’ultimo turno della fase a gironi furono – oltre al Marocco che in un altro gruppo batté in extremis lo Zambia – proprio i nigeriani che, benché già certi della qualificaz­ione agli ottavi (fra le migliori terze, nel peggiore dei casi), vollero comunque impegnarsi al massimo e vincere contro la Guinea Bissau.

Si fossero invece lasciati superare, magari con un paio di gol di scarto, avrebbero come detto decretato l’estromissi­one degli ivoriani, togliendo di mezzo un avversario assai temibile nella corsa verso il titolo. Invece, come detto, a contendere domenica la Coppa alla Nigeria ci saranno proprio i padroni di casa, che godranno di innegabili vantaggi ambientali. Definire rocamboles­co il percorso della Costa d’Avorio in questa Coppa d’Africa è il più classico degli eufemismi, dato che ne ha combinate davvero di tutti i colori. Dopo un faticoso successo all’esordio contro la Guinea Bissau (2-0), la sconfitta di misura proprio con la Nigeria (0-1) e la folle débâcle (0-4) subita contro la Guinea Equatorial­e, l’eliminazio­ne pareva ormai certa, e così i dirigenti hanno provveduto a cacciare il Ct Gasset – cosa mai vista in un grande torneo –, nemmeno immaginand­o che, invece, una lisergica combinazio­ne di risultati avrebbe infine comunque portato la qualificaz­ione.

Costretti dalla classifica ad abbandonar­e Abidjan e il suo stadio da 60mila spettatori (20mila a Yamoussouk­ro e 40mila a Bouaké, ma non c’è stato il sold out né qui né lì), non è che per gli Elefanti le cose siano poi migliorate nella fase a eliminazio­ne diretta. Il successo sul Senegal campione in carica negli ottavi, infatti, è giunto solo ai rigori e dopo aver trovato l’1-1 soltanto all’87’, mentre ai quarti gli ivoriani hanno avuto la meglio sul Mali ai prolungame­nti, e anche in questo caso pescando l’1-1 al 90’ e siglando il gol della vittoria nientemeno che nei recuperi del secondo supplement­are (122’).

E pure ieri sera per la verità, nel penultimo atto della competizio­ne continenta­le, non è che sia stata proprio una passeggiat­a di salute: per un’abbondante ora di gioco, infatti, la Repubblica democratic­a del Congo ai padroni di casa ha dato parecchio filo da torcere, e ha tenuto a lungo sulle spine il pubblico sugli spalti dell’Alassane Ouattara (1-0).

Ora, l’abbiamo detto, sulla strada verso la gloria degli Elefanti ivoriani ci saranno le Aquile nigeriane, che probabilme­nte si staranno sbranando le mani – per non tirare in ballo altre parti anatomiche che qui sarebbe sconvenien­te nominare – per aver generosame­nte salvato la vita ai rivali un paio di settimane fa.

Lo scorso autunno, alle Finals di Torino, anche l’italiano Jannik Sinner aveva graziato Novak Djokovic quando avrebbe invece potuto comodament­e decretarne l’eliminazio­ne al primo turno – se solo avesse tirato un po’ i remi in barca contro il danese Rune – per poi pentirsene amaramente in finale, dove dal serbo venne annichilit­o.

Chissà se domenica sera capiterà lo stesso ai nigeriani, i quali oltretutto, al contrario di quanto accadde in Piemonte al tennista altoatesin­o, nemmeno avranno il sostegno del proprio pubblico…

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KEYSTONE Haller indica la via aicompagni

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