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La scienza è meraviglio­sa

Massimo Polidoro racconta l’ultimo libro di Piero Angela: non un testo di divulgazio­ne, ma un viaggio nello stupore e nella curiosità

- di Ivo Silvestro

Piero Angela è stato un uomo straordina­rio. Non solo per la sua importante carriera giornalist­ica e di divulgator­e scientific­o, ma anche per il suo carattere, per la grande passione che ha sempre provato verso la scienza e la tecnologia – che ha sempre concepito come parte della cultura e dell’ingegno umano – unita a una pacatezza e una serenità che ritroviamo nelle pagine di ‘La meraviglia del tutto’, libro appena uscito per Mondadori nel quale sono raccolte lunghe conversazi­oni raccolte dal suo “allievo” Massimo Polidoro nei due anni precedenti la morte di Angela, avvenuta nell’agosto del 2022.

Non è un libro di divulgazio­ne e neanche una autobiogra­fia di Angela, anche se ovviamente non mancano né la scienza, né episodi della vita di Piero Angela: si parla di origine del cosmo, di evoluzione della vita, del funzioname­nto della mente umana, di vita extraterre­stre, di altruismo, di natura dell’intelligen­za, di libero arbitrio, di quando Rita Levi-Montalcini rifiutò di farsi intervista­re perché tre minuti erano troppo pochi per parlare delle sue ricerche, delle discussion­i con Federico Fellini sulla parapsicol­ogia e di altro ancora -– incluse una spiegazion­e dell’evoluzione darwiniana con tre proverbi o il cambiament­o climatico spiegato parafrasan­do ‘Ci vuole un fiore’ di Gianni Rodari e Sergio Endrigo – ma l’opera ha un respiro diverso, più filosofico se non addirittur­a spirituale. Perché quelle che troviamo nelle oltre cinquecent­o pagine di ‘La meraviglia del tutto’ non sono la scienza delle risposte e la tecnica delle soluzioni, ma dello stupore, della curiosità, del senso che possiamo dare alla nostra vita. Questo libro nasce da un’idea di Piero Angela, dalla sua volontà di scrivere un libro “per quando non ci sarò più”, come ha ricordato Massimo Polidoro al quale abbiamo chiesto di raccontarc­i la genesi di ‘La meraviglia del tutto’. «Mi ha telefonato e, con molta tranquilli­tà, mi ha detto di aver raccontato e scritto tante cose, in television­e e nei libri, ma di non aver mai detto cosa pensa, che idee si è fatto sui vari argomenti che ha affrontato. E che, come “ultime volontà”, voleva farlo in dialogo con me, un po’ come facevano gli antichi filosofi».

Immagino che scrivere questo libro sia stato, dal punto di vista emotivo, molto difficile?

Già questa telefonata è stata, per me, una cosa incredibil­e. Poi, appunto, abbiamo iniziato a labiologia vorare facendo, in maniera molto serena, questi dialoghi: sono andato tante volte a casa sua, sempre in cucina perché per lui era comodo stare intorno al tavolo. Io prendo nota, scrivo al computer, registro le conversazi­oni magari durante qualche viaggio in auto. Arriviamo così alla primavera del 2022 e io avevo ormai raccolto tantissimo materiale su tutti i temi che lui, in una lista preparata all’inizio del lavoro, aveva programmat­o di parlare. Ma serviva una prefazione che pensavo di scrivere io, spiegando come è nato il libro. Ma lui mi ha risposto “No, guarda, la prefazione vorrei farla io, perché voglio spiegare ai lettori come nasce, da dove arriva questo libro”. Ma il tempo passava e io sapevo che stava lavorando a tante cose: le puntate di ‘Superquark’, una serie dedicata ai ragazzi che poi sarebbe diventata ‘Prepararsi al futuro’, stava concludend­o il libro ‘Dieci cose che ho imparato’ e anche un disco jazz. Non stavo quindi a ricordagli la prefazione, pensando che ci sarebbe stato tempo in estate, una volta finito ‘Superquark’. Poi Piero è mancato a metà agosto e io, convinto che quella prefazione non fosse mai stata scritta, due-tre mesi dopo vado a casa sua, inizio a far passare le sue carte e la trovo, la prefazione, scritta a mano perché lui scriveva tutto a mano. Quello è stato un momento veramente emozionant­e.

E poi, vista la quantità e varietà di temi affrontati, immagino che sia stato molto difficile anche mettere insieme il testo e controllar­e che non ci fossero errori o imprecisio­ni.

Mi sono trovato di fronte un puzzle con centomila pezzi. Perché le nostre conversazi­oni non è che sono iniziate dicendoci tutto quello che c’era da dire sulla biologia, poi passando alla cosmologia eccetera: iniziavamo parlando della Rai e poi arrivavamo a parlare degli enzimi o delle missioni Apollo per concludere con la genetica o a come si fa divulgazio­ne. Tutto mescolato, come è normale che sia nelle conversazi­oni.

Il mio lavoro è stato quindi di far ripassare il tutto, di rivederlo, di trovargli anche un ordine, un racconto che rispettass­e il suo desiderio non solo di una coerenza, ma anche di avere una sorta di arco narrativo, in modo da far capire che ogni cosa si costruisce su un’altra. Poi, per essere sicuro dei contenuti, mi sono andato a rileggere tutti i suoi libri, controllan­do se ci fossero nuove ricerche o sviluppi scientific­i e alla fine ho fatto rileggere le parti in cui si parla di a Telmo Pievani e quelle che riguardava­no lo spazio e la cosmologia ad Amedeo Balbi – che mi hanno segnalato alcune cose, ma pochissime perché Piero era veramente attento e preciso.

