L’ultima traversata del funambolo
Il 59enne è stato trovato morto nella sua abitazione. Il ricordo dell’amico e collega David Dimitri. ‘Qualcosa lo spingeva a ricercare l’estremo’
Quest’anno, dopo averlo rinviato, avrebbe tentato “un nuovo record mondiale che supererà tutti i precedenti”: camminare in equilibrio su un tubo di circa 4 centimetri di spessore, inserito in una traversa metallica lunga 16 metri e appesa a un pallone aerostatico, a un’altezza compresa tra i 5 e i 7mila metri sul livello del mare. Senza dispositivo di sicurezza, com’era solito fare. Doveva essere questa – si legge nel suo sito – la “sfida definitiva per corpo e mente” di una persona che “spinge continuamente i suoi limiti più in alto”.
Il suo motto era diventato questo: “Il cielo è il limite”. Il suo limite Freddy Nock lo ha trovato invece nella sua terrena casa di Uerkheim, nel Canton Argovia. È lì che la Polizia cantonale ha rinvenuto il corpo senza vita del 59enne funambolo svizzero di fama mondiale (vedi sotto). La portavoce della polizia Corina Winkler, confermando un’informazione del ‘Blick’, ha indicato ieri a Keystone-Ats che gli inquirenti non stanno privilegiando la pista di un delitto.
Qualcos’altro
«È triste... Ma... è la vita». David Dimitri conosceva («da 30-40 anni, anche se non benissimo») Freddy Nock. Poche ore dopo aver appreso della sua morte, il 60enne funambolo è ancora scosso. «Mi sono detto: no, uno come lui non può morire così, di morte naturale. Ma... lo spero. Veramente: lo spero», dice a ‘laRegione’. Dimitri ricorda Nock come una persona «rispettosa, allegra, generosa, che prendeva estremamente sul serio il suo mestiere». I due si sono sentiti al telefono l’ultima volta in dicembre, scambiandosi qualche idea sui progetti dell’uno e dell’altro. Con il solito «rispetto reciproco», nella diversità del loro approccio all’arte, alla vita. «Tra di noi c’è sempre stato un dialogo. Ascoltava e accettava quel che io gli dicevo. Lui però cercava di raggiungere qualcos’altro».
Mettersi costantemente alla prova: questa era la sua cifra. «Qualcosa – non ho mai capito cosa – lo spingeva a ricercare l’estremo. Da qualche parte non si è mai staccato dall’idea di dover essere un eroe, e di poter essere invece semplicemente un funambolo». «Ha voluto essere il più grande. E ce l’ha fatta: nessun altro funambolo ha fatto ciò che ha fatto lui. Nutro una grande ammirazione per lui. Ma ricordo di avergli detto più volte: “Freddy, sei sicuro di voler fare questa cosa così estrema?”».
Molti anni addietro David Dimitri aveva proposto a Nock di fare assieme una pièce teatrale («con vere traversate»): «Due funamboli, con due visioni diverse del funambolismo. Lui sulla fune, in alto. Io in basso: sarei stato quello che non ha bisogno di andare lassù». Funambolismo non come tecnica, insomma: come vita. «Due persone così diverse, che però alla fine si accettano e si aiutano. “Con te lo farei”, mi disse. Lui era così: sempre aperto a sperimentare cose nuove». Di questo progetto hanno parlato più volte, nel corso degli anni. Ma lo spettacolo non si è mai concretizzato, «per le circostanze della vita, la sua e la mia».
Dietro la facciata
Né corde, né reti di protezione: per lui «un funambolo che si assicura non era un vero funambolo». David Dimitri una volta gli propose «una specie di geniale corda di sicurezza», perché «non tutto dipende dalla persona: ci sono anche fattori esterni, che tu non puoi controllare, come il vento, la pioggia, un problema tecnico». Freddy Nock rifiutò. David Dimitri invece è quasi sempre assicurato nelle sue traversate. «Non vedo il valore aggiunto nel non farlo», dice. Quella sul «valore di un funambolo che lavora in sicurezza o no è una bella discussione filosofica. Sono due cose differenti, sì. Ma ai miei occhi ciò non significa che chi lavora assicurato sia per forza meno autentico di un collega che lavora senza alcuna sicurezza». Cresciuto in una famiglia circense (lo zio Pio era clown e funambolo), «Freddy era un appassionato dell’arte del circo, di quella genuina, autentica». Non è mai entrato in contatto col ‘nuovo circo’, «quest’orizzonte aperto, dove tutto è possibile, dove molteplici forme d’espressione – danza, musica, teatro eccetera – sono connesse fra loro». Nock «no, lui era tutt’altra cosa». Cosa esattamente, come uomo più che come artista, David Dimitri non lo ha mai capito fino in fondo. Ma di una cosa è certo: «Dietro la facciata di Freddy c’era molto più di quanto si possa pensare».