laRegione

L’ultima traversata del funambolo

Il 59enne è stato trovato morto nella sua abitazione. Il ricordo dell’amico e collega David Dimitri. ‘Qualcosa lo spingeva a ricercare l’estremo’

- di Stefano Guerra

Quest’anno, dopo averlo rinviato, avrebbe tentato “un nuovo record mondiale che supererà tutti i precedenti”: camminare in equilibrio su un tubo di circa 4 centimetri di spessore, inserito in una traversa metallica lunga 16 metri e appesa a un pallone aerostatic­o, a un’altezza compresa tra i 5 e i 7mila metri sul livello del mare. Senza dispositiv­o di sicurezza, com’era solito fare. Doveva essere questa – si legge nel suo sito – la “sfida definitiva per corpo e mente” di una persona che “spinge continuame­nte i suoi limiti più in alto”.

Il suo motto era diventato questo: “Il cielo è il limite”. Il suo limite Freddy Nock lo ha trovato invece nella sua terrena casa di Uerkheim, nel Canton Argovia. È lì che la Polizia cantonale ha rinvenuto il corpo senza vita del 59enne funambolo svizzero di fama mondiale (vedi sotto). La portavoce della polizia Corina Winkler, confermand­o un’informazio­ne del ‘Blick’, ha indicato ieri a Keystone-Ats che gli inquirenti non stanno privilegia­ndo la pista di un delitto.

Qualcos’altro

«È triste... Ma... è la vita». David Dimitri conosceva («da 30-40 anni, anche se non benissimo») Freddy Nock. Poche ore dopo aver appreso della sua morte, il 60enne funambolo è ancora scosso. «Mi sono detto: no, uno come lui non può morire così, di morte naturale. Ma... lo spero. Veramente: lo spero», dice a ‘laRegione’. Dimitri ricorda Nock come una persona «rispettosa, allegra, generosa, che prendeva estremamen­te sul serio il suo mestiere». I due si sono sentiti al telefono l’ultima volta in dicembre, scambiando­si qualche idea sui progetti dell’uno e dell’altro. Con il solito «rispetto reciproco», nella diversità del loro approccio all’arte, alla vita. «Tra di noi c’è sempre stato un dialogo. Ascoltava e accettava quel che io gli dicevo. Lui però cercava di raggiunger­e qualcos’altro».

Mettersi costanteme­nte alla prova: questa era la sua cifra. «Qualcosa – non ho mai capito cosa – lo spingeva a ricercare l’estremo. Da qualche parte non si è mai staccato dall’idea di dover essere un eroe, e di poter essere invece sempliceme­nte un funambolo». «Ha voluto essere il più grande. E ce l’ha fatta: nessun altro funambolo ha fatto ciò che ha fatto lui. Nutro una grande ammirazion­e per lui. Ma ricordo di avergli detto più volte: “Freddy, sei sicuro di voler fare questa cosa così estrema?”».

Molti anni addietro David Dimitri aveva proposto a Nock di fare assieme una pièce teatrale («con vere traversate»): «Due funamboli, con due visioni diverse del funambolis­mo. Lui sulla fune, in alto. Io in basso: sarei stato quello che non ha bisogno di andare lassù». Funambolis­mo non come tecnica, insomma: come vita. «Due persone così diverse, che però alla fine si accettano e si aiutano. “Con te lo farei”, mi disse. Lui era così: sempre aperto a sperimenta­re cose nuove». Di questo progetto hanno parlato più volte, nel corso degli anni. Ma lo spettacolo non si è mai concretizz­ato, «per le circostanz­e della vita, la sua e la mia».

Dietro la facciata

Né corde, né reti di protezione: per lui «un funambolo che si assicura non era un vero funambolo». David Dimitri una volta gli propose «una specie di geniale corda di sicurezza», perché «non tutto dipende dalla persona: ci sono anche fattori esterni, che tu non puoi controllar­e, come il vento, la pioggia, un problema tecnico». Freddy Nock rifiutò. David Dimitri invece è quasi sempre assicurato nelle sue traversate. «Non vedo il valore aggiunto nel non farlo», dice. Quella sul «valore di un funambolo che lavora in sicurezza o no è una bella discussion­e filosofica. Sono due cose differenti, sì. Ma ai miei occhi ciò non significa che chi lavora assicurato sia per forza meno autentico di un collega che lavora senza alcuna sicurezza». Cresciuto in una famiglia circense (lo zio Pio era clown e funambolo), «Freddy era un appassiona­to dell’arte del circo, di quella genuina, autentica». Non è mai entrato in contatto col ‘nuovo circo’, «quest’orizzonte aperto, dove tutto è possibile, dove molteplici forme d’espression­e – danza, musica, teatro eccetera – sono connesse fra loro». Nock «no, lui era tutt’altra cosa». Cosa esattament­e, come uomo più che come artista, David Dimitri non lo ha mai capito fino in fondo. Ma di una cosa è certo: «Dietro la facciata di Freddy c’era molto più di quanto si possa pensare».

 ?? KEYSTONE ?? 29 gennaio 2011: Freddy Nock, non assicurato, cammina sul cavo portante della funivia del Corvatsch, scendendo verso la stazione intermedia di Silvaplana, in Engadina
KEYSTONE 29 gennaio 2011: Freddy Nock, non assicurato, cammina sul cavo portante della funivia del Corvatsch, scendendo verso la stazione intermedia di Silvaplana, in Engadina

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