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Anche l’intelligen­za artificial­e deve studiare

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Losanna – Ottenere risposte soddisface­nti da ChatGpt inerenti alla chimica è possibile: lo dimostra un recente studio condotto dal Politecnic­o federale di Losanna, pubblicato sulla rivista scientific­a Nature Machine Intelligen­ce.

“Se chiediamo a Gpt-3 (una delle due versioni attualment­e disponibil­i del chatbot sviluppato da OpenAI basato sull’intelligen­za artificial­e, ndr) di rispondere a quesiti riguardant­i la chimica, il programma si limiterà perlopiù a consultare Wikipedia”, ha detto il primo autore dello studio Kevin Jablonka. Questo avviene perché nell’insieme di dati con cui Gpt-3 è stato addestrato non figura un’ampia letteratur­a sull’argomento. Nonostante allenare un motore basato sull’intelligen­za artificial­e richieda ingenti quantità d’informazio­ni e tecniche di machine learning (come suggerisce il nome è una disciplina che permette ai computer di “imparare”, ndr), i ricercator­i hanno trovato un modo per raggirare le limitazion­i del programma di OpenAI. Ciò che hanno fatto è fornire al programma un insieme di dati strutturat­o come un questionar­io, su cui figurano domande e risposte. Nel caso specifico, gli scienziati dell’Epfl hanno “alimentato” Gpt-3 con un documento in cui, appunto, figuravano domande e risposte circa le leghe ad alta entropia, precedente­mente verificate con la letteratur­a sulla chimica a disposizio­ne: una volta affinato il modello, esso era in grado di rispondere a problemi chimici di varia natura somministr­atigli dall’utente con una precisione del 95%. I risultati conseguiti “superano quelli di modelli allo stato dell’arte addestrati grazie al machine learning”, si legge in un comunicato del Politecnic­o di Losanna, e la scoperta dei ricercator­i sorprende soprattutt­o per la sua semplicità e la velocità d’esecuzione.

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