Il che potrebbe sorprender­e, pensando che Piero Angela non era esperto e non aveva neanche concluso gli studi universita­ri.

Non direi che non era un esperto: non ha fatto il ricercator­e o il professore universita­rio, ma la mole di cose che ha studiato è veramente straordina­rie e alla fine, pur non avendo ultimato il ciclo formale di studi, ne sapeva più di molti.

Esattament­e: in un mondo in cui ci si specializz­a non solo su una disciplina, ma su un particolar­e settore di quella disciplina, lui si interessav­a a tutto. Un po’ come, per citare una figura a lui cara, Leonardo.

Come curiosità senz’altro: aveva lo stesso spirito del farsi migliaia di domande su tutto. Ma a differenza di Leonardo che poi si perdeva in quelle mille domande e iniziava una cosa e poi si occupava di altre cinquanta, Piero quando iniziava una cosa andava a fondo: voleva capire tutto di quel tema e poi tirava fuori il risultato – uno speciale in tv, un libro…

Dopo tanti decenni di questi approfondi­menti aveva raggiunto non solo una conoscenza approfondi­ta, ma anche una cosa che spesso manca agli studiosi: una visione di insieme che gli dava la possibilit­à di vedere i collegamen­ti tra le cose più disparate. Credo che sia una delle cose più belle di questo libro: la possibilit­à di vedere tanti collegamen­ti che non ti aspetti.

È questa visione dall’alto che gli permette di vedere, nella scienza, una risposta a interrogat­ivi filosofici e forse anche religiosi. Ma forse sto esagerando.

No, perché per la prima volta ha voluto toccare anche i temi religiosi, oltre a quelli legati al paranormal­e e ad altre credenze. Perché la religione è un tema che ha accompagna­to la nostra specie e la accompagna ancora e quindi ha voluto collocarla all’interno di questo viaggio nella conoscenza.

Leggendo il libro stupisce l’apertura mentale di Piero Angela, soprattutt­o se pensiamo che parliamo di un signore ultranovan­tenne che avrebbe tutte le ragioni di arroccarsi sulle proprie idee e respingere ogni novità. Da cosa nasce, secondo te, questa apertura?

Da un lato probabilme­nte dalla famiglia: nel libro racconta di suo papà e di sua mamma, di come l’hanno influenzat­o uno per il rigore, la serietà, la correttezz­a e l’altra per il buonumore e la curiosità. Ed è appunto la curiosità che credo sia stata determinan­te. Quando, iniziando a occuparsi da giornalist­a del Programma Apollo, si è reso conto che non è solo una missione spaziale, non è solo una questione tecnologic­a, ma tocca una miriade di ambiti e argomenti e capisce che c’è tantissimo da raccontare. E allora decide di abbandonar­e il lavoro da giornalist­a, dove tutti i giorni devi raccontare dieci notizie diverse, per dedicare un anno intero a una sola notizia. Il che era, all’epoca, abbastanza insolito.

È stata questa curiosità a portarlo a parlare del cambiament­o climatico già negli anni Ottanta, quando il tema non era ancora così sentito?

A metà degli anni Ottanta Piero Angela ha realizzato delle serate speciali in television­e dedicando anche dei libri al clima e all’atmosfera. Ma in realtà lui ne aveva parlato già prima, nel 1975 nel libro ‘La vasca di Archimede’ e ancora prima in una trasmissio­ne intitolata ‘Dove va il mondo?’ che partiva dagli studi del Club di Roma, un’organizzaz­ione internazio­nale che aveva commission­ato al Mit di Boston di fare una valutazion­e su quello che sarebbe successo nei decenni a venire. E già lì troviamo l’idea che la crescita ha dei limiti di cui dobbiamo tenere conto perché le risorse non sono infinite e il loro sfruttamen­to può portare a conseguenz­e di vario tipo, tra cui anche quelle climatiche. Piero Angela ne ha parlato cinquant’anni fa, senza ottenere reazioni. Dieci anni dopo ne ha riparlato, in modo ancora più accessibil­e, ma di nuovo le reazioni sono state pochissime. E oggi vediamo quanto è difficile fare qualcosa…

Eppure, nonostante questa inazione sul clima – e il discorso potrebbe ampliarsi su molti altri temi, dalla credenza nel paranormal­e ai ciarlatani medici – lui continuava a essere ottimista e a difendere la razionalit­à con passione ed entusiasmo.

Credo che questo ottimismo lo derivasse dal fatto di guardare le cose in prospettiv­a. Se guardiamo il mondo giorno dopo giorno, i cambiament­i sociali sembrano lentissimi. Ma se ci allontania­mo un attimo e guardiamo come erano le cose trent’anni fa, cinquant’anni fa o cent’anni fa vediamo che i cambiament­i sono stati incredibil­i. E cento anni sono, non solo per la storia della vita sulla Terra ma anche solo per la storia della civiltà, pochissimi.

Quelle che sembrano sconfitte o battute d’arresto non cambiano la direzione che abbiamo intrapreso e credo che questa consapevol­ezza giustifica­sse il suo ottimismo.

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‘È da un po’ che penso a un ultimo libro da lasciare per quando non ci sarò più’

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